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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno IV, n. 30, febbraio 2010

Zoom immagine Due gemelle legate
da una dote innata
e un’amara verità

di Rosina Madotta
Il pizzo, una città magica, un enigma:
un caso letterario diffuso da Garzanti


«Il mio nome è Towner Whitney. No, non è esatto. Il mio vero nome di battesimo è Sophya. Non dovete credermi. Mento continuamente. Sono pazza… e questo è vero».

Racconta d’una misteriosa vicenda fitta d’emozioni. Racchiude atmosfere magiche, ricordi rimossi  dalla coscienza e provenienti dall’adolescenza della protagonista.

Una famiglia tutta al femminile dagli intricati rapporti interpersonali, un’isola abitata soltanto dalle merlettaie, una maestosa casa vittoriana, un uomo violento. Un’eredità inaspettata, due gemelle unite da un terribile segreto, un passato doloroso che irrompe prepotente e rischia di destabilizzare il delicato equilibrio psicologico di Towner.

In America è stato definito il caso letterario del 2008: stampato per la prima volta nel 2007 a spese dell’autrice, grazie a un veloce quanto efficace passaparola tra i lettori, in pochissimo tempo ha attirato l’attenzione degli editori americani i quali si sono contesi i diritti del libro in un’asta durante la Fiera di Francoforte.

Il primo romanzo di Brunonia Barry, La lettrice bugiarda (Garzanti, pp. 396, € 18,60) dopo l’enorme successo riscosso oltreoceano, tanto da diventare un best seller osannato dalla critica, è uscito anche in Italia nel gennaio 2009, con la traduzione curata da Stefania Cherchi.

 

Una storia misteriosa

Gli avvenimenti si svolgono negli anni ’90 a Salem, nel Massachusetts, una cittadina avvolta in un’aura di magia e famosa per essere stata nel passato dimora di presunte streghe. Al centro della vicenda è Towner Whitney, custode inconsapevole di un drammatico segreto, che rimasta traumatizzata dal suicidio della sorella gemella Lyndley fugge in un’altra città in preda a disturbi psichiatrici. Ma una nuova disgrazia, la morte dell’amata zia Eva, che le aveva fatto da mamma dopo l’abbandono della sua genitrice May, la riporta dopo quindici anni nei luoghi della sua infanzia. Qui, aggirandosi nelle stanze vuote, ritrova gli oggetti cari e i pizzi di Ipswich appartenuti a Eva, rilegge il suo diario scritto durante le cure psichiatriche, così riemergono dall’inconscio le ragioni e gli episodi più dolorosi della sua vita: la notte in cui il suo patrigno Calvin picchiò selvaggiamente, per l’ennesima volta, sua zia Emma rendendola cieca e la scogliera a picco sul mare dalla quale Lyndley svanì per sempre.

Contestualmente al suo ritorno, Towner è coinvolta nella scomparsa di Angela (seguace di una setta della quale Calvin è il capo spirituale) e, con l’aiuto dell’ispettore Rafferty, deve fare definitivamente chiarezza distinguendo la realtà dalla fantasia, i ricordi dai sogni, risalire – come nella lettura del pizzo – ai fili che compongono la trama della sua vita per arrivare al punto di partenza, al nodo che chiarirà ogni cosa.

 

Il valore del romanzo

Tutte le donne della famiglia Whitney – Towner, sua sorella Lyndley, la mamma May con la sua matrigna Eva, la zia Emma – sono legate tra loro da un dono ereditario, magico e antico: leggere il pizzo lavorato al tombolo, interrogarne il sottile tessuto per presagire il futuro.

La parte introduttiva del romanzo – in cui l’autrice si sofferma molto sul ritorno di Towner a Salem – presenta un ritmo lento; ma sfogliate le pagine iniziali, la narrazione diventa sempre più scorrevole, la storia intricata. Nuovi particolari arricchiscono i capitoli centrali in un ritmo incalzante che mantiene lo stato di tensione fino all’ultima pagina, man mano che il passato riaffiora con le sue verità.

Due punti di vista si avvicendano nella narrazione: quello di Towner nel quale prevale una dimensione onirica, sospesa tra sogno, realtà e flusso di coscienza, e un narratore esterno, più distaccato, attraverso il quale si conosce l’evolversi degli accadimenti.

Particolarmente curati i dialoghi – sembrano usciti dalla sceneggiatura di un film – le ambientazioni e le descrizioni dei luoghi realistiche e vivide.

I personaggi che ruotano intorno al mistero sono ben delineati nel ruolo e nelle caratteristiche. E volendo operare una sorta di distinzione in base alle loro “virtù”, si potrebbe asserire che quelli femminili – Eva con le sue certezze e May con la sua testardaggine – siano modelli positivi, mentre quelli maschili – Calvin con la sua violenza e Rafferty con le sue paure – siano invece meno virtuosi. Una considerazione a parte si potrebbe fare per Towner che, nonostante sia tormentata dalle nevrosi e dai disturbi psichiatrici, riesce nel finale a fare luce sul suo passato e a ritrovare la serenità.

I temi trattati da Brunonia Barry sono molteplici: la lettura del pizzo, la violenza sulle donne, la magia e la stregoneria, la psiche tormentata di Towner. E nonostante in alcune sequenze si sovrappongano tra di loro, rendendo più complicata la comprensione della trama, l’autrice riesce a chiarire gli argomenti affrontati nel corso della storia.

I capitoli finali sono più brevi e, in attesa delle pagine conclusive, accelerano il ritmo della narrazione. La rivelazione finale è inaspettata, originale, lascia quasi a bocca aperta tanto che, per comprendere fino in fondo il valore della storia, bisognerebbe rielaborarla dall’inizio alla luce delle nuove verità svelate.

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 30, febbraio 2010)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT