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Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno IV, n. 29, gennaio 2010

Zoom immagine Gli scontri ideologici
e le vicende comuni
all’interno dei gruppi
sindacalisti in Italia

di Rosina Madotta
Diffuso da Ediesse, un saggio storico
per ricostruire la nascita e il fallimento
del programma d’unità tra il ’68 e il ‘73


Parlare oggi di unità in ambito sindacale può sembrare paradossale o comunque difficilmente realizzabile da un punto di vista pratico. Eppure c’è stata una stagione storica in Italia in cui l’unità era a un passo dal realizzarsi, anni durante i quali il dialogo serrato tra le maggiori organizzazioni sul territorio italiano – la Cgil, la Cisl e la Uil – era al centro di un progetto comune e profondamente sentito tra le diverse correnti ideologiche sindacali.

Attraverso una ricca documentazione originale – atti ufficiali, documenti d’archivio, relazioni, articoli di riviste e quotidiani, inchieste – Fabrizio Loreto, dottore di ricerca in Storia del movimento sindacale all’Università di Teramo, ha ricostruito le vicende storiche tra il 1968 e il 1972 caratterizzate da un lato dai conflitti tra i sindacati e dall’altro dal progetto di un’organizzazione unitaria.

Il saggio storico-politico scaturito, stampato con il contributo della Fondazione “Giuseppe Di Vittorio”, si intitola L’unità sindacale (1968-1972). Culture organizzative e rivendicative a confronto (Ediesse, pp. 400, € 18,00). Il libro si pone lo scopo di comprendere i motivi economici, politici e sociali per cui l’unità sindacale in Italia, nonostante i buoni presupposti, non si sia mai attuata concretamente e cerca di ricostruire le tappe essenziali del percorso storico e politico dei sindacati.

 

Prima del 1968

L’autore nell’Introduzione al saggio, per facilitare al lettore la comprensione delle trattazioni enucleate nei successivi capitoli, delinea brevemente le diverse fasi succedutesi nelle vicende sindacali, dagli anni Venti agli anni Sessanta.

Nel primo dopoguerra e nel ventennio della dittatura fascista permangono le condizioni storiche di scissione presenti nel periodo precedente; i tentativi di ricostruire l’unità sono pochi e per lo più caratterizzati da un intento difensivo contro la minaccia squadrista.

Nel secondo dopoguerra, il 3 giugno del 1944 con il Patto di Roma si manifesta la volontà – da parte delle tre correnti sindacali dei lavoratori italiani in quel momento storico (comunista, democratica-cristiana, socialista) – di costituire un unico organismo confederale competente su tutto il territorio nazionale che prenderà il nome di Confederazione generale italiana del lavoro (Cgil). Ma l’esperienza unitaria della Cgil durerà ben poco, solo dal 1944 al 1948. Le rotture di questi anni devono essere attribuite alla Guerra fredda ma anche alla diversa idea del sindacato e del suo ruolo nella politica e nella società.

Gli anni Cinquanta vedono acuirsi le separazioni e le contrapposizioni tra le diverse parti in campo, in un aspro scontro dialettico tra personaggi quali: Giuseppe di Vittorio, segretario generale della Cgil, Giulio Pastore, rappresentante della Cisl e Italo Viglianesi della Uil.

 

Gli anni Sessanta e l’autunno caldo

Il cuore della trattazione incomincia con la seconda metà degli anni Sessanta, che si apre con una serie di colloqui fra le tre diverse Confederazioni, i quali si protraggono da aprile 1966 a giugno 1967: nonostante le opinioni iniziali espresse siano piuttosto distanti tra loro, ben presto si assiste a un graduale avvicinamento tra le parti. Alla fine di questo primo periodo di incontri, Cgil, Cisl e Uil redigono due documenti riassuntivi, uno sull’autonomia e l’altro sul rapporto tra sindacato e società, aventi lo scopo di focalizzare alcune idee importanti e il processo sul dialogo unitario, che tra l’altro vive in quel periodo un momento di stallo. Il 15 novembre 1967 un comunicato congiunto fa sapere della ripresa dei colloqui in una nuova fase che avrebbe trattato tre argomenti principali quali le politiche sindacali, le regole di comportamento e l’autonomia.

Quasi due anni di dialogo e incontri preparano la strada ai sindacati per affrontare degli anni decisivi non solo per i lavoratori ma per l’intera società italiana: il biennio 1968-1969.

Nell’anno della contestazione giovanile e studentesca avviene uno straordinario incontro tra il movimento studentesco e gli operai, tanto che l’autore definisce “l’anno degli studenti” il 1968 e “l’anno degli operai” il 1969, come un unico “biennio rosso” caratterizzato da una compartecipazione degli studenti a fianco dei lavoratori nelle lotte aziendali.

 

Il 1970

La mobilitazione sindacale, agli inizi del nuovo decennio – seppure in misura minore rispetto all’“autunno caldo” – comincia con alcune importanti dichiarazioni di intenti: ad aprile Confindustia redige il Rapporto Pirelli, che prevede l’affermazione di importanti principi, e a maggio nasce lo Statuto dei lavoratori voluto fortemente dall’allora ministro del lavoro, Giacomo Brodolini, che afferma alcune libertà e diritti fondamentali dei lavoratori.

Ma «nonostante il varo di importanti leggi – precisa l’autore – la conquista di contratti avanzati e l’avvio della lotta confederale per le riforme, il 1970 fu un anno di stallo. La stessa unità sindacale, ormai a portata di mano, divenne oggetto di confronti estenuanti, spesso incomprensibili agli occhi dei lavoratori, tra chi voleva realizzare subito pezzi di unità e chi voleva fare a pezzi l’unità».

In effetti, il 1970 si chiude, soprattutto dopo Firenze 1, con la prima riunione unitaria dei Consigli generali tenutasi nella città toscana in ottobre e seguita da Firenze 2 e Firenze 3, rispettivamente nel febbraio e nel novembre 1971, con due idee principali: quella dei sindacati e dei movimenti democratici intenti ancora a lavorare per l’unità, e quella delle forze tradizionali caratterizzate dalla volontà, invece, a contrastare il rinnovamento.

 

Il naufragio dell’unità

Nonostante il Patto federativo approvato nel luglio del 1972 in un clima teso e polemico, soprattutto a causa del tono critico della Cisl, dalle tre segreterie nazionali, la situazione va progressivamente bloccandosi sfumando in un’occasione mancata per riformare profondamente la politica italiana.

Nel capitolo dedicato alle conclusioni, Fabrizio Loreto analizza dettagliatamente le cause e i fattori che hanno contribuito a fare del progetto comune di unificazione, un’esperienza totalmente fallimentare e individua tre principali fattori: «i primi due riguardano le culture e i comportamenti delle classi dirigenti economiche e di governo, nonché del sistema dei partiti, nei confronti del processo di unità sindacale. Il terzo e più rilevante motivo riguarda le diverse culture presenti nel sindacato italiano e il loro rapporto con la prospettiva unitaria».

L’autore contempla, nel saggio frutto del suo lavoro di ricerca universitaria, diversi personaggi politici e dirigenti appartenenti ai diversi sindacati con ruoli fondamentali nella storia delle lotte operaie e dei lavoratori: Giorgio Benvenuto, Pierre Carniti, Vittorio Foa, Sergio Garavini, Luciano Lama, Luigi Macario, Vito Scalia, Bruno Trentin, Raffaele Vanni sono solo alcuni dei nomi presenti nel testo.

La ricerca rappresenta un notevole lavoro d’analisi delle fonti consultate e nello stesso tempo di ricostruzione, tassello dopo tassello, riunione dopo riunione, accordo dopo accordo, degli anni presi in considerazione.

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno IV, n. 29, gennaio 2010)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT