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Anno IV, n. 29, gennaio 2010
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno IV, n. 29, gennaio 2010

Zoom immagine Un caso complesso di omicidio,
Primo dopoguerra, in Germania,
nella Baviera degli anni Venti…

di Clara Sturiale
Un giallo edito Del Vecchio editore,
che svela i segreti di una comunità


«Kajetan si fermò a metà scala. Nella luce della lampada riuscì ancora a distinguere i prigionieri che agitavano le braccia in preda alla follia. La loro rabbia si era convertita in un piagnucolio sommesso». Trova già dei colpevoli dietro le sbarre l’ispettore Kajetan, di stanza a Dornstein, quando nella Germania degli anni Venti arriva a Walching, inviato dal questore Pointer per risolvere un apparentemente facile caso di omicidio. Tre vagabondi, mendicanti bussatori che vanno di casa in casa recitando poesie ai contadini per ricevere qualcosa da mangiare o qualche moneta, avrebbero ucciso barbaramente la giovane adorabile, ma un po’ tonta, Sanne nella stalla del fieno di Lötser. Per il sindaco Thomas Lindinger e per i cittadini di Walching il caso è chiaro e già risolto. L’ispettore Kajetan deve solo prenderne atto, ma quando comincia a indagare emergono altri elementi, che svelano una situazione ben più complessa di quanto apparisse all’inizio.

In Un’indagine senza importanza. L’ispettore Kajetan a Walching (Del Vecchio editore, pp.192, € 15,00) Robert Hültner, nel suo primo romanzo giallo, forte della sua formazione “cinematografica”, descrive sapientemente luoghi e atmosfere della Germania, e soprattutto della Baviera, del Primo dopoguerra e guida pazientemente il lettore attraverso una rete di relazioni ed eventi che si svelano a poco a poco. Piccole scene, quasi dei quadri, che ritraggono e raccontano ora il paesaggio, ora la storia dei luoghi o i piccoli momenti di vita quotidiana, sino a svelare le storie segrete degli abitanti del paese, attraverso cui si snodano e ricompongono, come in un puzzle, le indagini di Kajetan, culminando nell’incalzante conclusione del romanzo.

 

La Baviera degli anni Venti

Nel lasso di tempo che va dalla fine della Prima guerra mondiale alla Repubblica di Weimar, il delitto e le indagini che Kajetan porta avanti, per verificare l’effettiva colpevolezza dei tre accusati, sono l’espediente che permette al lettore di affacciarsi su due realtà. La prima è quella della Monaco delusa per gli esiti della Grande guerra e pressata dalle difficoltà economiche e dall’influenza della Rivoluzione russa.

La seconda contemporanea realtà è quella montana, chiusa, impregnata di preconcetti e luoghi comuni dell’immaginario, ma verosimile, paesino di Walching. Un’atmosfera che si delinea sin dal primo capitolo del romanzo e dall’incontro dell’ispettore Kajetan col calzolaio.

«Un vento capriccioso, che portava la grandine con sé, danzava nell’aria nebbiosa e aumentava d’intensità, come a voler schiaffeggiare la gente che con sfrontatezza osava venirgli incontro. Calava un istante e immediatamente di nuovo ecco una forte raffica.

“Che dice la gente, calzolaio?”

“Ma insomma, ispettore, che volete che ne sappia io? Non lo sapete già da voi?”

Il vecchio aveva ragione. Che mezza Dornstein fosse in subbuglio per questa storia, lui lo sapeva, e poteva anche immaginarsi quello che si diceva. Anzi, non aveva nessuna voglia di sentirlo. Ciò che il calzolaio avrebbe dovuto dire era però questo: “Quelli che vanno in giro a sparlare di voi, ispettore, sono la minoranza. Io, ad esempio, il calzolaio Lettermann di Dornstein, indirizzo Fischergassel numero diciannove, non la penso come loro, e non sono l’unico, e vi dico francamente che non c’è bisogno di agitarsi per quei due, tre strilli di stamattina in piazza. E questo perché la condanna del tribunale di Dornstein contro la cameriera nubile Anna, nata a Tyrlaching, lì residente, figlia illegittima della cameriera Waginger Appollonia, maltrattata, oppressa e sfruttata da individui sventati e da qualche nobilastro per tutta la sua vita, e accusata di furto, quella condanna, sì, era una condanna giusta.” Perché era stato provato fuor di dubbio che aveva trovato, nella biancheria da stirare del suo padrone di casa, il rispettabile possidente di Dornstein Thaddäus Zunhammer (per i compagni di bevute Taddädl), un biglietto da cento marchi smarrito e l’aveva trattenuto invece di riconsegnarlo al legittimo proprietario come avrebbe dovuto fare». Proseguendo nel racconto e nelle indagini, cresce nel lettore, come nel protagonista, il senso di desolazione e di incomunicabilità, metafora della situazione tedesca del tempo. Un senso di ineluttabilità imperante emerge fortemente nelle pagine dedicate alla descrizione della natura, dove l’uomo è succube dell’ambiente.

 

La fisionomia dei personaggi e i giochi linguistici

La nota dettagliata, a cura della traduttrice Paola del Zoppo, permette di comprendere meglio il quadro storico degli eventi che fanno da sfondo alla narrazione e che, come spiega l’autore nel preambolo al racconto, non sono da ricondursi a fatti realmente accaduti, ma permettono di capire più a fondo la psicologia del protagonista e gli altri personaggi, dal sindaco di Walching, al sergente di polizia, al questore Pointner, dal vecchio Luk, a Lois e al fratello di Erber.

Così, a una veloce descrizione della storia della Monaco degli anni Venti, segue un piccolo glossario pensato per i lettori che volessero cogliere al meglio alcune delle sfumature folkloriche del testo.

 

Clara Sturiale

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 29, gennaio 2010)

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