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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Dibattiti ed eventi (a cura di Cecilia Rutigliano)

Una poetessa moderna
ma legata a temi antichi
radicati profondamente
nelle nostre vite comuni

di Francesca Rinaldi
Nella collana Salotto letterario romano di Città del sole edizioni i bei versi
di una silloge che coniuga i ricordi del passato con la gioia del presente


Il 26 novembre, a Roma, nell’elegante sala Empire del Grand Hotel Ritz, nei pressi di piazza Euclide, si è svolta la presentazione dell’ultima fatica della poetessa Livia Naccarato, la silloge Verso l’Altrove edita da Città del sole nell’apposita collana Salotto letterario romano.

A presentare l’opera assieme all’autrice c’erano Beppe Magliocco, organizzatore di incontri letterari e poetici, e Francesco Dell’Apa, critico letterario. A moderare l’incontro, il direttore della collana e promotore del Premio letterario internazionale “Gino Puccini”, Lucio Pasquale. Sia Magliocco che l’attrice Gabriella Quattrini hanno letto alcune poesie della raccolta, introducendo così il folto pubblico nell’universo poetico della Naccarato.

Dell’Apa ha presentato la poetessa e la sua opera con le stesse parole usate nella Prefazione al libro: «L’opera ben si inserisce nel filone trenodico della letteratura meridionale che ha il suo archetipo nella tradizione della lirica magno-greca e in modo particolare di quella tragica. La poesia, sebbene limitata alla vicenda autobiografica, nondimeno accentua la percezione della sofferenza universale di ogni essere umano». Partendo proprio dai luoghi dell’infanzia si possono comprendere queste liriche, come accade per quelle di ogni poeta. In questi versi, sempre secondo il critico, la «tracimante nostalgia evocativa» del passato ci conduce al presente e ad un’altra tematica: la morte. Come nella tragedia Alcesti di Euripide, quando il corifeo dice al re di Fere: «Fatti ragione che morire è cosa/ che da ognuno è dovuta in questo mondo», anche per Verso l’Altrove la consapevolezza dell’assenza delle persone che abbiamo amato e non ci sono più è molto forte. Forza dovuta in gran parte all’amore vissuto in vita, perché anche le poesie d’amore, amore pulsante e carnale, sono molte in questa silloge.

 

I poeti nella nostra società

La poetessa Naccarato ha scritto altre sillogi nel corso degli ultimi vent’anni ed è abituata a portare la poesia nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche, collaborando con vari progetti sia in Calabria sia a Roma; la sua profondità di composizione si comprende subito quando, rispondendo ad una delle domande dal pubblico, ha spiegato l’importanza e la discriminante in ogni singola lirica di ogni singola parola scelta (o arrivata) non a caso. A noi è venuto alla mente il linguista danese Louis Hjelmslev e la sua “Glossematica”, quando distingue tra «piano del contenuto» (semantica e grammatica) e «piano dell’espressione» (fonologia), asserendo che i due piani debbano essere analizzati in modo analogo e ciascun piano è coordinato all’altro nel sistema lingua. Infatti le differenze nel contenuto semantico sono rivelate in una lingua soltanto da differenze nell’espressione. Quale migliore spiegazione delle parole della poetessa Naccarato sull’importanza e sulla differenza che ogni singola parola produce non solo nella singola lirica, ma sicuramente nell’animo del singolo lettore.

Anche la veste grafica del volume è molto incisiva e significativa. L’autrice, infatti, spiega l’importanza della copertina raffigurante un viso di donna estratto da un quadro di Giuseppina Laura Tarantola, quotata pittrice romana e sua amica personale presente in sala.

La serata è stata allietata da diversi intermezzi musicali, grazie alla chitarra del compositore Fabrizio Carlini.

Nel salutare gli astanti, Pasquale ha ricordato il coraggio che impegna chi vuole e si intestardisce ad essere poeta oggi, in un mondo dove la poesia conta e vende molto poco. Forse, chiosiamo noi, perché viviamo in una società dell’immagine e sicuramente «il lavoro dei poeti – citando il discorso tenuto dalla poetessa polacca Wislawa Szymborska in occasione del conferimento del Premio Nobel – non è per nulla fotogenico. Una persona seduta al tavolino o sdraiata sul divano fissa con lo sguardo immobile la parete o il soffitto, di tanto in tanto scrive sette versi, dopo un quarto d’ora ne cancella uno, e passa un’altra ora in cui non accade nulla… Quale spettatore riuscirebbe a reggere un simile spettacolo?»

 

Francesca Rinaldi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 29, gennaio 2010)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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