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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 28, Dicembre 2009

Zoom immagine L’attività di Dewey:
idee democratiche
e di sicuro attuali

di Rosina Madotta
Da Abramo, una raccolta di riflessioni
racchiude la modernità del pensatore


Dieci esperti in diversi campi del sapere si sono confrontati in un convegno – tenutosi presso l’Università della Calabria – su John Dewey, uno dei più rilevanti studiosi del Novecento. L’incontro ha suscitato un’ampia partecipazione e un vivo interessamento, tanto da fare ipotizzare l’inizio di una nuova fase di rivalutazione del pensiero del filosofo e pedagogista statunitense.

Mario Alcaro, Romeo Bufalo, Monica Candreva, Eugenio Lecaldano, Guido Liguori, Sebastiano Maffettone, Mario Quaranta, Giuseppe Semerari, Giuseppe Spadafora e Aldo Visalberghi sono stati i relatori che, con le loro ricerche e riflessioni, hanno contribuito – in primis nel mondo accademico – ad approfondire il pensiero, l’opera e la figura di Dewey.

Gli atti del convegno hanno dato origine ad una pubblicazione, John Dewey oggi (Abramo, pp. 198, € 14,98), nella quale si delinea l’opera del filosofo in una duplice chiave di lettura: verificare l’attualità delle sue principali dottrine strumentaliste e, allo stesso tempo, esaminarne l’influsso sulle idee filosofiche e pedagogiche teorizzate negli ultimi decenni nel nostro paese. Il testo, seguendo questa doppia logica, è diviso in due parti alle quali è anteposta un’ampia e chiara Introduzione – redatta dai curatori del libro, Mario Alcaro e Romeo Bufalo – riguardante le materie deweyane più significative, con lo scopo di rendere la lettura delle relazioni più scorrevole a chi non avesse specifiche conoscenze in materia.

 

La teoria dell’educazione e il concetto di democrazia

Le idee di Dewey più conosciute nel mondo accademico e pedagogico – che ebbero grandissima fortuna non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa – sono principalmente legate alle teorizzazioni sull’educazione e al concetto di democrazia. Concentrando l’attenzione sull’Introduzione del testo, si cercherà in questa sede di ricostruirne brevemente le coordinate principali.

Il punto di partenza della riflessione deweyana è il concetto di “esperienza” intesa sotto una prospettiva che risente della forte impronta biologica di Darwin. Essa, infatti, corrisponde all’interazione reciproca tra l’uomo e l’ambiente in cui egli opera; in questo scenario l’organismo e la natura sono in equilibrio e in armonia reciproca, sebbene tale stabilità sia precaria e numerose difficoltà potrebbero disturbarla. Nascono da qui gli errori, le mancanze, il disordine e la conoscenza di realtà totalmente negative come la morte, alla quale ogni individuo reagisce in modo unico e soggettivo. Secondo Dewey esistono, tuttavia, strumenti che possono fornire all’uomo la capacità di riconquistare il rapporto armonioso perso: la cultura, la riflessione, la conoscenza sono soluzioni per superare le negatività e raggiungere l’adattamento con la natura. In particolare il pensiero, come sottolineano Alcaro e Bufalo, «è il più efficace mezzo per l’evoluzione della specie umana».

Lo studioso americano è considerato, in ambito educativo, uno dei personaggi principali del Novecento per le teorie pedagogiche espresse nei suoi scritti più importanti, Scuola e società e Democrazia e educazione.

Nella concezione del pedagogista l’educazione è un sistema indispensabile per raggiungere il progresso e l’azione sociale, per cui l’insegnante ha la responsabilità di formare non solo il singolo individuo ma anche la società. A tale proposito significativa è la seguente precisazione dei due curatori: «Lo scopo dell’educazione è, infatti, per il nostro autore, quello di assicurare la coesione sociale di un gruppo/comunità e la sua continuità nel tempo attraverso la trasmissione di scopi, saperi, abiti comuni». La rielaborazione delle esperienze passate, legate alle situazioni presenti, e la loro variazione in mezzi per il futuro origina una “educazione progressiva” lontana ed estranea da quella tradizionale che presuppone, invece, la trasmissione di saperi già predisposti e impostati. Ne consegue che la scuola deve avere come punto cardine del suo compito educativo la libertà di pensiero e, inoltre, non adoperando un metodo di imposizione dei concetti e dei contenuti, deve basarsi sulla partecipazione e sul confronto, negando l’uso della violenza ed essere un luogo dove la democrazia possa trovare terreno fertile per svilupparsi ed esprimersi liberamente. La democrazia presuppone il dialogo, la comunicazione e la partecipazione degli individui alla vita di comunità, non solo all’interno del contesto scolastico, ma nella società civile.

 

L’attualità dello studioso americano

In sintesi, quindi, evidenziamo che in ambito politico Dewey è un tenace difensore del valore e dei metodi della democrazia e – strettamente connesse a ciò – in ambito pedagogico fondamentali sono le considerazioni sulla necessità che la scuola sia la prima promotrice di idee e valori fondati sulla partecipazione attiva alla vita comunitaria.

Il dibattito in Italia sulla sua opera, soprattutto fino agli anni Settanta – spiega Spadafora – è stato acceso dalla riflessione deweyana sulla scientificità dell’educazione, ma l’estrema attualità del filosofo risiede anche nel suo confronto con problemi reali rintracciabili nel nostro tempo e con le perplessità vissute quotidianamente dalla società moderna.

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 28, dicembre 2009)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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