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Anno III, n° 17 - Gennaio 2009
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Politica ed Economia (a cura di Maria Franzè) . Anno III, n° 17 - Gennaio 2009

Zoom immagine Una bottiglia di vino per degustare lontani ricordi
di Luisa Grieco e Mariangela Rotili
Un romantico libro pubblicato da Iacobelli raccoglie molti discorsi fatti
davanti ad un buon bicchiere, ma anche (e soprattutto) molte etichette


Ci sono dei libri che per i più longevi lettori possono rappresentare un vero salto nel passato. Libri che hanno la capacità di far tornare indietro le lancette dell’orologio (e conseguentemente anche il datario) per far ricordare al nostalgico lettore esperienze e sensazioni di un tempo che fu. Gli almanacchi calcistici, per esempio, ricordano vittorie e delusioni della propria squadra del cuore, i saggi politici fanno ritornare in mente le appassionanti discussioni sul buono (o cattivo, a seconda dei casi) operato del governo in carica. Altri libri invece ricordano sensazioni più tangibili, tattili si direbbe, gustose, perché si sa, davanti ad un buon bicchiere di vino la discussione riesce meglio.

È quello che sicuramente è successo all’autore di Vino e Seduzione. Diario di un bevitore colto e avveduto (Iacobelli, pp. 320, € 28,00), cioè Gian Paolo Bonani, psicologo e consulente aziendale con la passione, oltre che per il vino, anche per le rose. Il testo nasce dal primo di questi due interessi, o magari da una mania dell’autore alquanto insolita: quella di strappare, pazientemente, le etichette dei vini bevuti nei locali o nei ristoranti in giro per il mondo e intorno ad esse raccontare la discussione che ha fatto da sfondo alla serata.

 

Le etichette: la memoria dell’autore

Tralasciando la meticolosità che ci vorrebbe nello strappare le etichette, sistemarle da qualche parte nella giacca senza rovinarle troppo o magari non dimenticarle sul tavolo annebbiati dall’estasi etilica, si capisce bene che questo libro è inusuale ma allo stesso tempo magico.

Sin dalle prime pagine si viene avvolti dalle parole di Bonani, che mescola mirabilmente le essenze e i sapori dei vini alle citazioni di grandi personaggi. Un pretesto, quello del vino, per affrontare i temi più disparati, un modo per incantare e rendere più dolci concetti che sembrerebbero troppo impegnativi. D’altronde l’«esperienza di oltre 30 anni di bevute ragionevoli, intense e allegre» serve anche a questo: a rendere, cioè, argomenti gravosi più leggeri, più piacevoli da trattare degustando un buon vino d’annata.

L’edizione è molto curata, la qualità delle immagini è alta e ci sembra, nel vedere le etichette originali riprodotte, di notare i piccoli graffi del tempo, le increspature causate dall’opera di rimozione dalle bottiglie. Allo stesso modo ci sembra di fare un passo indietro nel tempo, leggendo le date e i luoghi che le accompagnano, sembra di vederlo, lo stesso Bonani, al «Compleanno di Rachele, alla Tour d’Argent, luglio 1996» o ai  «Seminari di Studi Americani, a Salisburgo, agosto 1976» o ancora  all’«Europa di San Pietroburgo, gennaio 1994». Etichette bellissime, alcune colorate, altre semplicissime, stampate tra le righe come le pietre che segnano i chilometri nelle vecchie strade di montagna, dei segnalibri nella memoria (per altro i nostri complimenti all’autore per la sua, di memoria) stampati per accompagnare un lungo e lento percorso attraverso la società e i costumi, le passioni e la filosofia. Sono sessanta i volumi che raccolgono le circa tredicimila etichette che l’autore conserva, segni di trent’anni di bevute e di chiacchierate.

Il fatto è che nei 25 capitoli di questo libro si parla anche (e soprattutto) di vino: delle cantine delle annate, delle uve e dei vitigni, oltre che dei posti (ristoranti, enoteche e stabilimenti enogastronomici) nei quali è un piacere degustarlo, certo, con una buona compagnia, s’intende.

 

Dialogare davanti a un buon vino

Una guida per associare i sapori agli argomenti, l’astringenza al dolore, il gusto corposo agli argomenti più intellettualmente gravosi, il frizzante per quelli più piccanti. Un modo per parlare e ascoltare bevendo, cercando di cogliere anche con “che cosa” stiamo stimolando le nostre papille gustative. Perché si sa, ogni vino ha una storia, una tradizione, un’essenza che deve essere colta al punto giusto, come l’uva che gli dà la vita d’altronde.

Ecco un modo per raccontare questa bevanda da un punto di vista nuovo e originale: un modo per mescere sapienza e conoscenza, marchi e aziende vinicole, umori e sapori del vino e introdurre il lettore in questo mondo, accompagnandolo, pian piano, alla scoperta del modo di apprezzarne il gusto.  

Nella pagina che precede gli indici del volume c’è un’etichetta particolare, rotonda, blu e nera con in alto la scritta “Corposanto” e in basso quella “Il Ciliegio”, la vendemmia è quella del 1999 e l’autore decide di accompagnarla con queste parole:  «Non poteva essere/che un vero corposanto/il gusto di Toscana/sul quale con Gino e Roberto Iacobelli/si è deciso/nell’aprile 2006/di preparare/questo testo per/le stampe./Eravamo/all’Enoteca Corsi/di Roma,/in via del Gesù./E qualcuno disse,/al terzo bicchiere:/ “Visto, si continui a bere!”», e anche a noi, vista l’esclamazione finale, piace chiudere questo nostro racconto così.

 

Carmine De Fazio

(www.bottegascriptamanent.it, anno III, n. 17, gennaio 2009)

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