Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Anno II n° 13 - Settembre 2008
Sei in: Articolo




Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II n° 13 - Settembre 2008

Zoom immagine Vauro sollecita
il senso critico
creando satira!

di Alessandro Tacconi
Le vignette che ripercorrono
momenti critici della nazione
italiana edite dalla Squilibri


In Italia pare che si ami ascoltare sempre la stessa musica. E stiamo parlando di musica nazionalpopolare, neppure della migliore qualità, non di musica colta, finalista, romantica! Piuttosto tardo-romantica, musica per tardoni insomma. Ecco, l’Antologica 1993/2002 (Squilibri editore, pp. 240, € 15,00) di Vauro ci porta a riflettere proprio sulle bands scalcagnate di jene, vagamente tarantiniane, che sovrintendono agli affari nazionali ormai da qualche decennio e di cui non ci si riesce a liberare in alcun modo.

Viene da chiedersi se l’Italietta abbia davvero voglia di cambiare musica. Se abbia, cioè, intenzione di sentire anche altre melodie oltre a quelle che ascolta ormai da anni.

Le sferzanti vignette di uno tra i più accreditati autori di satira italiana sortiscono proprio questo effetto: sollecitare il senso critico degli italiani su tematiche quali l’immobilismo nella recente storia del paese e spronare gli stessi a un più pungente  spirito critico-politico che dovrebbe favorirne il mutamento.

Sfogliare questo volume, edito nel 2004 dai tipi di Squilibri, gli stessi che hanno elaborato il testo per la personale di Vauro, è come assistere a un salto in un mondo parallelo. Un universo che potrebbe benissimo essere stato inventato da un Philip Dick, strafatto di deliziose sostanze allucinogene, in modo che questa dimensione ripeta sempre se stessa in un movimento infinito. Uno spazio in cui avvengono trasformazioni micromillesimali, che ne alterano solo in minima parte i delicati equilibri (squilibri?).

E sono sempre loro, le compagini all’arrembaggio del Santo Graal, del tesoretto da due sghei, del potere (s)fatto e (s)finito; bucanieri che succhiano il midollo nostro e del vicino, che scavano a fondo la carne della democratica penisola, senza curarsi delle carcasse che lasciano lì appresso.

 

Segnali di fumo? No, i “soliti” fumetti

Il volume antologico del famoso fumettista si sofferma sulle questioni più urgenti che hanno coinvolto parte della stampa nazionale. Dal lontano anno 1993 riemergono, ad esempio, i fantasmi della prima “repubblichina” messa alla sbarra, solo temporaneamente, per gli inciuci economico-politici; le manifestazioni di razzismo in Europa, il crescente credito della Lega; le violenze dei militari italioti in Somalia contro l’inerme popolazione locale; la crisi del lavoro e le morti bianche.

E, ancora, dell’anno successivo vengono ricordate la scalata al potere del Berlusca a braccio con i fascistelli di An e le indagini “di parte” sul cumenda dei magistrati “rossi”, e la sua accorata professione di innocenza: «Lo giuro sui miei figli!», i quali attuano i dovuti scongiuri.

Vauro registra tutto, o meglio, si sofferma sui momenti cruciali dell’italica politica: affermazioni e boutades che danno sempre la cifra e il polso della salute del nostro Paese. Un paese malaticcio? Di più! Una nazione che adora da sempre i paradossi. Che detesta i cambiamenti, prova ne è una classe politica “de fero”, instancabile nella propria opera così poco meritoria.

 

Lo “svuoto” di memoria riempilo con una colt

Allora, quale il ruolo delle vignette fumettose dell’autore? Si sorride, certo, ma quando si ha davanti un disegno intitolato Il papa possibilista sulla pena di morte (datato 30 marzo 1995), corre anche un brivido lungo la schiena e non sappiamo bene se si tratti di piacere o di giusta e doverosa fede.

Allora la satira di questo arguto toscanaccio a cosa ci serve? In che modo dovrebbe farci capire qualcosa che ancora sfugge al nostro vivere quotidiano? Aiuta la nostra concentrazione? Ci informa più velocemente di un articolo, scritto comunque da un giornalista fazioso? Favorisce la comprensione di ciò che accade in Italia?

Certo, tutti questi argomenti sono insiti nello strumento utilizzato dal celebre vignettista, ma c’è anche dell’altro. La funzione, a nostro giudizio fondamentale e mai sufficientemente sottolineata della satira, è di aiutare la nostra memoria, che di per sé è selettiva e tiene a mente solo certe cose, omettendone altre.

Ecco, Vauro si sofferma proprio su queste “altre” cose, quelle per cui abbiamo sorriso, quelle per cui ci siamo vergognati e indignati mai abbastanza. Un esempio per tutti? Eccolo: la guerra in ex Jugoslavia e il ruolo spesso passivo dei soldati Onu, usati addirittura come scudi umani! Nel celebre film di Danis Tanovi, No man’s land (del 2001), si mostravano altre assurdità burocratiche legate al fare la guerra in “modo civile”. Storielle ascoltate e accettate dai mass media nostrani per dare inizio alla guerra irachena da parte delle forze di occupazione statunitense e degli statarelli gregari non più di qualche annetto fa.

Insomma, la storia si ripete. Non solo. La storia si ripete proprio perché a ripeterla sono sempre gli stessi attori. Pare impossibile che non si riesca davvero a cambiare rotta, a far mutare strada all’affarismo, all’ipocrisia, all’arroganza. Il fumettista è qui proprio per questo, per segnalare che le cose non vanno sempre peggio, ma sempre e solo nello stesso modo!

È una realtà di cui, in fondo, non ci possiamo lamentare più di tanto. Perché? Semplicemente perché l’abbiamo scelta e anche votata. Abbiamo dato, insomma, la possibilità di agire ai soliti “bravi ragazzi”, quei goodfellas di second’ordine che hanno così tanto interesse a non alterare l’ordine costituito.

Quanto appena detto pare demagogia? Populismo? Di più: è il frutto dello spirito della nostra penisola. Ma è possibile, questo è proprio il messaggio del celebre vignettista, che con spirito critico dice: «Basta!».

E ci si può fidare davvero di Vauro perché lui, la realtà, l’ha scandagliata per bene. Ci si è incuneato con lo stilo. L’ha scavata. Ne ha fatto delle pieghe da cui ricavarne piccole “montagnole di senso”, contro cui gli arroganti affaristi di turno si spera possano finalmente inciampare e non rialzarsi più.

 

Alessandro Tacconi  

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 13, settembre 2008)

 

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT