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A. XVI, n. 181, ottobre 2022
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Home Page (a cura di La Redazione) . A. XVI, n. 181, ottobre 2022

Zoom immagine Il “Golpe Borghese” al suo
“Quarto grado di Giudizio”

di Antonello Placanica
I rischi che l’Italia corse nel 1970
tra le tante omertà e depistaggi


Gli anniversari per il Golpe Borghese sono terminati ma non le presentazioni del libro scritto dallo storico e nostro direttore Fulvio Mazza, Il Golpe Borghese. Quarto grado di giudizio. La leadership di Gelli, il golpista Andreotti, i depistaggi della “Dottrina Maletti” (Pellegrini editore, pp. 304, € 16,00). Qui di seguito la cronaca di un incontro di presentazione del libro tenutasi a Reggio Calabria lo scorso 7 settembre.
La Redazione

Il tentativo di Colpo di Stato organizzato dai neofascisti e da diversi vertici infedeli delle Forze armate, la notte fra il 7 e l’8 dicembre 1970, è stato al centro della presentazione del libro Il Golpe Borghese. Quarto grado di giudizio dello storico Fulvio Mazza, tenutasi nello spazio Open di Reggio Calabria lo scorso 7 settembre.
Introdotta dal sociologo ed economista Tonino Perna, e moderata dal giornalista Simeone Carullo. La discussione si è incentrata, oltre che sugli aspetti nazionali e internazionali, anche su un tema più locale: le motivazioni per le quali una regione tradizionalmente periferica, com’è la Calabria, sia stata una di quelle che ha dato il maggior apporto al “Golpe” e il rapporto che questo ebbe con la Rivolta di Reggio Calabria (scoppiata a partire dal luglio dello stesso anno).
Come ha evidenziato l’autore, le ragioni risiedono nello stretto rapporto esistente tra le cosche mafiose reggine e la destra eversiva, avallate dalla testimonianza diretta del magistrato Vincenzo Macrì, che ha ricordato i contatti di Borghese già nell’ottobre 1969 con i capi della ’ndrangheta che condividevano gli intenti eversivi di minare le istituzioni democratiche per meglio sostituirsi a esse.
Peraltro, come accennavamo, proprio in quel periodo, a partire da luglio 1970, a Reggio era scoppiata la rivolta per la decisione di assegnare il titolo di capoluogo dell’istituenda regione a Catanzaro. Una ribellione popolare, nella quale successivamente si sono inseriti esponenti di primo piano dell’eversione nera (Stefano Delle Chiaie tra i preminenti), in accordo con la cosca cittadina guidata dai De Stefano, capace di garantire a Borghese, d’intesa con le ’ndrine della Tirrenica reggina e del Crotonese, rifornimenti di esplosivi e l’apporto di centinaia di uomini da mobilitare nella notte prevista per il “Golpe”. D’altronde, il reggino marchese Zerbi, responsabile di peso del gruppo di Avanguardia nazionale, che in Calabria aveva ormai soppiantato nelle piazze il Movimento sociale italiano, era fortemente legato agli ambienti ’ndranghetisti. È anche emerso che tale apporto della delinquenza organizzata caratterizzò pure la mafia siciliana mentre piuttosto assenti risultano invece le mafie campane, lucane e pugliesi.
Altri eventi, dai contorni mai interamente chiariti, si sono concatenati col golpe, come quella rievocata da Perna sullo strano incidente stradale che nel settembre 1970, quindi tre mesi prima, aveva coinvolto cinque giovani anarchici partiti da Reggio per raggiungere Roma, dove avrebbero dovuto consegnare un dossier sulla strage del treno a Gioia Tauro del 26 luglio 1970, che rientrava a pieno titolo nella strategia della tensione, e anche alcune informazioni importanti, probabilmente riferite loro dal giornalista del quotidiano L’Ora (nonché ex milite della X Mas), De Mauro, pochi giorni prima della sua scomparsa, che riguardavano Borghese e il suo tentativo di golpe. Dei documenti non è rimasta alcuna traccia se non quello che il furgone che ha causato l’incidente era di proprietà di un’azienda di Borghese.
Per quanto riguarda la vicenda, Mazza ha evidenziato che il saggio, grazie alla documentazione archivistica in gran parte inedita, ribalta nella realtà la verità giudiziaria, emessa dalla Corte di Cassazione, che ha assolto tutti gli imputati accusati di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, persino i rei confessi (!).
Da rilevare, inoltre, che dal sottotitolo La leadership di Gelli, il golpista Andreotti, i depistaggi della “Dottrina Maletti” nella seconda edizione sono sparite le virgolette all’attributo golpista riferito ad Andreotti, il cui ruolo, come premier del governo golpista, è stata la condizione imposta dagli Usa per garantire il loro appoggio.
In conclusione dell’incontro è stato rilevato come eventi che hanno caratterizzato la storia, a distanza di anni, continuano ad essere sconosciuti alle nuove generazioni, e addirittura sembrano quasi rimossi pure dalla memoria di chi in qualche maniera li ha direttamente vissuti.
Un approfondito dibattito, animato anche e soprattutto dai “padroni di casa”, gli editori di Città del Sole, Franco Arcidiaco e Antonella Cuzzocrea.

Antonello Placanica

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 181, ottobre 2022)

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