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Anno III, n. 24, Agosto 2009
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Biografie (a cura di Agata Garofalo) . Anno III, n. 24, Agosto 2009

Zoom immagine Gli eventi estromessi
e taciuti dalla storia
sull’ideologia che ha
scosso il Novecento

di Sandra Granata
In un romanzo edito da Città del sole,
il desiderio di spiegare il Sessantotto
e le contraddizioni del “Secolo breve”


Una saga familiare che affonda le radici nelle miserie della Calabria al principio del secolo scorso: fra i protagonisti Giovanni sballottato dagli anni convulsi e disperati della Grande guerra, costretto a combattere una battaglia che non aveva scelto e poi i figli Mario e Manuel, infiammati dagli ideali sessantottini di uguaglianza e solidarietà fino alla vittoria sandinista nel Nicaragua degli anni Settanta. Gli antieroi di questa saga lottano e soffrono in un periodo triste e denso di eventi, in cui morire per i propri principi e difendere coi denti la conquista di un mondo nuovo, erano ancora le aspirazioni più nobili verso le quali tendevano gli animi di molti. Questa, in sintesi, la trama di Solo fumo è la paura che nasconde il tuo orizzonte di Nando Primerano (Città del sole editore, pp. 188, € 12,50), romanzo dall’intenso sapore autobiografico, una testimonianza a volte scomoda di ciò che ha rappresentato l’emancipazione giovanile dagli schemi sociali imposti dalle vecchie generazioni.

La memoria storica ha volutamente cancellato gli eventi del Sessantotto e di tutto il “caldo” decennio successivo, banalizzandoli e riducendoli a drammatici episodi di violenza gratuita, ma, in nome delle tante vite perse ad esempio, nelle manifestazioni, nella strage di piazza Fontana, della stazione di Bologna, sui treni di Gioia Tauro ecc. e in nome dei tanti desaparecidosgli “scomparsi” di cui per anni gli argentini hanno chiesto invano di conoscere la sortequei ricordi vanno consegnati alle generazioni successive, perché, dice l’autore stesso citando il poeta uruguaiano Mario Benedetti: «non moriranno mai finché ci sarà una voce disposta a ricordarli e a cantarli».

 

Guerra e pace

Arruolatosi come volontario durante la colonizzazione italiana dell’Abissinia, Giovanni era partito senza un soldo dal paese natio che non avrebbe mai rivisto, più per necessità che per ideali politici. Nulla aveva da offrirgli la Calabria in cui notai, sindaci e parroci approfittavano dell’ignoranza dei contadini per sottrarre loro la terra da coltivare, che abbondava nelle mani di signorotti indifferenti tanto ai propri terreni incolti, quanto alle difficoltà della loro gente.

Con l’inganno fu però tradotto a Cadice per dar man forte agli spagnoli di Francisco Franco nella lotta civile scoppiata dopo la vittoria del Fronte popolare in Spagna, durante quello che fu il preludio alla Seconda guerra mondiale. Ferito e deciso a disertare nella consapevolezza di non appartenere a quella guerra, con l’aiuto di un connazionale, scappò in Francia: non avrebbe mai potuto, da traditore quale era considerato, rimettere piede in Italia. Qui, galvanizzato dall’entusiasmo di un suo zio paterno e dal cugino Andrè, sposò con fervore proprio la causa del Fronte popolare e, quasi senza rendersene conto, si ritrovò a combattere nuovamente in Spagna, contro il Franchismo e il Fascismo, quando in cuor suo aveva promesso a se stesso che non avrebbe mai più attraversato un campo di battaglia. Dopo la morte di Andrè, Giovanni fu salvato dal nuovo compagno Josè dal desiderio di immolarsi lottando. Con la distruzione di Guernica, le truppe a cui apparteneva, amareggiate anche se non definitivamente sconfitte, lasciarono la città catalana per tentare fortuna altrove.

L’Argentina era allora terra in cui era facile cominciare una nuova vita: gli investimenti europei e statunitensi avevano favorito lo sviluppo industriale del paese. È nel paese sudamericano che, divenuto operaio, e poi coinvolto nell’esperienza populistauna temporanea alleanza tra la classe operaia e la borghesia contro le classi dirigenti e le potenze straniereGiovanni visse la prima fase liberatrice dovuta al peronismo che donò anche alla classe operaia una (pur se per molti aspetti soltanto formale) forza autonoma e realizzò il progetto di avere una famiglia sposando la bella Keoken, nipote di Josè. Alla morte di Perón, il movimento peronista parve subito diviso: da una parte la destra perseguiva l’opera di repressione delle forze operaie nella quale avevano fallito i militari, dall’altra la sinistra tentava ancora con ogni mezzo di realizzare progetti riformisti.

Troppa politica si respirava in casa perché i due figli di Giovanni, Mario e Manuel, non venissero coinvolti anch’essi da quegli anni tumultuosi in cui studenti e operai di Cordoba diedero vita a vere e proprie insurrezioni contro il generale presidente Ongania, presto deposto. Mario, che si era distinto come leader degli studenti e aveva sposato con calore la lotta contro il Fascismo, si era facilmente inserito nei movimenti di guerriglia nati dal partito giustizialista, poi prontamente contrastati da bande armate create dalla destra per fomentare il terrorismo e l’omicidio politico. La destra fanatica portò di nuovo a una dittatura militare; ogni opposizione fu repressa nel sangue: Giovanni e Keoken si suicidarono per non cadere nelle mani nemiche; Mario, inaspettatamente traditi i suoi compagni per non essere ucciso, finì col far parte delle trentamila persone misteriosamente scomparse: i desaparecidos, rapiti, imprigionati o uccisi dalla polizia segreta o da bande fasciste.

 

La lunga strada verso casa

Manuel, deluso dalle scelte del fratello e dall’amore non ricambiato per la bella rivoluzionaria Claudia, era intanto partito alla ricerca delle proprie origini in Italia proprio all’alba delle contestazioni studentesche del Sessantotto. Dopo aver conosciuto la sfortuna e la lotta per la sopravvivenza affrontata dai suoi parenti nel paese da cui era partito il padre, trovò un posto da operaio a Bologna condividendo la realtà di studenti, lavoratori e femministe che lottavano contro la mentalità retrograda della generazione precedente. Fu proprio durante uno degli scontri tra studenti e polizia, nel ‘77, che ritrovò inaspettatamente Claudia, cambiata dalla triste realtà che aveva vissuto nella madrepatria e dalle violenze subite durante il viaggio della salvezza verso l’Italia e, questa volta, disposta a ricambiare l’amore di Manuel, che non era mai venuto meno. Sensibile alla drammatica situazione che in quel periodo attraversava il Nicaragua, Claudia convinse Manuel a ritornare nell’America Latina.

In quegli anni la povertà e le violenze erano esasperate, nell’America Centrale, dal rigido controllo esercitato dagli Stati Uniti che avevano da sempre appoggiato dittature militari e regimi di destra, intervenendo spesso anche militarmente in loro aiuto. La dittatura della famiglia Somoza, che durava da oltre quarant’anni, era fieramente avversata dal Fronte sandinista di liberazione nazionale, così chiamato dal nome di Cesar Sandino, un guerrigliero meticcio che era riuscito a tenere in scacco le truppe governative dal 1927 al 1935. Dopo il terribile terremoto del 1972, Somoza, divenuto impopolare per aver intascato i soldi destinati alla ricostruzione del paese, perse anche l’appoggio degli Stati Uniti e la dittatura venne definitivamente rovesciata nel 1979. Qui la storia personale di Manuel e Claudia si fonde con la storia di un paese finalmente libero.

Due realtà diverse, quella del Sud Italia e del Sud America, che nel racconto di Primerano sono unite da uno stesso filo conduttore, ripercorse entrambe da uno stesso ideale di giustizia e uguaglianza nella lotta contro i soprusi.

 

Sandra Granata

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 24, agosto 2009)

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