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Anno III, n. 22, Giugno 2009
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n. 22, Giugno 2009

Zoom immagine Alla Fiera del libro di Torino arriva
il Premio Tropea coi suoi finalisti

di Francesca Rinaldi
Nello stand della Regione Calabria, tanti dibattiti ed eventi affiancano
la presentazione dei premi internazionali “Rhegium Julii” e “Nosside”


Anche quest’anno la Regione Calabria ha offerto ai suoi editori la possibilità di partecipare alla Fiera internazionale del libro che si svolge a Torino. E anche quest’anno la Calabria si è presentata ai tanti visitatori, che nei cinque giorni hanno attraversato il Lingotto, con uno stand ricco di libri e di eventi. Tra i più attesi, la presentazione del Premio letterario nazionale “Città di Tropea”. Sabato 16 maggio alle ore 16:00, infatti, il giornalista e promotore del premio (assieme a Maria Faragò) Pasqualino Pandullo ha moderato l’incontro-dibattito dal titolo “La sindrome di Calimero: la Calabria è davvero piccola e nera?”. Ospiti dell’evento: lo scrittore Carmine Abate, il vicepresidente della Regione Calabria Domenico Cersosimo, lo scrittore Mario Desiati e lo scrittore Matteo Mazzuca.

Pandullo – dopo aver illustrato le modalità attraverso le quali, nelle serate del 3, 4 e 5 luglio, verrà decretato il vincitore dalla terna dei romanzi finalisti (Carmine Abate con Gli anni veloci, Mondadori; Mario Desiati con Il paese delle spose infelici, Mondadori e Paolo Di Stefano con Nel cuore che ti cerca, Rizzoli) – ha spiegato che la “sindrome di Calimero” è un’espressione immediatamente metaforica, venuta fuori da una chiacchierata di qualche tempo fa con Giuliano Vigini (che ha fatto visita allo stand ed è rimasto anche per l’incontro), per descrivere il tipico “lamentismo” dei calabresi.

 

La Calabria «piccola e nera» esiste davvero o è soltanto un problema di prospettive?

La parola è passata poi allo scrittore Abate che con le sue molte “identità” (da arbëreshe a “germanese”, da italiano a calabrese) è riuscito a vedere le «tante calabrie» nascoste in una sola (da Chianalea a Bagnara, così come dalla costa all’interno).

Desiati, da pugliese trapiantato a Roma ormai da venti anni, è intervenuto spiegando che il vero problema delle regioni del Sud, tra cui la Calabria, sta nell’invecchiamento della popolazione. Citando infatti i dati Svimez ha ricordato che ogni anno 300 mila giovani partono dal Sud per andare al Nord e, nello stesso arco temporale, 60 mila over 65 compiono il viaggio al rovescio. «Si parte per vivere e si torna per morire» è stata la sua triste considerazione, seguita da un incitamento: «non c’è da lamentarsi, c’è da agire».

Per il giovane scrittore milanese Mazzuca, invece, la Calabria è sempre stata la terra delle vacanze estive nel paese natio dei suoi genitori; quindi il “nero” della regione è per lui quello filtrato dai mass media, ma i colori che vedono i ragazzi del Sud, che lui conosce, sono quelli del mare e della terra.

La visione, a suo stesso dire anticonvenzionale, del vicepresidente della Regione Cersosimo è il ribaltamento dell’ormai forse troppo abusata locuzione “fuga dei cervelli”. Partendo dalla premessa che l’Italia (e anche la Calabria) «non produce abbastanza cervelli» e che questi si creano aprendo la mente dei giovani attraverso la conoscenza di altri luoghi e del mondo, quindi con l’uscita dalla propria terra, il problema non è come non fare uscire i giovani, ma l’inverso: creare le condizioni affinché un bolognese e un parigino decidano di vivere in Calabria. Proprio come succede in uno dei romanzi finalisti del premio, Gli anni veloci di Abate, ambientato nella Crotone degli anni Settanta, nel quale il protagonista è un ferrarese che per lavoro va a vivere nella città di Pitagora. Anche il romanzo di Desiati è ambientato al Sud, in una teatrale e tragica Puglia rievocata nello stesso titolo Il paese delle spose infelici (che trae spunto da una leggenda che vuole le spose attraversate da un momento di depressione proprio il giorno delle nozze). Mentre per il terzo romanzo in lizza, Nel cuore che ti cerca, è il suo autore Di Stefano ad evocare il Sud, essendo nato in Sicilia (precisamente ad Avola), ma cresciuto a Lugano in Svizzera.

Per chiudere l’incontro, Pandullo ha chiesto al vicepresidente della Regione di fare un breve spot, le 3 ragioni per venire 3 giorni a Tropea ad assistere al premio. Cersosimo ha risposto in modo senza dubbio incisivo: «perché Tropea è una città di mare tra le più belle al mondo; perché nelle strade di Tropea ci sono moltissimi giovani, quindi si diventa tutti più giovani; infine perché è un premio speciale dove la giuria è composta anche da 409 sindaci dei comuni calabresi, quindi ha questa interessante e curiosa ambizione di fare leggere i sindaci».

E con questo spot “3 X 3” non ci resta che darci appuntamento tutti a Tropea quando, nelle serate del 3, 4 e 5 luglio, verrà scelto il vincitore di un premio che è già diventato un evento mondano irrinunciabile dell’estate calabrese.

 

Altri importanti premi in Calabria

Nelle giornate torinesi allo stand della regione si è parlato anche di altri due tra i più importanti premi presenti sul territorio calabrese: il Premio “Rhegium Julii” e il Premio “Nosside”.

Il primo, giunto addirittura alla quarantaduesima edizione, definito dagli addetti ai lavori il “Campiello del Sud”, è indetto ogni anno dal circolo culturale “Rhegium Julii” (Premio alla Cultura 1988) e si rivolge nelle sue varie sezioni ad autori, pure stranieri, sia di narrativa (racconti e opere prime) che di poesia (anche in vernacolo). Da quest’anno è stata aggiunta una sezione “…sulle onde del web…” per la poesia inedita. L’infaticabile presidente del circolo, Giuseppe Casile, ha illustrato alcune delle molte iniziative della sua associazione.

Il secondo è il premio internazionale di poesia, che deve il suo nome alla poetessa vissuta a Locri nel III secolo a.C. Arrivato alla venticinquesima edizione, “Nosside” può vantarsi non solo di essere l’unico concorso globale di poesia per opere inedite nel mondo, ma anche di far parte dell’“Unesco world poetry directory”. La strategia culturale del premio è imperniata sul plurilinguismo con l’apertura a tutte le lingue del mondo e, in particolare, a quelle “in via d’estinzione”. Nel 2008 hanno partecipato concorrenti di ogni continente, provenienti da 40 stati per ben 29 lingue. Il presidente e fondatore del premio Pasquale Amato assieme all’editore Franco Arcidiaco hanno spiegato bene quanto sia importante per tutti noi fare sì che anche la lingua con meno parlanti venga documentata, quindi conservata.

 

Francesca Rinaldi



Nella fotografia: Uno dei finalisti del Premio Tropea, il “mondadoriano” Carmine Abate, con il giovanissimo nuovo autore della stessa Mondadori, Matteo Mazzuca.

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 22, giugno 2009)

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