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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
L’alto significato morale
del mandato di arresto
spiccato contro Bashir,
ma privo di risvolti reali
di Mariangela Monaco
La decisione della Corte penale internazionale rischia solo di avere effetti
controproducenti sul difficile processo di pace (?) in Darfur. Ecco perché
Il presidente ha reagito accusando
Nuovo colonialismo anche perché, in questo caso,
In realtà, il mandato d’arresto ha certamente un forte valore morale, teoricamente anche giuridico, ma, dal punto di vista pratico, nullo. Bashir, per essere consegnato al Tribunale de L’Aja, dovrebbe essere arrestato dalle proprie guardie. All’estero, il discorso è analogo. Lo Statuto stabilisce che se il Capo di stato incriminato rappresenta un paese che lo ha ratificato, se commette uno dei crimini per cui è competente
C’è un modo per ovviare a questo, nel caso in cui sia stato, come è accaduto per Bashir, il Consiglio di sicurezza a deferire un organo di uno Stato alla Corte: il Consiglio stesso può obbligare i paesi membri dell’Onu a togliere all’incriminato le immunità. Ma per il Darfur non è stato fatto questo, e il Consiglio si è limitato solamente ad imporre un mero obbligo di cooperazione con
Pertanto, a ragione si tratta, come ha ben evidenziato Antonio Cassese, presidente della Commissione Onu sul Darfur, sulle pagine de
Poi, questo mandato di arresto, oltre, inevitabilmente, ad inasprire i rapporti, già difficili, del Sudan con i paesi occidentali, sicuramente avrà ripercussioni negative sul già complicatissimo processo di pace (sempre se c’è un processo di pace, il che è in forte dubbio – per questo motivo abbiamo messo quell’interrogativo nel sottotitolo) in Darfur, per una guerra che ha già provocato migliaia di vittime (300.000 secondo l’Onu) e oltre due milioni di profughi. E, infatti, come prima reazione Bashir ha espulso alcune organizzazioni umanitarie, tra cui “Medici senza frontiere”, “Save the Children” ed “International Rescue Committee”, e ha intimato a tutte alle varie Ong e ai Caschi blu di rispettare la legge sudanese.
Forse, come suggerisce Cassese, sarebbe stato meglio porre in essere un mandato di comparizione, cosicché Bashir si sarebbe potuto presentare a L’Aja a spiegare le sue (pseudo) ragioni, esercitando su di lui una forma di pressione ben diversa, meno esposta, e sicuramente, perlomeno in teoria, più efficace
Il problema è che
In effetti, è già di per sé un sogno creare quell’ordine cosmopolitico tanto vagheggiato dai filosofi (e di cui Immanuel Kant, con la sua Per la pace perpetua, e, sulla sua scia, Jürgen Habermas ne sono l’esempio più noto), ma nell’epoca del capitalismo sfrenato e globalizzato si tratta di una vera e propria utopia, molto più di quanto non lo fosse in tempi precedenti. Del resto, per quale motivo nessuno si sogna di incriminare
(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 20, aprile 2009)
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi