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Anno III, n. 20, Aprile 2009
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Biografie (a cura di Luisa Grieco e Mariangela Rotili) . Anno III, n. 20, Aprile 2009

Zoom immagine La famiglia Accattatis
illustri e intellettuali,
garibaldini e scrittori.
La storia di Bianchi

di Nicola D'Agostino
Atti di un convegno su vicende locali:
alla scoperta dell’identità calabrese,
diffusi da Edizioni orizzonti meridionali


La storia della Calabria non è il racconto univoco di una regione territorialmente uniforme, bensì un enorme “contenitore” di storie locali. Queste ultime sono uno strumento indispensabile per riflettere sui temi – grandi e piccoli – della sua identità. Seguendo questo presupposto si inserisce il convegno organizzato, nel dicembre del 1993, dall’Amministrazione Comunale di Bianchi, col patrocinio della Comunità Montana del Savuto – in occasione dell’inaugurazione del “Museo delle pergamene e dei documenti storici dal XII al XIX secolo”, originariamente sorto come “Centro paleografico di Bianchi”, i cui atti sono stati pubblicati, nel 2004, in un volume curato da Michele Chiodo, Atti Convegno sulle figure di Luigi e Luigi Elvio Accattatis. Illustri Intellettuali e operatori di cultura (Edizioni orizzonti meridionali, pp. 112).

Sulla figura di Luigi Elvio, studioso e artista, è incentrata la relazione di Alba Carbone, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo di Bianchi.

Di particolare interesse è il saggio di Michele Chiodo Luigi Accattatis: le radici, l’attività politica, l’impegno civile di un “Principe” dell’Accademia Cosentina. Chiodo, bibliotecario presso la “Civica” di Cosenza, ricostruisce – grazie a un’accurata documentazione bibliografica e archivistica – momenti e figure della comunità di Bianchi, in cui la famiglia degli Accattatis ebbe un ruolo prominente.

 

Storia di Bianchi

Degna di nota è la descrizione del vivace clima politico di Bianchi nel corso dell’Ottocento, sul quale Chiodo si sofferma tratteggiando le figure di due “patrioti”. Ferdinando Bianchi, ordinato sacerdote a 24 anni, partecipò con estremo coraggio alla battaglia dell’Angitola del 1848. Dopo il fallimento dei moti calabresi, nel 1851 – e dopo nove anni di latitanza – fu catturato, arrestato e condannato all’ergastolo, pena commutata poi in esilio perpetuo dal Regno delle Due Sicilie. Nel 1859 fuggì rocambolescamente sottraendosi alla deportazione con altri detenuti politici e l’anno seguente si imbarcò da Quarto con i Mille di Garibaldi. Con l’Unità fu nominato direttore del demanio.

Diversa, invece, è l’epopea del tormentato Pietro Bianco che, animato prima da autentico fervore patriottico – tanto che pare abbia combattuto al fianco dei Mille a Capua –, si dedicò al brigantaggio.

 

La Calabria di Luigi Accattatis

La storia di Bianchi, come già detto, è legata all’unisono alla famiglia «antica e illustre» di Scigliano. Nel saggio, Chiodo ne ricostruisce la genealogia dedicando particolare attenzione al suo esponente di maggior rilievo Luigi Accattatis (1838-1916) che, definito un «operatore culturale ineguagliabile sul versante della valorizzazione delle tradizioni della civiltà contadina e della cultura in generale», fu nominato a soli vent’anni socio dell’Accademia cosentina per esserne eletto presidente nel 1886.

Fervente garibaldino, nel 1860 partecipò come volontario – al fianco dei biancari – allo storico fatto d’armi di Soveria Mannelli.

Nel 1879 assunse la direzione del ginnasio di Scigliano, in cui manifestò una vivace metodologia didattica e una oculata gestione amministrativa. Lasciato il paese nel 1884, si recò a Cosenza dove istituì e diresse un collegio privato, per poi ritirarsi a Bianchi – per un quarto di secolo, sino alla morte – dove ricoprì anche la carica di sindaco.

Autore prolifico – da dissertazioni filosofiche e religiose a ricerche storiche e archeologiche – l’accademico cosentino è noto al vasto pubblico per Le biografie degli uomini illustri delle Calabrie (1869-77, 4 volumi) e il Vocabolario del dialetto calabrese (1895, 3 volumi).

Secondo Michele Chiodo, grazie a Le biografie Luigi Accattatis «perseguì l’intento di attuare una sorta di azione di educazione permanente in favore dei Calabresi, per far conoscere agli stessi la loro terra, le loro radici e il loro inestimabile patrimonio umano e culturale».

Il Vocabolario, come evidenzia il bibliotecario della “Civica” della città bruzia, «con più di 20 mila voci dialettali, spiegate ed illustrate da esempi ricavati per la maggior parte da canti popolari e dalle poesie edite ed inedite in dialetto calabrese», è: «una mole immensa di proverbi e modi di dire del dialetto calabrese; di nomi propri più usati; di piante e di alberi che attecchiscono, sui monti, nei pressi dei fiumi, e dei laghi; di nomi attinenti ai Comuni di tutta la regione (a loro volta corredati di dati sulla popolazione ed estensione dei territori, sulla viabilità, sui prodotti e commerci, sui nomi di rilievo che li illustrarono. Non solo, esistono perfino cenni sulla fondazione e sulla storia dei centri maggiori). E come se ciò non bastasse, Accattatis si è preoccupato di aggiungere a tutto questo gli usi, i costumi, le tradizioni, la terapia, le fiabe, le ninne nanne e le credenze popolari. […] È evidente, l’autore ne esce giganteggiando, perché, indirettamente, si propone anche come storico ed antropologo».

Intensa fu anche la sua attività giornalistica, da fondatore de L’eco del Savuto (1882) a direttore del periodico Il Calabrese (1886).

 

Nicola D’Agostino

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 20, aprile 2009)

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