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Anno III, n. 23, Luglio 2009
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Filosofia e religioni (a cura di Angela Potente) . Anno III, n. 23, Luglio 2009

Zoom immagine La voce della chiesa
nell’era del nucleare
e della guerra giusta

di Salvatore Reale
L’editore Iacobelli racconta di pontefici
che hanno indicato credibili vie di pace


Il messaggio evangelico è essenzialmente imperniato sul concetto di pace tra gli uomini. Una delle missioni della chiesa pertanto è sempre stata quella di orientare e condurre i popoli sul cammino della concordia. Tale concordia è di fatto difficilmente raggiungibile, proprio a causa dell’incapacità degli uomini di considerarsi tutti fratelli creando, in tal senso, i presupposti del vivere in perfetta comunione.

I papi che si sono succeduti nel ’900, hanno affrontato la tematica della pace partendo dalla realtà nella quale erano immersi, leggendo gli eventi dei tempi alla luce della parola di Dio e cercando di creare le giuste premesse affinché l’obiettivo della pace si potesse raggiungere in modo più o meno stabile. Il pensiero di questi papi, i quali rappresentano la voce della chiesa universale, è racchiuso in un libro di Roberto Di Giovan Paolo e Piero Fabretti dal titolo I papi, la chiesa e la pace, edito da Iacobelli (pp. 278, € 16,00).

Il saggio, frutto di un lavoro di diversi decenni, è arricchito dalla Prefazione di Pio Cerocchi e include due inediti rispettivamente di Achille Ardigò e di Monsignor Tonino Bello.

 

Pio XII e la dottrina della guerra giusta

Il libro affronta, in senso cronologico, il succedersi di diversi papi partendo, in primis, da Pio XII, che occupò la cattedra di Pietro tra il 1939 e il 1958.

Si analizza, nel capitolo ad esso dedicato, come il pontefice abbia affrontato il tema della pace nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale e durante le tensioni dovute alla Guerra fredda.

La voce di Pio XII poteva essere ascoltata attraverso la radio: il «mezzo di comunicazione di massa più diffuso all’epoca»; egli parlava di fratellanza universale che viene a realizzarsi attraverso l’amore per il prossimo sul quale si fonda l’ordine sociale voluto da Dio.

 

Giovanni XXIII

Il pontificato di Giovanni XXIII fu di breve durata, soli cinque anni, ma fu un periodo intenso poiché ci si trovò immersi in piena era nucleare e il concetto di pace assunse un significato molto particolare.

Uno dei più grossi contributi di questo pontefice fu l’enciclica Pacem in Terris nella quale riuscì a far capire molto chiaramente come il problema della pace fosse legato strettamente a quello dello sviluppo.

Nel volume in questione viene esposto in modo chiaro il pensiero del pontefice e le possibili soluzioni da lui prospettate per uscire dal pericolo di non poco conto, scaturente da un probabile cattivo utilizzo del nucleare.

Oltre a dare uno sguardo alla storia, si sottolinea come Giovanni XXIII abbia attinto a Dio quale fonte inesauribile di verità, per aprire gli occhi e le coscienze degli uomini. In tal senso si orientano i suggerimenti rivolti al mondo politico e sociale, con l’intento di costruire dei rapporti che siano orientati al superamento dei conflitti che possono minare la pace universale.

 

Paolo VI

La voce di questo pontefice si fece sentire in modo chiaro e diretto, quando «il 4 ottobre 1965 si reca nella sede dell’Onu pronunciando un celebre discorso per manifestare il suo totale appoggio a quest’organizzazione internazionale come sede pacifica per la soluzione dei conflitti in alternativa alla guerra».

Nell’enciclica emanata il 27 marzo del 1967 dal titolo Populorum Progressio, Paolo VI affronta il legame che vi è tra la pace e lo sviluppo sociale ed economico dei popoli. Nel libro vengono riportati alcuni passi dell’enciclica commentati dagli autori, e si può chiaramente leggere come questo pontefice abbia dovuto affrontare il problema della contestazione sociale, che vide il suo apice nelle agitazioni del 1968.

Il primo gennaio di ogni anno ricorre la Giornata mondiale della pace, istituita per la prima volta proprio da Paolo VI. In questa giornata il pontefice in carica invia un messaggio di riflessione all’umanità in cui tutti gli uomini, credenti e non, sono invitati a riflettere.

 

Giovanni Paolo II e Benedetto XVI

Il problema della pace affrontato da papa Wojtyla «può essere diviso in due periodi: dal 1979 al 1985 viene approfondita la dottrina di Paolo VI e del Concilio Vaticano II; dal 1986 fino alla sua morte, pur partendo dalle conclusioni precedenti, mette in evidenza gli accresciuti legami internazionali da cui dipendono la pace e lo sviluppo dei popoli: la dipendenza del sud del mondo rispetto al nord, il grave problema del debito internazionale, le responsabilità dell’ovest rispetto all’est in piena crisi economica e politica».

Il pontificato di Giovanni Paolo II ha attraversato molti eventi significativi della storia dell’umanità; grazie a papa Wojtyla molte barriere sono crollate e la sua opera ha fatto sì che si prendesse coscienza di alcuni aspetti essenziali della vita dell’uomo.

L’impegno di questo pontefice per la pace è stato costante, fornendo un orientamento pedagogico alla chiesa stessa che ha il dovere di «educare alla pace». Giovanni Paolo II affronta anche la corsa agli armamenti, la guerra nei Balcani, le guerre nel Golfo e la funzione dell’Onu rispetto alla cooperazione internazionale.

Altri aspetti ancora sono messi in luce ed analizzati dai due autori del libro, che converrebbe approfondire direttamente dalla lettura del volume.

Si affronta anche il pensiero dell’attuale papa espresso sul tema della pace che trova un certo significato già nel nome stesso scelto da Ratzinger al momento dell’elezione quale «chiaro riferimento al papa che denunciò l’inutile strage della Prima guerra mondiale»; per poi proseguire con altri interventi che delineano in modo chiaro il suo pensiero rispetto alla pace tra i popoli.

Di Benedetto XVI viene riportato il messaggio rivolto il primo gennaio 2009 per la Giornata mondiale della pace.

 

Salvatore Reale

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 23, luglio 2009)

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