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Anno II n° 13 - Settembre 2008
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II n° 13 - Settembre 2008

Zoom immagine Romanticismo
alla siciliana

di Letizia Bognanni
Dall’editore Barbera
un romanzo ornato
di spezie e bravura


Sono talmente simpatici i protagonisti del romanzo di Rosalba Perrotta, La mia allegra e romantica famiglia (Barbera editore, pp. 222, € 9,90), che quando si è arrivati all’ultima pagina, se ne sente la mancanza come a settembre della comitiva degli amici del mare. Si sente la mancanza di Artemisia, che all’inizio della storia è anche un po’ fastidiosa, così rigida e petulante, e alla fine invece diventa adorabile, con quelle teierine decorate che sembra di vederle: piccole, graziose, inutili, e viene voglia di iniziare a collezionarle. Mancano Corinna e Francesca e le loro fisime mistiche e consumiste. Anatolio, con quell’assurdo parlare forbito. L’ingordo, cicciottello, tenero Giordano. Hildegard, che ci si immagina come una specie di signorina Rottermeier più buona e svagata. Si sente la mancanza, soprattutto, di Germana, la folle, vitale, irrequieta,  amorosa mamma/nonna che tutti vorrebbero. E i comprimari: il cuoco creativo e frustrato Mister Padella, la bella e fragile Violet, la preside e le sue sedute dalla cartomante, Niccolò e il suo sentimentalismo internet-televisivo… personaggi bizzarri e romantici, che vivono in case di aristocratica vecchiaia o gestiscono antichi manieri infestati da spettri che – e con un nome come Madama Peppulla come potrebbero? – non fanno paura a nessuno. Nessuno di questi amabili pazzi è di troppo, nessuno è trascurabile, per quanto piccolo sia il suo spazio. Ecco, il motivo per cui ci si affeziona così tanto a questa banda di pazzi è che l’autrice ha voluto bene a ciascuno di loro allo stesso modo e l’ha reso indimenticabile, che occupi solo un rigo o che sia il perno delle vicende.

 

Il giallo rosa della valigia rossa

Vicende che prendono avvio durante una festa di compleanno, quando arriva un pacco contenente un’enigmatica borsa, regalata da non si sa chi. Poi ci sono altri misteri: le telefonate che un anomalo maniaco-spasimante fa a tutte le professoresse single della scuola in cui insegna Artemisia, o la “latitanza” del padre di Corinna e Francesca. E la sparizione di Germana, che, ispirata dall’indecifrabile bagaglio, la valigia rossa, molla tutti per vedersela con le proprie nevrosi e parte, per chissà dove e chissà con chi. Con tutti questi quesiti, si direbbe un poliziesco. Quasi. La scrittrice si diverte molto a trastullarsi con i generi, e il risultato è un romanzo rosa travestito da giallo. O un giallo travestito da romanzo rosa – come più vi piace – da una voce narrante erudita e dispettosa, che dà del tu al lettore e lo stuzzica, a volte lo irrita, quasi sempre lo fa sorridere.

Per esempio: «Io per definizione so tutto, in quanto “narratore onnisciente”, e potrei quindi svelarvi l’arcano, ma non lo farò. Anche i narratori onniscienti hanno un loro codice deontologico: se i viaggiatori hanno deciso di tacere, anche io starò zitta. Un autore ha dei doveri nei confronti dei suoi personaggi. Non ne è il padrone, deve lasciarli esistere; altrimenti Pirandello si arrabbia. E poi, dove credete di essere? Qui siamo in un romanzo, non in un giornaletto scandalistico. Comunque, se proprio non resistete: procuratevi qualche giornale di pettegolezzi britannico. Della storia in questione si chiacchiera abbastanza. E adesso sapete più di quanto avevo intenzione di dirvi». Già questo passaggio, da solo, varrebbe il prezzo del libro, in cui rutilanti invenzioni del genere si susseguono a un ritmo serratissimo, impedendo di staccare gli occhi dalle pagine.

 

La Sicilia, in tutti i sensi

Pagine “sensuali”, nel significato più ampio del termine: la casa vista da Artemisia è «polvere, disordine e un grande lampadario di murano pieno di ragnatele. Si cammina su piastrelle disposte a scacchiera. Ci si fa il bagno in una vasca con zampe di leone. Un montacarichi cigolante mette in comunicazione con l’ammezzato, e di tanto in tanto ospita nel suo ventre le bambine che si divertono ad andare su e giù. Difficile tenere in ordine un appartamento così. Non sarà mai come le case luccicanti delle riviste d’arredamento»; vista, invece, da Germana è un posto dove fare «bagni al profumo di tuberosa nella vasca con le zampe di leone, giocare con le bimbe sul pavimento a scacchiera, e divertirsi a esplorare l’ammezzato ingombro di cesti e bauli misteriosi». E poi si sentono le voci, quelle squillanti e sgrammaticate delle bambine, l’accento tedesco di Hildegard, l’italiano arcaico di Anatolio, l’opera ascoltata da Germana… Si gustano i cibi, dagli umili ma succulenti panini di Giordano alle delizie pasticcere spiluccate nei caffè parigini da Germana, ai piatti creativi di Mister Padella (di cui sono riportate anche le ricette. Che l’autrice sia un’appassionata di cucina non è una novità: il suo primo romanzo si intitolava Vita candita). 

Un “lessico famigliare” ai tempi di Amélie, una Sicilia stramba e intima che sembra la Stars Hollow del telefilm Una mamma per amica, un mood di nostalgia da Ancien régime, affettuosi sberleffi a moderni aspiranti principi di Salina, un’atmosfera di soave decadenza che ricorda il lieve Peter Cameron del romanzo Quella sera dorata.

Rosalba Perrotta meriterebbe più notorietà perché è una scrittrice vera, colta, armata di uno stile brillante e personale che spesso manca a tante colleghe, le quali godono di maggiori attestati di pubblica stima. Ma si sa, il mondo della “cultura” funziona così e pensare di cambiarlo è donchisciottesco. Ma migliorare tre ore di una giornata si può. Basta leggere il racconto La mia allegra e romantica famiglia.

 

Letizia Bognanni

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 13, settembre 2008)

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