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Anno III, n. 20, Aprile 2009
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno III, n. 20, Aprile 2009

Zoom immagine Monteleone fra ’700 e ’800
pregevole luogo di cultura

di Roberta Santoro
Rubbettino pubblica un bel volume che raccoglie
collezioni storiche: «esaltazione della memoria»


In che condizioni versava il collezionismo storico a cavallo fra Settecento e Ottocento in quella che oggi chiamiamo Vibo Valentia, ma che durante quei secoli era nota come Monteleone? Verrebbe difficile dare una risposta, soprattutto perché è un ambito molto specifico da ricercare nella più profonda tradizione del Mezzogiorno d’Italia.

A chiarirci le idee in merito giunge in aiuto il libro Collezioni storiche. Storie di collezioni. Erudizione e tradizione antiquaria a Monteleone di Calabria (Rubbettino, pp. 300, € 25,00), a cura del direttore del Sistema bibliotecario Vibonese, Gilberto Floriani, e di Maria D’Andrea, specializzata in Archeologia classica presso l’Università di Firenze.

Il libro si riferisce, in particolar modo, all’attività svolta da Vito Capialbi (1790-1853), una figura fondamentale per chi si avvicina allo studio dell’archeologia, dell’arte, della numismatica e delle biblioteche antiche.

Le diverse questioni che il volume solleva si vanno tutte ad inserire su un unico filone semantico volto ad analizzare la figura del Capialbi, per metterne in luce gli studi e il lavoro. Valorizzandone le collaborazioni con personaggi di spicco del mondo scientifico, il circuito di contatti instaurato con gli studiosi dell’epoca e mantenendo un occhio di riguardo all’eredità che egli ha lasciato alle generazioni che dopo di lui si sono succedute.

Il libro gode di importanti contributi da parte di Foca Accetta, Francesco Campennì, Valeria Ferrari, Isabella Ferro, Giacinto Namia, Maria Panarello, Giacinto Pisani, Luigi M. Lombardi Satriani, Salvatore Settis, Antonio Tripodi, Gabriella Turcarolo; nonché quelli degli stessi curatori del volume.

 

La biblioteca antica

«La biblioteca raduna le presenze intellettuali che sono entrate nell’universo della casa, contribuendo a caratterizzarlo e plasmando quel gusto che sarà alla base delle scelte estetiche dell’aristocrazia e della scala dei valori ai quali ispirare i comportamenti».

Purtroppo, molte biblioteche e collezioni archeologiche sono andate disperse, smembrate alla morte del loro proprietario e destinate a rimpinguare gli scaffali di librerie e negozi di antiquariato.

Resistono però alcune collezioni e biblioteche che sono ancora collocate nei palazzi signorili meridionali in cui hanno avuto origine, reduci di liti ereditarie e spartizioni.

Vito Capialbi, studioso, nonché collezionista del XIX secolo, assume un posto fondamentale per il suo ruolo di profondo amatore delle opere antiche. La sua attività si è svolta fra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, un’operosa esistenza volta allo studio e al collezionismo.

Il lasso di tempo in cui Capialbi ha condotto la sua attività si è caratterizzato come un periodo fervente per ciò che riguarda il culto del passato. Particolare attenzione la si dedicava, infatti, agli studi storiografici e archeologici e alla raccolta di documenti, reperti e pergamene. Un culto del passato in quanto unico luogo in cui rifugiarsi per sfuggire dalla miseria del proprio presente.

Il volume curato da  Floriani e D’Andrea analizza le forme del collezionismo tra la fine dell’età moderna e l’inizio della contemporanea, ricostruendo l’insieme delle figure, fra gentiluomini e letterati, che in Calabria si avvicendarono durante quel periodo.

«È una gigantesca esaltazione della memoria, del proprio casato, della propria famiglia, della propria città, nella convinzione che soltanto da tale memoria possa fluire la linfa della vita e la piena legittimazione di sé e della propria comunità domestica e di patria».

Le biblioteche si possono dunque definire come la testimonianza viva della fecondità culturale del Mezzogiorno in quei secoli.

 

Studio e collezionismo

Il saggio di Salvatore Settis si concentra in modo particolare sulla vita del collezionista e sulle sue pubblicazioni. Apprendiamo così che Vito Capialbi nasce a Monteleone di Calabria il 30 ottobre 1790.

La sua attività di studi connessa a quella di collezionista inizia nel1815. Questo lavoro lo conduce alla formazione di una vasta biblioteca con un considerevole fondo di incunaboli (libri stampati nel XV secolo, quando l’arte della stampa era appena nata) e manoscritti, in considerevole parte provenienti dai monasteri distrutti e da un importante museo di iscrizioni e antichità greche, romane e medievali.

La biblioteca di Capialbi è ancora raccolta nella sua sede originaria e resta, insieme con la collezione archeologica e l’archivio, il miglior monumento attestante il valore del suo lavoro.

La vita di Vito Capialbi e i saggi da lui scritti nei diversi decenni della sua attività, sono indagati accuratamente da Settis, il quale ci fa comprendere come questi mostrino quanto sia ancora vasto questo territorio culturale, da studiare per singoli segmenti.

Fino ad oggi quasi tutto ciò che Capialbi non pubblicò rimane ancora inedito. La maggior parte della sua attività letteraria si svolse sui giornali dell’epoca; molto fu pubblicato ne Il Maurolico, ne Il Faro di Messina, nel Calabrese e in altri giornali napoletani; questi e altri scritti furono da lui riuniti nei primi due volumi di Opuscoli varii.

 

Il museo e la rivista di Monteleone

Maria D’Andrea lo dipinge come un’eloquente figura di nobile dalla personalità brillante; appassionato conoscitore di antichità greche, romane e medievali che si impose presto all’attenzione dei suoi contemporanei. Ma che proprio per la sua capacità di allontanarsi da atteggiamenti che potessero essere giudicati come provinciali si distinse rispetto agli altri collezionisti.

Capialbi ricoprì diverse cariche pubbliche quando Monteleone divenne capoluogo della Calabria Ulteriore (un’antica provincia del territorio calabrese) e queste nuove funzioni assorbirono gran parte del suo tempo, allontanandolo momentaneamente dalle sue collezioni, dal suo “mausoleo domestico” come egli lo definiva.

Alla sua morte l’eredità culturale da lui coltivata non venne raccolta da nessuno, né dai familiari né dai concittadini monteleonesi.

Parte della sua collezione, che gli eredi hanno generosamente donato alla Soprintendenza archeologica della Calabria, fonderà le basi grazie alle quali sarà possibile allestire le prime mostre del museo che sarà intitolato proprio a lui.

È difficile immaginare che una collezione di oggetti antichi non rifletta i gusti e gli interessi di chi l’ha costruita nel corso degli anni, tanto più è comprensibile pensare che l’intervento di terzi, che successivamente vi mettono mano, possa andare a modificare l’intenzione iniziale del collezionista che in principio ha selezionato gli oggetti di suo gradimento. E Vito Capialbi era un collezionista attratto in special modo da materiali di produzione greca in generale, rispetto ad altre classi di produzioni antiche. Quando gli eredi decisero di donare parte della collezione furono selezionati i materiali che sembravano potessero rientrare nella tipologia di interessi del museo.

Fra gli ultimi interventi che il libro contiene troviamo quello di Gilberto Floriani, il quale traccia una storia dell’editoria e del libro a Monteleone durante l’età contemporanea, soffermandosi sugli ultimi anni del XIX secolo. In quel periodo, infatti, prendeva corpo a Monteleone una tradizione di studi folklorici ed etnologici, che si può dire, in forme diverse, perduri tutt’oggi, e che vedrà all’opera grandi figure che ebbero influenza anche sulla stessa cultura italiana. Nasce da questa esperienza La Calabria, diretta da Luigi Bruzzano, la cui pubblicazione inizierà il 15 settembre 1888, presso la tipografia di Giuseppe Raho, e andrà avanti per oltre un decennio.

Testimonianze di questo tipo sono essenziali per farci conoscere un fervore culturale che assorbì gli anni del Settecento e Ottocento e che costituirono, e costituiscono ancora oggi, un importante punto di riferimento per gli studiosi dei giorni nostri.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 20, aprile 2009)

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