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Anno III, n. 28, Dicembre 2009
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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 28, Dicembre 2009

Zoom immagine Sola al mondo
rinasce grazie
ai suoi sogni

di Luigi Fedele
Il flusso di ricordi caratterizza
il viaggio onirico raccontato
in un romanzo edito da Il filo


«L’esistenza è mobile, ogni traguardo impone un bivio e la scelta di una nuova meta». Questa frase può essere la sintesi estrema della problematica trattata da Maria Franzé nel suo breve romanzo, Il risveglio (Il filo, pp. 64, € 13,00), storia di una donna che, giunta all’età di cinquant’anni, si accorge di non aver vissuto la propria vita con pienezza.

Sofia, la protagonista, percorre un viaggio mentale tra le tappe che hanno segnato la sua esistenza e l’hanno portata ad essere quello che è: una donna insoddisfatta di sé e apatica nei confronti della vita.

Il racconto inizia «una sera qualsiasi di un giorno qualsiasi», tra i rumori e le luci di «una qualsiasi città». Sofia corre freneticamente tra gli scaffali di un supermercato in chiusura, quasi sommersa da un mare di prodotti in esposizione. Il suono che fa da sottofondo alla lunga coda alla cassa è quello dei telefonini, strumenti che – sottolinea l’autrice – mettono in contatto isolati e distanti esseri umani, ma li allontanano da chi è fisicamente vicino. E questa solitudine dell’uomo è uno dei temi che emergono maggiormente dalla descrizione della società tracciata dalla Franzé. Un mondo in cui tutti si ignorano a vicenda perché troppo presi dal «caotico zigzag» delle loro giornate.

La protagonista è sopraffatta dalla confusione della città e si sofferma a riflettere e osservare gli uomini muoversi in «un palcoscenico urbano privo di socialità e di curiosità reciproca», in cui tutti seguono la propria strada, in perenne guerra contro il tempo. Un ambiente e una società, quella cittadina, che Sofia non riesce a comprendere, sentendosi esiliata in un mondo avulso, «materialista composto d’inutili parvenze e di false illusioni». Questa sensazione la allontana dalla realtà e la fa immergere nei ricordi della sua infanzia, libera e innocente, vissuta in un paesino di montagna. Il flusso di memoria la porta ai momenti felici trascorsi tra le quattro mura della stanza che costituiva la sua casa, quando i suoi genitori erano ancora in vita. In questo viaggio mentale Sofia rivive il trauma della morte della madre, avvenuto quando lei aveva solo dieci anni, e l’ultimo dialogo avuto con lei, sulle nuvole e su una passeggiata che avrebbero fatto insieme.

La scomparsa della donna porta un profondo cambiamento nella vita di quella bambina di montagna, che si vede trasportata in una realtà nuova e sconosciuta, quella metropolitana. Con un padre incapace di sconfiggere il dolore per prendersi cura di lei, ha dovuto imparare a vivere ed essere responsabile di se stessa.

 

Il rapporto con il marito

Il rumore di un’auto che passa riporta Sofia alla realtà, frenetica e convulsa. Una realtà in cui un messaggio sul telefonino la avvisa che Sergio, suo marito, non tornerà a casa per cena.

Ed è proprio il rapporto con il marito che porta Sofia ad analizzare la sua vita, nella quale non riconosce più se stessa. Una vita accantonata per non gravare su quella di Sergio, appesantendo la propria esistenza, fino ad arrivare al punto di non rivedere più la sua immagine riflessa nello specchio, ma quella di una sconosciuta.

Da queste considerazioni fatte nella notte e dalla consapevolezza che l’amore nella coppia è ormai finito da tempo, Sofia decide di porre fine al suo matrimonio e abbandonare il marito, che giace accanto a lei nel letto. «Abbandona la moglie di quell’uomo e va alla scoperta di Sofia» portando con sé il quaderno nel quale raccoglie i sogni notturni, la sola via di fuga da una vita senza orizzonti. Ogni sogno rappresenta una parte della protagonista, raffigurata da strani personaggi che raccontano le loro storie.

 

I sogni

Con questi racconti prosegue il testo. Il primo ha per protagonista una giovane ragazza di nome Clotilde, vissuta nel XIII secolo. La fanciulla, segretamente innamorata di un cavaliere errante, è promessa in sposa a un altro uomo. Il matrimonio la porta lontano dal suo amato e la costringe a una vita di reclusione, insieme alla perfida suocera. Una notte la donna tenta invano di fuggire e viene rinchiusa, per punizione, in una cantina buia e sudicia, dalla quale non uscirà più.

Il secondo sogno porta Sofia in un prato, dove ha un colloquio con un fiore che stava per cogliere, grazie al quale si rende conto di come ogni essere vivente fa parte della medesima catena. Poi diviene ella stessa un fiore. Questa metamorfosi l’aiuta a comprendere il dolore arrecato ai fiori colti sul prato e, così, ha la sensazione di essersi «avvicinata ad una realtà impenetrabile e sfuggente».

Nel terzo e ultimo sogno la protagonista incontra Aurora, una donna che racchiude in sé le esperienze passate delle precedenti visioni oniriche. La donna le racconta la sua storia d’amore, che ha attraversato i secoli e le ostilità poste dall’uomo, ma per la quale non è ancora giunto il tempo per il coronamento dell’idillio amoroso. L’unione delle anime degli innamorati si è perpetuata attraverso Clotilde, il fiore, Aurora e, adesso, la linfa vitale di questo amore si è unita a Sofia.

Il viaggio nei sogni ha trasformato Sofia, che «ha creduto nel cammino perpetuo dello spirito verso la rinascita, scavalcando i limiti che la ragione impone».

 

Luigi Fedele

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 28, dicembre 2009)

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