Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Maria Ausilia Gulino
Anno III, n. 27, Novembre 2009
Sei in: Articolo




Biografie (a cura di Fulvia Scopelliti) . Anno III, n. 27, Novembre 2009

Zoom immagine Giuseppe Di Vittorio
per la democrazia
nella Guerra civile
spagnola del 1936

di Andrea Vulpitta
Per Ediesse la Fondazione nata in
memoria del sindacalista ripercorre
gli aiuti internazionali per la Spagna


«L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro», così recita il primo articolo della Costituzione Italiana e, come ricordano Carlo Ghezzi e Joan Coscubiela nella Prefazione di Spagna 1936.  Giuseppe Di Vittorio e la lotta internazionale per la democrazia, a cura di Gloria Chianese e Javier Tébar Hurtado (Ediesse, pp. 288, € 15,00), uno dei maggiori artefici della sua stesura fu proprio Di Vittorio, componente dell’Assemblea Costituente del 1946, già militante antifascista in Italia, Francia e Spagna. A 50 anni dalla scomparsa del noto sindacalista italiano (3 novembre 1957) la Fondazione “Di Vittorio” di Roma, le “Comisiones Obreras” della Catalogna e la Cgil della Campania hanno avviato una ricerca, affidata alla professoressa Gloria Chianese, storica della Fondazione, e al professor Josep Puigsech Farrás del Dipartimento di Storia moderna dell’Università di Barcellona e dell’Università aperta della Catalogna, sul ruolo e sulla presenza dell’antifascista, esule in Francia, recatosi in Spagna in difesa della Repubblica contro i golpisti di destra insorti sotto le direttive di Francisco Franco.

 

Con il nome di battaglia Mario Nicoletti nelle Brigate internazionali

Di Vittorio militò nelle Brigate internazionali e il libro ricorda le salienti vicende di quegli anni. Oggi, certo, fa un po’ sorridere l’idea di un esule che invece di pensare a nascondersi va a combattere per un ideale e per la difesa di una Repubblica che non è la sua patria, ma forse proprio per questo è giusto ricordare la figura di un personaggio che può legittimamente definirsi uomo d’altri tempi. È anche vero, però, che la Spagna aveva reagito con più forza e determinazione contro il fascismo rispetto alla Germania nei confronti di Hitler e all’Italia in quelli di Mussolini. Quando vi giunse, infatti, il gruppo di volontari italiani si presentava già abbastanza folto, riunito nella colonna anarchica di Buenaventura Durruti. Di Vittorio era a quel tempo membro dell’ufficio politico del Partito comunista nonché segretario della Cgl clandestina. Già segretario della Camera del lavoro di Minervino Murge che, con Corato, Cerignola e Andria, centri in provincia di Bari, rappresentavano il cosiddetto quadrilatero degli scontri tra agrari e braccianti aderì al Pcd’I nel 1924 e nel 1926 emigrò a Parigi. Giunse appunto in Spagna nell’ottobre del 1936 con il nome di battaglia di Mario Nicoletti ad infoltire le truppe delle Brigate internazionali, il cui scopo era realizzare alleanze tra l’Unione Sovietica e le democrazie occidentali in funzione antifascista.

 

Di Vittorio organizzatore, oratore e direttore di giornale

Agli inizi di novembre le truppe di Franco attaccarono Parigi e Di Vittorio si immerse subito nel clima della difesa della Spagna con comizi, interventi, tenuta di rapporti e collegamenti con delegazioni straniere, che gli fecero assumere un ruolo di grande visibilità e conoscenza. Un anno dopo, mentre si trovava a Parigi, venne colpito da un’insidiosa infezione dentale che in una lettera alla madre così descriveva: «Fui colpito da una gravissima malattia, che mi mise in pericolo di vita. Se non mi fossi trovato a Parigi, dove c’è tutto e dove degli amici medici mi hanno curato come un fratello, sarei morto». Rimase nella capitale francese anche dopo la guarigione e venne incaricato di dirigere il quotidiano La Voce degli Italiani, che raccoglieva le testimonianze delle forze dell’emigrazione antifascista. In Italia l’evento ebbe grande eco e l’Unità, nel riportare la notizia, pubblicata in clandestinità, aprì con un editoriale dello stesso Di Vittorio. L’incarico si sommava alla collaborazione con Lo Stato operaio. Nel corso del tempo, però, l’offensiva dei franchisti si fece sempre più veemente, l’invio dei volontari diminuì e la Brigata Garibaldi cominciò a scricchiolare; in questo difficile contesto venne duramente criticata la linea editoriale del giornale, eccessivamente influenzato dai comunisti con poco spazio proprio alla Brigata Garibaldi. Fu così che Di  Vittorio ne pagò le conseguenze dimettendosi nel novembre del 1938 dalla carica di direttore, mentre in Spagna la guerra civile segnava la sconfitta della Repubblica e la vittoria di Franco.

Il libro è scritto anche in lingua spagnola ed è suddiviso in due grandi capitoli: il primo più descrittivo della situazione generale in cui si trovò a vivere l’esule, il secondo incentrato sulla sua figura e sul ruolo attivo svolto all’interno della guerra civile. Nell’aprire la seconda parte gli autori si soffermano su quattro aggettivi per descrivere la sua attività: «Buon organizzatore, eccellente propagandista, convinto antifascista e fedele militante del movimento comunista diretto dall’Urss».

 

Le poche fonti e l’importanza dell’archivio sovietico

È grazie agli archivi sovietici che si è riusciti a ricostruire le fasi più salienti dell’opera di Di Vittorio in Spagna; viene sottolineato, infatti, come proprio la scarsità di fonti documentali sia stata di ostacolo alla ricostruzione storica del suo ruolo. Questa ricostruzione è stata possibile in particolare con il ritrovamento di un’autobiografia curata da un comandante militare, tale Manfred Stern, di cui Di Vittorio era il commissario politico. Più copiosa e interessante è, invece, la ricostruzione dei fatti pubblicata su alcuni giornali dell’epoca, in particolare la testata socialista Claridad. Da queste fonti si desume che all’arrivo di Di Vittorio i rivoltosi, benché controllassero solo un terzo del territorio della Spagna, fossero meglio organizzati militarmente tanto da chiedere e ottenere l’intervento dell’Urss, preoccupata da un accerchiamento e dalla coalizione dei paesi fascisti. A Nicoletti venne dato l’incarico di Commissario politico, giusto riconoscimento alle sue qualità di oratore e organizzatore. Al nuovo incarico aveva anche giovato la sua provenienza dall’organizzazione sindacale e la volontà che questa puntasse più ad un profilo di antifascismo che di comunismo vero e proprio, anche per ampliare le sue capacità d’azione e coinvolgere forze socialiste e moderate. Così viene riportato nel libro un profilo di Di Vittorio fatto dalla testata Mondo Obrero: «noto militante proletario italiano membro del Comitato Centrale del Partito Comunista d’Italia, notevole giornalista e capo di grandi organizzazioni sindacali, deputato comunista nel parlamento italiano, e che è uno degli organizzatori della brigata […] Nicoletti è già conosciuto dagli antifascisti spagnoli». E diede prova della sua sapienza di organizzatore quando preparò, specie sul piano logistico, la base di Albacete con una particolare attenzione al ruolo strategico dell’ufficio postale e a quello dell’intendenza dal quale transitavano gli aiuti internazionali.

 

La difesa di Madrid, ultimo baluardo

Gran parte dell’attività e dei risultati concreti, Nicoletti li ottenne quando, con professionalità e maestria, accompagnate da un’intensa campagna stampa, organizzò con successo la strenua difesa della città di Madrid, grazie anche ad una vivace opera di reclutamento, tra la popolazione civile, di uomini che vennero convinti ad aggregarsi alle forze in difesa della Repubblica, come testimoniano le cronache delle riviste del tempo. Problemi di salute e un deterioramento dei rapporti con il generale Kléber indussero Di Vittorio a trasferirsi in Francia nel febbraio del 1937. Si lasciava dietro un paese che era riuscito, grazie anche alla sua meritoria opera, a respingere le forze ribelli dalla città di Madrid, ma non a far retrocedere le truppe che avanzavano nel Nord, che, una volta conquistato, avrebbe lasciato la Repubblica senza uno strategico sbocco nel Mare Cantabrico, rappresentando il preludio alla sconfitta. Il testo termina con una raccolta delle fonti da cui il libro ha tratto ispirazione, la quale costituisce un’interessante documentazione archivistica ed emerografica. Resta limpida la figura di un antifascista convinto di aver dato tutto se stesso, su un suolo straniero, nel combattere a difesa della Repubblica di Spagna e quindi per la libertà contro il fascismo.

 

Andrea Vulpitta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 27, novembre 2009)

Redazione:
Agata Garofalo, Anna Guglielmi, Antonietta Zaccaro
Collaboratori di redazione:
Giulia Adamo, Maria Elisa Albanese, Lalla Alfano, Mirko Altimari, Valeria Andreozzi, Simona Antonelli, Sonia Apilongo, Yael Artom, Claudia Barbarino, Maddalena Beretta, Anna Borrelli, Valentina Burchianti, Giacomo Callari, Giovanna Caridei, Paola Cicardi, Guglielmo Colombero, Simona Corrente, Simone De Andreis, Gaia De Zambiasi, Marina Del Duca, Maria Rosaria Ferrara, Susanna Ferreli, Elisabetta Feruglio, Vilma Formigoni, Anna Foti, Manuela Gatta, Simona Gerace, Barbara Gimigliano, Patrizia Ieraci, Giuseppe Licandro, Rosella Marasco, Valentina Miduri, Sara Moretti, Mariflo Multari, Graziana Pecora, Anna Picci, Mariastella Rango, Marilena Rodi, Roberta Santoro, Valentina Stocchi, Sara Storione, Pasquina Tassone, Alba Terranova, Filomena Tosi, Monica Viganò, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro, Paola Zagami
Curatori di rubrica:
Natalia Bloise, Pierpaolo Buzza, Elisa Calabrò, Maria Franzè, Annalice Furfari, Angela Potente, Francesca Rinaldi, Fulvia Scopelliti, Antonietta Zaccaro, Elisabetta Zicchinella
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT