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Anno III, n. 26, Ottobre 2009
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Home Page (a cura di Anna Guglielmi) . Anno III, n. 26, Ottobre 2009

Zoom immagine Percorsi sull’emigrazione,
tra storie, ricerca e metodi

di Clementina Gatto
La realtà degli emigranti da una prospettiva ampia:
da Donzelli una raccolta di saggi molto innovativa


Moltissimi lettori, semplicemente rifacendosi alle vicende familiari personali o a quelle di chi sta loro intorno, sanno già che l’Italia è un paese che è stato (ed è) pienamente coinvolto nelle vicende migratorie. Anche la letteratura in merito è vastissima: tanti sono gli studi volti ad analizzare la distanza e i confini geografici percorsi dai nostri connazionali all’estero.

Quella che abbiamo qui occasione di presentare è una raccolta di saggi che analizza il fenomeno da una prospettiva nuova. Il volume è intitolato Donne e uomini migranti. Storie e geografie tra breve e lunga distanza (Donzelli editore, pp. 386, € 37,00), a cura di Angiolina Arru, Daniela Luigia Caglioti e Franco Ramella, docenti di Storia contemporanea in prestigiosi atenei italiani nonché autori di tre dei contributi. Gli altri studiosi che hanno collaborato alla realizzazione dell’opera sono anch’essi docenti o ricercatori in diversi settori della Storia moderna o contemporanea.

Come leggiamo nell’Introduzione dei curatori, quest’antologia nasce dall’esigenza di studiare le migrazioni, da e verso l’Italia, sulla base di criteri più esaustivi rispetto alla distanza percorsa e ai confini geografici interessati.

In altre parole, il libro presenta la necessità di analizzare il fenomeno migratorio da una prospettiva più ampia, che includa, laddove possibile, le motivazioni personali e biografiche dei singoli, oltre che le dinamiche di gruppo, per far emergere gli aspetti finora trascurati dalle ricerche e indagare le conseguenze che gli spostamenti hanno determinato nelle generazioni discendenti dai migranti.

 

Un fenomeno antico sotto una luce nuova

Poniamo l’accento sul dato di innovazione attraverso cui il fenomeno migratorio viene “scansionato” dalla raccolta. Data la vastità dei contributi e dei temi trattati, si è scelto di presentarne solo alcuni, con l’obiettivo di sottolineare le novità degli studi scientifici in corso.

Innanzitutto, occorre introdurre il concetto di “circolarità”, che rinnova dall’interno lo studio delle migrazioni degli italiani in una prospettiva dinamica.

Ne è una prima applicazione la circolarità geografica, che richiede di rivisitare il criterio di analisi dei percorsi tracciati dai migranti. In altre parole, come spiega Ramella, bisogna riconsiderare gli spostamenti verso i centri industriali riconoscendone il carattere spesso bipolare o multipolare. Lo studioso ricostruisce quanto accaduto nella Torino industrializzata degli anni tra le due guerre mondiali, luogo in cui si è diretto un massiccio numero di italiani: solo alcuni di loro, però, si sono “trapiantati” nella città piemontese; molti – al contrario – ne ripartivano a intervalli regolari o l’hanno infine lasciata, per fare definitivamente ritorno, a conclusione della loro vita lavorativa, nei propri luoghi d’origine.

Un altro aspetto del concetto di circolarità è la sua applicazione al fenomeno del credito e l’analisi dell’evoluzione dei movimenti di denaro. Come spiega Arru nel suo contributo, esaminando i registri dei crediti emerge un nuovo punto di messa a fuoco: «la ricostruzione delle reti di relazioni create intorno al denaro prestato o ricevuto non ha tenuto conto delle appartenenze geografiche di chi è coinvolto nel credito. E tuttavia le fonti […] ci suggeriscono l’ampio fenomeno dei prestiti ottenuti da chi lavora e risparmia durante le varie fasi dei suoi spostamenti» con la conseguente scoperta che, spesso, i percorsi e le deviazioni di un viaggio sono definiti proprio dalle capacità e possibilità di allocare il denaro. Un patrimonio anche esiguo, proveniente da una piccola realtà rurale, può diventare una ricchezza composita con fondi in altri confini; seguirne le evoluzioni in termini di nuovi crediti e circolazione di beni può aiutare a ricostruire la complessità di interi percorsi migratori.

La circolarità associata al fenomeno delle migrazioni è, naturalmente, anche quella delle persone, considerate come unità destinate a cambiare le vicende economiche di interi nuclei familiari. Proprio questa visione viene rivisitata nel saggio di Luigi Lorenzetti che – focalizzando i suoi studi sugli spostamenti nell’arco alpino tra il 1600 e il 1850 – invita a guardare con occhio critico all’idea di famiglia tradizionale, spesso idealizzata, dominata da una certa solidarietà naturale e spesso detentrice di un primato sulle spinte autonomistiche dell’individuo. Al contrario, Lorenzetti osserva l’emergere di una tensione tra le strategie economiche familiari della vecchia generazione e le aspirazioni individuali di autodeterminazione delle generazioni successive. Un altro aspetto a nostro avviso interessante di questo contributo è che in esso il migrante non è più considerato come vittima della scarsità di risorse economiche del suo territorio d’origine, ma un soggetto dotato di capacità imprenditoriali e – con riferimento alle popolazioni alpine – in grado «di inserirsi in ampi circuiti economici, integrati nei sistemi della produzione e della distribuzione dei centri urbani e delle regioni della pianura».

Un’altra conseguenza del dinamismo generato dagli spostamenti migratori è l’analisi delle strategie messe in atto per mantenere i rapporti tra le persone che si allontanano e quelle che restano. A tal proposito, Nicola Guarino analizza un aspetto all’interno dei rapporti tra uomini e donne, considerando punto di partenza – e di ritorno – la Avellino degli ultimi trent’anni dell’Ottocento fino alla Prima guerra mondiale. Fa ciò attraverso lo studio di quella particolare sezione dei registri matrimoniali dedicata alle persone che si sposano fuori Italia e vi si registrano una volta ritornati in patria.

Altri studiosi, invece, come Andreina De Clementi e Anna Treves, si focalizzano proprio sul viaggio, in un’ottica ancora una volta nuova rispetto alla mera vicenda di allontanamento dalla terra d’origine. In particolare, sottolineiamo la natura innovativa dell’analisi di Treves che rapporta l’emigrazione al turismo, vedendo questo come alternativa economicamente rilevante. Interessante notare che, ciò che sembra a noi oggi un’ovvietà – la creazione, col turismo, di nuovi posti di lavoro e di nuove possibilità per la realtà industriale italiana – è una consapevolezza che si costruisce proprio in quel periodo, corrispondente alla chiusura delle nostre frontiere nei primi decenni del Novecento.

 

Studi di genere e reti sociali

Un’altra area tematica che percorre trasversalmente il libro e ne costituisce una parte importante è il genere. Nei modelli più tradizionali degli studi sulla migrazione, tuttavia, la questione è stata piuttosto trascurata. Anche in questo senso, quindi, il libro manifesta un carattere innovativo.

La scarsa attenzione finora rivolta al rapporto tra donne e migrazione è da imputare principalmente alla modalità che per lungo periodo ricorre nei loro spostamenti – sia diretti all’estero, sia interni alla penisola italiana – negli anni del “miracolo economico”. Il modello tradizionale vede per prima la partenza degli uomini, ai quali – attraverso contatti sul luogo di destinazione – sono facilitati l’ingresso e l’inserimento nel mercato del lavoro locale. A questa partenza segue il ricongiungimento della partner, che raggiunge un territorio già “esplorato” dal marito e non ha altra scelta se non tentare di inserirsi nella rete sociale da lui costituita. Al risultato spesso fallimentare consegue di solito il suo isolamento, sia lavorativo – poiché le reti occupazionali sono «segregate per genere», come evidenziato dai curatori – sia sociale.

Limite di questo modello migratorio è che esso finisce per «enfatizzare il protagonismo degli uomini relegando la componente femminile in una posizione marginale». Ogni eventuale contributo della donna alla vicenda migratoria è ignorato automaticamente, essendo essa considerata nella posizione di chi accetta una scelta altrui piuttosto che esserne protagonista. Gli studi condotti in base a questo modello, quindi, trascurano ogni altra indagine e generalizzano i meccanismi di migrazione di un nucleo familiare – cristallizzando nel modello numerosi casi particolari.

Questa rappresentazione della migrazione, tuttavia, mostra i suoi limiti quando (come alcuni dei saggi qui presentati scelgono di fare) ci si sofferma ad analizzare alcuni di questi casi “dietro la superficie”. Così, per esempio, fa la studiosa Anna Badino, che va a fondo in una vicenda di migrazione apparentemente non dissimile da tante. Altri casi sono quelli che si verificano sullo sfondo degli anni Venti e Trenta del Novecento torinese (Ramella), in cui il movimento migratorio che coinvolge le donne è tale da far pensare all’esistenza non marginale di un modello diverso da quello descritto: una presenza femminile che si muove autonomamente nello spazio geografico, alla ricerca di canali di lavoro propri, con una serie di conseguenze interessanti da approfondire.

Per concludere, segnaliamo un altro elemento di novità dell’antologia: la rilettura critica della “rete sociale”, concetto che ha rinnovato pienamente gli studi sull’immigrazione.

Anche questo lavoro, di fatto, prende le mosse dall’idea che la rete sia il nucleo funzionale all’interno del quale hanno origine i movimenti migratori. Esso tuttavia va anche oltre, invitandoci a ripensare in termini critici la versione specifica di rete considerata dalla storiografia delle migrazioni, che identifica i legami personali del potenziale migrante con quelli della comunità di appartenenza. Modalità di migrazione di questo tipo sono, di fatto, estremamente diffuse; tuttavia non è da trascurare che ne esistono altre, meno visibili, operate da singoli individui le cui motivazioni non sono immediatamente riconducibili a quelle di natura economica.

Le loro tracce sono naturalmente molto più labili e di difficile ricostruzione per lo studioso, cosa che rende comprensibile la scarsa ricorrenza nelle pagine della letteratura sull’argomento. Nondimeno, la loro presenza relativizza il concetto di rete sociale, non unica fonte di spostamenti di persone nello spazio e nel tempo.

 

Clementina Gatto

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 26, ottobre 2009)

Redazione:
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