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Anno II, n° 9 - Maggio 2008
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Politica ed Economia (a cura di Maria Franzè) . Anno II, n° 9 - Maggio 2008

Zoom immagine Missione educazione: la libertà sta nella cultura
di Marilena Rodi
Autonomia di giudizio e indipendenza ideologica: il ruolo del docente è
di ispirare e orientare. Sovera Multimedia lancia uno scambio dialettico


Il mondo della scuola? Quasi una catastrofe. La classe insegnanti? Carica di responsabilità e talvolta impreparata ad affrontare gli studenti. Gli allievi? Ancora fino a un decennio fa si poteva discutere di allievi, forse. In epoca contemporanea diventa complicato e paradossale definirli tali; semmai, “domatori” di adulti (e perché no, anziani) in un sistema alla deriva.

L’istituzione, fondata con i migliori propositi per la creazione di anime liberamente ispirate a cultura e istruzione, pare stia fallendo il proprio obiettivo. Il nuovo millennio, oltre l’avvicendamento di configurazione numerica, ha concepito una generazione di giovani impreparati, arroganti e incapaci, che di accogliere l’educazione scolastica non vogliono nemmeno sentir parlare.

Ne sa qualcosa la protagonista e autrice di Donne con le palle (Sovera Multimedia, pp. 92, € 11,00), Giovanna Curone, insegnante di letteratura, storia e geografia di un istituto superiore di Roma; una donna sicura di sé e determinata a trasmettere la valenza dell’istruzione a una classe di somari che frequentano il primo anno. Reduci del tirocinio d’obbligo, si avvicendano sui banchi della scuola media di II grado malvolentieri e nemmeno troppo preoccupati di acquisire le competenze tecniche necessarie per poter svolgere la professione per la quale debbono prepararsi.

 

Determinazione e “genio scrivano”

Quasi una missione, l’impegno della docente si profonde per gli allievi, per i quali deve reinventare ogni giorno il modo più efficace di garantire l’apprendimento delle nozioni basilari della buona educazione e del vivere quotidiano nella società, e per i colleghi, verso i quali nutre rispetto, ma anche scetticismo per i metodi di approccio e d’insegnamento adottati. Si ritrova così, a dover escogitare sistemi maliziosi ma efficaci per entrambi.

Con gli studenti, raccontando di relazioni interpersonali con l’altro sesso, notificando comportamenti poco eleganti per le femmine e cafoni per i maschi; architettando stratagemmi fantasiosi pur di invogliarli ad esprimersi in scritti creativi, simulando gare di bravura, interrompendo brusii e dialoghi poco consoni all’ambiente, alzando la voce con il capobanda e conquistando il meritato silenzio.

Con i colleghi e superiori, grazie a colpi di genio, sfrutta la sua eccellente dote di narratrice per trasferire silenziosamente opinioni e lezioni di vita, intuendone la singolare condizione umana di sottomissione e vergogna, nonché, paradossalmente, di presunzione trionfante, che talvolta rende ciechi al bisogno di condividere sentimenti e ansie.

Il linguaggio è lineare, ad intermittenza, arricchito da espressioni colorite tipiche dell’ambiente giovanile, denso di esperienze reali che rendono la narrazione fluida, seppur guarnita di espressioni dialettali e turpiloqui poco chic. Lo stile torna spontaneo definirlo street di conseguenza, ma la valenza istruttiva, soprattutto per la categoria matura, ricambia degnamente la lettura rocambolesca.

Una finestra inconsueta su uno spaccato in condizioni d’indigenza che rilancia il desiderio di offrire un’altra opportunità al mondo scolastico. Del resto, come recita l’autrice nel libro: «Chi siamo noi per decidere ciò che è giusto e ciò che non lo è? Un insegnante non ha formule magiche, può solo fare il suo mestiere: tirar fuori dalle zucche vuote ciò che loro stessi non vogliono ammettere…».

 

Marilena Rodi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 9, maggio 2008)

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