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Anno III, n. 28, Dicembre 2009
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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 28, Dicembre 2009

Zoom immagine Una vita intera
volta al piacere
e alla pienezza

di Agata Garofalo
Iacobelli pubblica un romanzo
audace e stimolante, un invito
a riscoprirsi attraverso i sensi


Attraverso le pagine audaci e smaliziate del libro che ci apprestiamo a presentare, seguiamo il percorso di vita di una donna, Maria, che fa del corpo il fulcro della propria esistenza, per arrivare, attraverso esperienze sensoriali quasi mistiche, ad una profonda consapevolezza di sé. La frase che campeggia sulla porta della stanza della protagonista è quella che meglio descrive il suo modo di affrontare la realtà: «La vita è talmente strana che non vale la pena di ridurla a idee, bisogna sottometterla».

Maria Toda (Iacobelli, pp. 120, € 10,00, traduzione di Alessandra Riccio) è il primo romanzo tradotto in italiano di Lourdes González Herrero, nata a Cuba, dove ora dirige una casa editrice, una rivista ed un centro letterario. Tra le sue varie pubblicazioni (sia poetiche che in prosa), grande successo ha avuto Papeles de un naufragio (1999) in cui l’autrice racconta come lei e la sua famiglia superarono il cosiddetto “periodo speciale” vissuto dall’intera Cuba nella prima metà degli anni Novanta.

 

La storia di Maria…

«Il corpo di Maria Toda era la sua isola», ed è anche il protagonista incontrastato dell’intero romanzo, l’unico abitante di quest’isola fatta di pagine. Tutti gli altri personaggi sono solo “di passaggio”, e ruotano intorno al suo giovane e sensuale corpo. La narratrice (amica e domestica della protagonista), gli altri personaggi, l’ambiente e la società circostante rimangono su un altro piano, più lontani, più in ombra… al centro della scena c’è solo Maria, “tutta” Maria.

Toda è il suo cognome, che significa appunto “tutta”, perché lei “è” tutto e basta a se stessa. L’autrice sembra volerci dire che ognuno di noi deve cercare dentro di sé la strada verso la felicità, indagando i propri conflitti interiori, paradossi, trasformazioni, eccessi ed equilibri instabili, e stimolandoli attraverso le più svariate esperienze sensoriali.

La scrittrice ci permette di seguire da vicino e nei dettagli il percorso di conoscenza della protagonista, che si muove tra Holguín, Santiago de Cuba e L’Avana guidata dalla necessità e dal desiderio, tendenze a volte contrastanti ma che si mescolano in un’unica tensione all’essere, alla vita: «Quando si svegliava in casa, portava in soggiorno la sua clessidra, per restituirci l’ansia di vivere, con la sabbia che cadeva nel futuro».

Maria si perde in se stessa, si dedica totalmente alla ricerca del piacere e della pienezza attraverso svariati incontri erotici, attività che la attrae più di qualsiasi altra. La narrazione si concentra, infatti, sulle esperienze sessuali e sulla complessa psicologia del personaggio. Ben poco sappiamo dei suoi matrimoni, di suo figlio e del suo lavoro, siamo al corrente però delle sue propensioni artistiche: «Quando qualcuno ti guardava, o cercava di strapparti dal tuo mutismo, obiettavi: Lo ha detto pure Ludovico Silva, l’illustre poeta venezuelano, l’arte è ozio, il resto sono affari».

Da subito sappiamo che la protagonista morirà prima di invecchiare, e sembra assurdo ed ingiusto che un corpo ed un’anima così insaziabili di vita incontrino tanto presto la morte, ma spesso è proprio l’“urgenza” di vivere a sopraffare ed uccidere. Maria ha sempre creduto in se stessa e nella potenza dell’arte e del linguaggio, fino a quando qualcosa, o qualcuno, mette in pericolo il suo fragile equilibrio interiore, stuzzicando le sue tendenze autodistruttive. Così comincia a sentire «l’orrore, la paura di essere vivi», a perdere ogni illusione e speranza: «Oggi scrivo tutto questo perché mi sembra importante, e perché scrivere non è uguale a parlare. È superiore. Anche se alla fine della sua vita lei ripeteva con allarmante regolarità che le parole non hanno nessun potere».

 

…e quella di Lourdes

Il sesso è vissuto come un viaggio introspettivo attraverso il proprio corpo e quello altrui, come la più esaltante e rigenerante delle esperienze. Chi non ha il coraggio di intraprendere questa avventura è destinato a restare fermo sulla soglia della conoscenza di sé. Il tema della sessualità non è certo nuovo nella letteratura cubana, al contrario è sempre più centrale nelle opere contemporanee. Ma l’autrice di Maria Toda rivela più di un semplice interesse nell’approfondire una tematica attuale: per lei il sesso è una fonte antica e poderosa di risposte al mistero dell’essere, è possesso assoluto ed abbandono totale, esperimento linguistico e materiale, «la fine di tutto e l’inizio di niente». È, ancora, una lezione di vita: «Ora che cadono le foglie penso che ritornerai in un momento qualunque. In questa casa ho imparato molte cose. Ho esercitato la mia volontà su valori che fuori si conoscono appena. La tolleranza, l’autenticità, l’essere liberi. Quel gioco che è la vita in questo posto acquista altre dimensioni, e ogni giorno diventa una meta da raggiungere con determinazione. È questo l’insegnamento di Maria».

Lourdes González Herrero racconta in realtà il suo personale percorso di conoscenza, la sua vita libertina, intensa e di dedizione completa al benessere psicosessuale. Ha lei stessa confermato gli aspetti autobiografici del libro, in cui racconta la bambina, la ragazza e la donna che è stata e che ora non è più, perché allo scoccare dei quarantacinque anni «la mia vita è cambiata e, un anno dopo, ho iniziato a scrivere Maria Toda come omaggio alla mia vecchia vita». Ed è sempre lei ad augurarsi che «la lettura di questo libro propizi sensazioni di erotismo vitale, obiettività, e riflessioni sulle qualità umane e sull’amore».

 

Il potere della parola

Questo romanzo è caratterizzato da una scrittura semplice ma originale, accattivante e spesso spiazzante, che sovverte le regole ed esplora nuove possibilità di espressione. Una scrittura coraggiosa e promiscua, provocante e provocatoria, che oltrepassa i limiti del già conosciuto in una profonda esplorazione del sé, del corpo, del pensiero e della possibilità delle parole. In definitiva una scrittura poetica, frutto degli esordi dell’autrice come poetessa.

Si tratta, si può dire, di un lungo poema, un’ode a Maria, senza alcuna divisione in capitoli che possa frenare il continuo fluire dei ricordi né punteggiatura per riportare pensieri o dialoghi: «Ti ossessionavi con questo pensiero: Che farò quando non troverò più significato nelle parole? Era una delle tue preoccupazioni costanti: Che ne sarà della mia vita quando le parole non mi sosterranno più?».

Ma Lourdes González Herrero crede ancora fermamente nel potere inesauribile del linguaggio e nell’arte della scrittura, tanto da rifiutarsi di incatenarla in definizioni restrittive. Respinge infatti l’etichetta di “scrittrice di genere”, non condivide peraltro la suddivisione tra scrittura femminile e maschile, poiché – sostiene – ogni scrittore è un mondo letterario a sé stante, che si interseca con gli altri per creare una letteratura universale.

 

Agata Garofalo

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 28, dicembre 2009)

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