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Anno II, n° 11 - Luglio 2008
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno II, n° 11 - Luglio 2008

Zoom immagine L’India contemporanea descritta
in una raccolta di short novels
con notevole abilità dall’interno

di Alessandro Tacconi
Neri Pozza pubblica una nuova prova
d’autrice sul subcontinente indiano


Ultimo viene il pedone, l’indiano appiedato dopo vacche, polli, capre, cammelli, elefanti, cani per cui i veicoli si fermano, pur suonando il clacson in modo non convulso? Ultimo viene dunque il pedone? Non sempre, anche se, a ben vedere il modo di condurre motoveicoli e autoveicoli nella capitale del Rajastan, parrebbe proprio che sia così. E chi sono questi indiani che s’incamminano per le storie composte da Radhika Jha in questo libro dal titolo L’elefante e la Maruti (pp. 286, € 15,50), pubblicato da Neri Pozza nella collana Le tavole d’oro: uomini d’affari, donne in procinto di sposarsi, ragazze in carriera, ragazzi di strada, uomini d’affari, autisti di taxi e ovviamente mendicanti.

Ed è proprio uno di questi ultimi a essere il protagonista di un racconto; perché essere mendicante non è per forza una sfortuna. I poveri, quelli che vivono con pochi spiccioli al giorno proteggono la città dalla sfortuna, sono come le fontane in cui si gettano le monetine.

I mendicanti devono sembrare miserabili intorno ai palazzi bellissimi, intorno ai templi induisti, alle moschee alte fino al cielo, costruite pietra rossa su roccia rossa per edificare una bellezza un po’ diroccata. Le alte torri di questi palazzi sostengono come in un abbraccio muto i milioni di esseri umani, che convivono in spazi ristrettissimi, per alimentare la speranza in un futuro migliore.

Tutto intorno si vedono anche giovanissime teppe sbatacchianti tolla, immerse fino agli occhi nel maleodorante fiume gassoso dei veicoli che attraversano inesausti la città, chiedere poche rupie per sfamarsi. I rossi dei semafori bruciati al via, lo “strimpellare” non-nevrotico di moto a tre ruote (che chiamano tuk tuk) come in un incontro corpo a corpo contro gli autoveicoli a quattro ruote.

Ebbene proprio sul ciglio di una di queste strade “sgarrupate” di Delhi, può capitare d’imbattersi in un protesico mendicante che affascini, con il proprio modo di pensare e considerare la sua condizione, chi lo incontra per caso. Questo accade al protagonista di uno dei racconti, contenuti nel bellissimo ritratto dell’India contemporanea fatto da Jha. L’autrice è di Delhi. Ha scritto di cultura, ambiente ed economia sullo Hindustan Times e sul Business World. Ha lavorato per la “Rajiv Gandhi” Foundation, occupandosi dell’educazione dei figli delle vittime del terrorismo in India. È autrice anche di un altro fortunato volume dal titolo L’odore del mondo, il suo primo romanzo, edito anche questo in Italia da Neri Pozza.

 

L’India: mente tecnologica & cuore antico

Ovviamente la strada è solo il primo passo, quello da cui inizia questo viaggio affascinante e avvincente nella scrittura felice di Jha. Molte le “stanze” in cui conduce il lettore curioso, basta che ne abbia il desiderio.

Vi andrebbe un matrimonio nella trafficatissima Delhi, magari dopo aver visionato anche il bel film Monsoon Wedding? Centinaia di invitati, tutti di taglia “XXXL”, perché il grasso è simbolo di benessere, di floridezza e di sensualità, come i novelli sposi che stanno facendo il loro ingresso proprio in questo momento nel cortile del palazzo dove avviene la cerimonia.

L’autrice avvicina con grande sensibilità, evitando giudizi perentori, modi di vivere che a un occidentale appaiono senz’altro contraddittori e perturbanti. Ma come – sarebbe portato a chiedersi un bianchiccio occidentale – con tutti i milioni di poveri che abitano fuori da quel palazzo, invisibili ancora oggi intoccabili, quanto sperpero e spreco si compie alla faccia loro, solo per rispettare tradizioni antiche, in cui i giovani indiani dimostrano di credere sempre meno.

I racconti della Jha, però, non devono essere considerati come atti di denuncia, ma come “semplici storie”, in cui viene descritto il suo paese. E a chi le ha chiesto se sia mai stata tentata dalla politica, da un maggiore impegno anche pubblico come è accaduto ad altre sue colleghe scrittrici, Jha ha replicato: «Detesto la politica perché questa quando entra da qualche parte uccide… Potrei entrare in politica in un modo più attivo se la politica peggiorasse, anche se non mi sento un personaggio carismatico».

 

I fremiti di una nuova generazione e di una nazione pronta al decollo

Il lettore italiano resta così affascinato dal poter seguire lo sviluppo intellettuale, sentimentale ed erotico di alcune adolescenti indiane, che volentieri indossano abiti meno tradizionali del sari, passando il loro tempo incantando adulti tramutati in ragazzini dalla loro virginale bellezza. L’uomo maschio è tale ovunque e si riempie la bocca solo per fare colpo sulle giovani? Chi sa!

Nei racconti che paiono tratti direttamente dalla quotidianità, Jha integra con notevole sensibilità riflessioni filosofiche sulla bellezza, sulla debolezza umana, riattualizzando le antiche scritture dei testi sacri induisti.

S’apre inoltre sulla pagina della scrittrice indiana lo scontro-confronto culturale East-West, globalizzazzione vs capitalismo, elefanti contro Suzuki Maruti. Il segno dei tempi che anche in India stanno cambiando velocemente le cose: chi resterà a terra e chi decollerà sul razzo intergalattico per il “pianeta Benessere”? Milioni, probabilmente, avranno solo un fazzoletto da sventolare, salutando chi parte per il domani radioso della nazione, ma non è sempre stato così?

 

Alessandro Tacconi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 11, luglio 2008)

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