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Anno III, n. 26, Ottobre 2009
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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 26, Ottobre 2009

Zoom immagine Viaggi, ricordi,
terra: memorie
di vita vissuta

di Rosina Madotta
Un’antologia di tempi e luoghi
edita da Abramo per ricordare
lo scrittore calabrese Siciliano


Racconta di passioni, sentimenti, viaggi, memorie, luoghi cari, radici familiari. La scrittura, la cultura, l’amara e amata terra di Calabria, ma soprattutto il mare che bagna quelle coste. Racconta di uno scrittore che ha racchiuso nelle sue opere la sua – sempre svelata e mai dimenticata – “calabresità”.

Quel mare tanto amato. Interventi sulla narrativa di Enzo Siciliano (Abramo editore, pp. 128, € 15,00), curato da Mario Desiati e Mauro Francesco Minervino, è un testo scritto a più mani da noti critici letterari ed è un omaggio alla figura e all’opera dello scrittore Enzo Siciliano, scomparso nel giugno del 2006.

Uomo di grande cultura dalle origini calabresi – la madre era di Feroleto e il padre di Bisignano –, narratore e giornalista, musicologo, critico d’arte e del costume, Enzo Siciliano è stato, specialmente a partire dagli anni ’70, una delle penne più rilevanti della scena letteraria italiana. Amico di Alberto Moravia, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, ha diretto la rivista Nuovi Argomenti – fondata nel 1953 da Alberto Carocci e dallo stesso Moravia –, ha collaborato a l’Unità, L’espresso, la Repubblica ed è stato dal 1996 al 1998 alla presidenza della Rai.

Quel mare tanto amato è, in realtà, la seconda raccolta dedicata all’autore: questi stessi contributi, difatti, vennero pubblicati per la prima volta nel maggio 2004 quando, in occasione del settantesimo compleanno di Siciliano, gli amici e i redattori gli dedicarono una serie di articoli sulla sua opera raccolti in una sezione apposita apparsa, a sorpresa, su Nuovi Argomenti.

 

Le opere, i personaggi, i luoghi

I contributi critici partono dall’esordio di Siciliano nella narrativa, avvenuto con Racconti ambigui pubblicato nel 1963, fino ad arrivare a La vita obliqua – consegnato all’editore pochi mesi prima della morte e considerato il suo testamento spirituale – uscito postumo nel 2007, passando per La notte matrigna del 1975, La principessa e l’antiquario del 1980, Rosa (pazza e disperata) del 1988, Campo de’ fiori del 1993, I bei momenti del 1999 e Non entrare nel campo degli orfani del 2002.

La raccolta – attraverso i brevi saggi critici di Massimo Raffaeli, Arnaldo Colasanti, Andrea Gareffi, Raffaele Manica, Alessandro Piperno, Flavio Santi e Mauro Francesco Minervino – è una rievocazione, una ricostruzione e insieme interpretazione delle vicende racchiuse nei romanzi, racconti, testi teatrali di Siciliano. I personaggi ritornano a vivere con i loro sentimenti, le loro passioni, i loro pensieri; i luoghi e le ambientazioni riprendono colore e forma; i dialoghi riacquistano consistenza e significato.

Esaminando i personaggi di Racconti ambigui, Massimo Raffaeli scrive: «uomini e donne perennemente sotto tiro, adulti in bilico, gravidi di un’educazione sentimentale che non riescono a smaltire, oppure individui protesi a un futuro che non giungono ad afferrare, se non nella forma di una delusione proporzionalmente inversa rispetto allo slancio e alla carica dell’illusione». Il critico Arnaldo Colasanti giudicando La notte matrigna lo definisce uno dei romanzi più interessanti pubblicati nel 1975, nel quale «Siciliano scrisse ancora di sé – di suo padre, di sua madre –, con l’esigenza di raccontare una storia di famiglia, quasi vent’anni prima di Mia madre amava il mare». E ancora, Flavio Santi nel suo saggio critico su Non entrare nel campo degli orfani, ultimo romanzo di Siciliano, ripropone un passo sul tema, ricorrente, della regione meridionale: «la Calabria è poi un’isola. L’autostrada non è servita a niente. Tutto questo mare attorno inchioda chi vive qui a una separatezza orgogliosa – l’orgoglio di sentirsi lontani, isolati, senza esserlo di fatto».

Personaggi dalle caratteristiche reali, normali e comuni come punto fondamentale della prosa, ma anche dei testi teatrali dell’autore. I luoghi d’origine e le radici familiari arricchiscono lo scenario di ritratti antropologici attuali e nitidi spesso intessuti e impreziositi dal dialetto calabrese.

 

Nel ricordo intenso di Francesco Mauro Minervino

Ma il contributo più appassionato e toccante è, a nostro avviso, il saggio Quel mare tanto amato. La Calabria di Enzo Siciliano, nel quale Minervino rende partecipe il lettore del suo personale ricordo dell’amico e collega scomparso, rievocando i viaggi fatti insieme in macchina, l’affetto generoso ricevuto, la stima nutrita da Siciliano nei suoi confronti incoraggiandolo a scrivere e pubblicare da scrittore, il momento esatto – con il mare di Paola di fronte – in cui ricevette la notizia della sua morte. Il giornalista tratteggia il rapporto di Siciliano con la terra d’origine, restituendo un ritratto di scrittore che non ha mai spezzato quel cordone ombelicale che lo ha costantemente legato alle strade percorse in macchina verso quei luoghi d’infanzia spesso scenario delle vicende vissute dai suoi personaggi, alla casa colonica nella Piana di Sant’Eufemia abitata durante le vacanze estive «fra il tempo della trebbiatura e il tempo della vendemmia», alla Calabria raccontata senza fare ricorso a stereotipi o luoghi comuni e a quel mare ricorrente sia nella sua vita professionale che privata, come una reminiscenza d’infanzia e di atmosfere familiari.

E poi... e poi la grave malattia con la conseguente necessità di subire la dialisi, sofferenza che ha acuito in Siciliano il desiderio, rimasto irrealizzato, di fare ancora ritorno in Calabria, di trovarsi nuovamente faccia a faccia con quel mare che l’aveva tanto accompagnato nel corso dei lunghi anni di residenza nella capitale.

«Forse è vero che da certi luoghi e da certe memorie in fondo ci si allontana solo per farvi ritorno»... e chissà se Enzo Siciliano è ora tornato ad ammirare il suo mare, il suo golfo.

Scorrendo queste pagine intrise di stima sincera e riconoscimento nei confronti dell’uomo e dello scrittore che fu Siciliano, non si può che provare il desiderio e la curiosità di avere tra le mani un suo testo, per poter assaporare direttamente quelle atmosfere e quegli stessi sentori respirati e vissuti dai protagonisti dei suoi scritti, per comprendere in prima persona la bellezza delle sue pagine e vedere con i suoi stessi occhi l’interpretazione data alla realtà.

 

Rosina Madotta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 26, ottobre 2009)

 

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