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Anno III, n. 22, Giugno 2009
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n. 22, Giugno 2009

Zoom immagine La scuola vista
con lo sguardo
del tirocinante

di Monica Catalano
Le grottesche vicissitudini
di un giovane professore
in un libro edito da Voland


Martin Kranich è un giovane di Stoccarda che si accinge a svolgere il suo secondo anno di tirocinio per l’insegnamento presso l’istituto “Erg” di Göppingen. Un racconto, questo, che descrive, in maniera alquanto sui generis, parte del sistema scolastico tedesco attraverso l’esperienza – di appena cinque giorni – di un tirocinante. Uno dei temi, se vogliamo, è un po’ quello che angoscia la gioventù odierna: la paura del futuro, della precarietà. Se eravamo abituati a vedere l’universo scolastico attraverso gli occhi degli alunni, i loro scritti e le loro paure, rimarremo favorevolmente colpiti dal cambiamento di prospettiva; questa volta, infatti, protagonista e “vittima” della scuola è un insegnante. Il tutto nel romanzo Sala professori (Voland edizioni, pp. 120, € 13,00) – titolo originale Lehrerzimmer – tradotto in italiano da Roberta Gado Wiener e scritto da Markus Orths, quarantenne tedesco che ha vinto, a riprova dell’apprezzamento goduto in patria, diversi premi letterari fra i quali il “Moerser Literatur-Preis” (2000), l’“Open mike der Literaturwerkstatt Berlin” (2000) e il “Literatur-Stipendium Landes Baden-Württemberg” (2008).

 

L’insegnante in preruolo e il preside “aguzzino”

«Provavo a immaginarmi cosa sarebbe accaduto se avessi perso quella telefonata: una vita sotto i ponti, le notti in un centro di accoglienza, disperazione, terrore, gelo», racconta Kranich nel prologo del romanzo, descrivendo il suo stato d’animo mentre era in attesa di ricevere la chiamata della Sovrintendenza scolastica per l’assegnazione della sede lavorativa, arrivata poi «il 20 agosto alle ore diciassette e ventiquattro».

Durante la lettura veniamo totalmente travolti dalla vicenda grottesca di quest’uomo che si ritroverà a dover convivere con un melting pot di paura, rassegnazione, rivolta e istigazione al tradimento e alla menzogna, almeno fino alla resa dei conti finale che gli regalerà, anche se per troppo poco tempo, l’illusione della libertà.

La figura più emblematica è quella dell’“autorità costituita”. Höllinger, preside dell’Erg, uomo che «può contare su un raffinatissimo sistema di spie e contro spie all’interno del corpo insegnante», dopo aver minato l’autostima e la sicurezza di Kranich, al loro primo incontro gli illustra quelli che ritiene essere i pilastri del sistema scolastico «paura, lagnanza, facciata e menzogna. La menzogna, ci teneva subito a dirlo, va interiorizzata, è l’essenza della scuola – e ancora, più avanti nel testo – se tutti fanno finta, in fin dei conti non c’è più differenza fra apparenza e realtà».

Da questo colloquio umiliante avrà inizio una serie di situazioni bizzarre e quasi surreali in cui il giovane protagonista si troverà a essere, suo malgrado, coinvolto. Incontri segreti – che poi così segreti non sono – con Jensen, Renner e Pascal, i colleghi “ribelli”; la nomina a secondo Ass, ovvero addetto segreto alla sicurezza, con la conseguente necessità di dover tradire qualcuno; alunni “spioni”, ma anche solidali quando il povero Kranich verrà messo sotto esame da un ispettore della Sovrintendenza, un “bianco”. Un sistema basato, insomma, sulla paura e sull’inganno che alla fine mieterà fra le sue vittime lo stesso Höllinger.

 

Se il buon giorno si vede dal mattino…

Sin dall’inizio Martin è perseguitato dalla sfortuna, ha trascorso le ultime due settimane a preparare ben quattordici ore di lezione e il week end a programmare quattro variazioni metodologiche da utilizzare durante la prima ora d’insegnamento in una delle classi che gli sono state assegnate, la 11ª B, «Sapermi preparato mi tranquillizzava […] la primissima ora di lezione, in assoluto la più importante dell’anno scolastico, l’ora che a quanto mi avevano detto, si sarebbe impressa a fuoco nella memoria degli studenti e avrebbe decretato in quale categoria di insegnanti mi avrebbero classificato in futuro». La fatidica mattina, però, lo attende una brutta sorpresa, viene convocato dal vicepreside che gli comunica una modifica nell’orario, non lavorerà in 11ª B come gli era stato precedentemente annunciato, ma in «I0ª D. Il che è un onore peraltro, in I0ª D c’è il figlio del preside in persona».

 

Un libro esilarante

In alcuni passaggi la lettura può risultare un po’ “difficile”, tra le altre cose notiamo, attribuendoli evidentemente al particolare stile dell’autore, la totale assenza delle virgolette – o comunque di un qualsiasi segno distintivo della forma dialogica – e l’utilizzo di periodi tanto lunghi da necessitare talvolta di una rilettura. Apprezziamo le note della curatrice che fanno luce su quei particolari del diverso sistema scolastico che avrebbero potuto fuorviare la lettura – si pensi al metodo di valutazione in voti in tedesco che va dall’1 (ottimo) al 6 (insufficiente) – e la scelta di utilizzare un glossario esplicativo, nonostante la decisione di tradurre termini specifici quali, per esempio, le qualifiche dei docenti.

Al di là di qualsiasi analisi tecnico-stilistica, possiamo dire, tuttavia, che questo breve romanzo, con le sue situazioni stravaganti e talvolta irrazionali, ha assolto al suo “compito”, regalandoci qualche ora di divertimento e, perché no, anche di riflessione.

 

Monica Catalano

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 22, giugno 2009)

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