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Anno II, n° 11 - Luglio 2008
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II, n° 11 - Luglio 2008

Zoom immagine Amicizia, affari:
flusso di turisti
per la Palestina

di Luisa Grieco e Mariangela Rotili
L’intolleranza tra musulmani
ed ebrei descritta con ironia.
Racconto edito da Barbera


Di sicuro una delle priorità dell’uomo moderno, attento ai comfort e alla buona tavola, è una bella vacanza rilassante (ma anche emozionante) in giro per il mondo. Come non pensare allora alle Mauritius, agli arcipelaghi da sogno, alle spiagge “dorate” della California?! La nuova frontiera delle moderne vacanze, però, non sembra essere questa. I turisti evoluti del nostro millennio, stanchi della solita routine e della semplice vacanza sotto l’ombrellone, sembra stiano optando per zone più calde, non solo per quanto riguarda la temperatura, come, per esempio, la Palestina. Questo è ciò che pensano (evidentemente a ragione) i tour operator del libro che vi stiamo per raccontare.

Ma il pericolo costante che pare provenire da quei territori (bombardamenti, esplosioni e uccisioni) influisce decisamente sul viavai di turisti che sceglierebbero la costa mediorientale per le proprie vacanze, siano esse di tipo religioso o meramente turistico.

Come fare allora!? Come sfruttare al meglio la “triplice” possibilità che può offrire Gerusalemme (importante città, sia per la religione cattolica, che per quella ebraica e islamica), la quale permetterebbe di accogliere i flussi del turismo religioso di mezzo mondo!?

 

Le agenzie turistiche

Il fatto è che ci sarebbe da superare anche qualche altra barriera: la convivenza tra israeliani e palestinesi sembra ancora uno scoglio troppo alto. Una differenza che ha ripercussione pure sugli affari, decisamente.

Nel romanzo di Eran Katz, scrittore e famoso personaggio televisivo nato ad Haifa, Corso di sopravvivenza per aspiranti kamikaze (Barbera editore, pp. 240, € 16,00), il problema dei due protagonisti, Uri Rosman e Riad Abu-Aziz, entrambi operatori turistici, è proprio quello di ricreare un flusso turistico nella loro terra.

Uno ebreo, il primo, e l’altro musulmano; il loro incontro negli Usa, moderato dal capo delle loro agenzie, Josh, non sembra essere il presagio di un buon rapporto lavorativo tra i due, anche se entrambi sanno che “l’unione fa la forza”. Ma sono, inoltre, consapevoli che questo vecchio proverbio è quasi un paradosso nella loro situazione: fanno parte di due popoli di culture e religioni diverse tra loro, orgogliose e rigide; oltretutto ambedue le nazioni hanno alle spalle morti e uccisioni atroci, forse davvero troppe.

Ma gli affari sono affari, dicevamo: allora le due etnie superano le loro diversità culturali (rese evidenti nel testo da taglienti e graffianti discussioni) e propongono un pacchetto turistico che possa offrire al viaggiatore piacevoli visite, sia nei ranghi del potente esercito israeliano che nei nascosti meccanismi della guerriglia palestinese. Proveranno ad affrontare un checkpoint e a superarlo, i turisti. Piacerà loro? Ce la faranno?

Una grande trovata, decisamente, che provocherà l’arrivo di tanti e tanti dollari che permetteranno, forse, ai due popoli di cominciare ad avvicinarsi reciprocamente e, piano piano, si spera, ad unirsi.

 

Il pregiudizio e l’orgoglio

C’è un chiaro sentimento di dispiacere nelle parole e nei fatti descritti da Katz. C’è, soprattutto, la paura di un conflitto infinito che non vede ancora, nemmeno lontanamente, una concreta e seria via per la pace.

Ma c’è anche molta ironia, pungente e molto intelligente, propria di chi è nato e vissuto in quei territori così martoriati. Nel libro si sente tutto questo: le situazioni descritte minuziosamente, come l’abbigliamento dei personaggi, le quali rispecchiano molto bene la tipologia di carattere che l’autore sceglie di rappresentare; una su tutte la descrizione di Riad Abu-Aziz all’arrivo nel locale dove i due protagonisti avevano appuntamento davanti al loro “principale”, negli Stati Uniti d’America.

L’autore descrive con attenzione le vie polverose, l’odore degli stivali nuovi dell’esercito israeliano, e tutto sembra magicamente vero. Ma si parla anche degli Usa, di eserciti, di Abu-Ghraib senza peli sulla lingua, senza giustificazioni e rimorsi. Si rappresenta la realtà in questo libro, e Katz ci riesce molto bene.

Ci piacerebbe ricordare e chiudere queste nostre parole con una citazione che, pensiamo, riassume al meglio i limiti che gli uomini hanno, i preconcetti e le decisioni prese, a prescindere dal fatto che continuano ad essere il muro più insormontabile per giungere ad una più umana e giusta conoscenza del mondo e quindi di noi stessi: «Prendete un individuo qualsiasi sulla terra ebreo, musulmano, nero, giallo, irlandese, francese, toglietegli l’involucro nazionalista e resterà nudo e indifeso. Quando una persona è nuda, come il giorno in cui è arrivata a questo mondo [ ... ] spariscono le divisioni e le barriere. Ogni cosa è evidente, scoperta. [ ... ] C’è solo la tolleranza, l’accondiscendenza, la comprensione e l’empatia. Sia Rosman sia Abu-Aziz erano ricoperti da una scorza spessa che aveva impedito loro di diventare amici. In qualche modo si assomigliavano, e sotto sotto addirittura si piacevano».

 

 Carmine De Fazio

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 11, luglio 2008)

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