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A. XVI, n. 181, ottobre 2022
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Problemi e riflessioni (a cura di La Redazione) . A. XVI, n. 181, ottobre 2022

Zoom immagine Decifrare le guerre di ora
aiuta ad aprire la mente

di Mario Saccomanno
Per Armando, Girmenia dimostra come
è possibile un nuovo modo di stare al mondo


Il concetto di guerra moderna si lega indissolubilmente alla locuzione guerra totale che, dal secolo scorso, viene utilizzata per indicare i conflitti in cui gli Stati coinvolti utilizzano tutte le risorse in loro possesso per prevalere sugli avversari.
Di sicuro, soffermarsi sui tratti delle ostilità contemporanee – e da lì tentare di decifrare le cause della violenza umana – significa fare i conti anche e soprattutto con alcune variabili oggigiorno fondamentali. In particolare, occorre considerare l’aumento vertiginoso della costruzione, del possesso, nonché dei test che ne verificano la potenza oltre che, ovviamente, della possibilità del concreto utilizzo delle armi nucleari da parte di un numero significativo e sempre crescente di nazioni.
Lo spettro dell’impiego di ordigni di tale portata ha segnato marcatamente il modo di concepire la guerra. Senza alcun dubbio, la possibilità di farne uso continua a destare notevoli preoccupazioni. A ben vedere, quest’aspetto può essere inteso come il riflesso esteriore più nitido della mole di aggressività che si registra sovente non solo fra gli stati, ma anche tra i singoli individui.
Discuterne significa evidenziare come il conflitto sia pur sempre connesso intimamente alla sfera psichica umana. In merito, il testo Psicologia della guerra moderna (Armando editore, pp. 256, € 20,00) di Enrico Girmenia risulta essere uno strumento indispensabile per interrogarsi con più criterio sui fenomeni esclusivi che riguardano la contemporaneità e sugli atteggiamenti che proprio quei fenomeni ravvivano. In particolare, l’autore offre un attento resoconto della letteratura internazionale relativa a tutti quei molteplici e spinosi problemi psichici che hanno contrassegnato l’ultimo periodo, indubitabilmente caratterizzato da sempre più cruenti scenari bellici.
Nel testo vengono discusse le frequenti nevrosi dovute alla partecipazione, sia diretta, sia indiretta, agli episodi bellici. Non solo: si passano in rassegna gli elementi inediti – basti pensare al terrorismo di matrice islamica o all’emigrazione massiccia e incontrollata – che, afferma l’autore, favoriscono continuamente un «atteggiamento di chiusura» che porta ad aver «paura per chi è diverso da noi».

Un libro che invita a perfezionare continuamente il proprio stare al mondo
Uno degli aspetti fondamentali che si rinvengono nelle pagine del testo che si sta presentando è l’incessante tentativo di decifrare i tratti assunti attualmente dalla guerra. Questo proposito avviene, come sottolinea prontamente nella Prefazione il presidente nazionale della Croce rossa italiana Francesco Rocca, in un contesto, quello attuale, in cui è facile notare «un coinvolgimento sempre maggiore della popolazione civile nei conflitti armati».
Pertanto, Girmenia mira in primo luogo a offrire chiavi di lettura su temi imprescindibili della contemporaneità. Le sue argomentazioni, sostenute dall’esperienza e dagli studi, non aspirano affatto a scovare punti fermi intorno ai quali rimanere saldamente ancorati. Tutt’altro: ogni conclusione avanzata nel testo è sempre un approdo temporaneo che merita ulteriori trattazioni e successive particolarizzazioni.
Proprio questa modalità d’azione – che teoricamente non prevede nessun attracco conclusivo poiché il fine ultimo dell’agire quotidiano assume la forma di un ideale – è l’approccio che Girmenia si propone di trasmettere ai suoi lettori. Del resto, l’autore stesso non manca di farlo presente più volte.
Così, in base a quanto appena affermato, le radici da cui prende linfa ogni trattazione sono l’urgenza di far acquisire a più persone possibili la consapevolezza in merito a temi che, anche se a uno sguardo disattento potrebbe non sembrare, coinvolgono chiunque in prima persona.
Per riuscire in questo compito così complesso, Girmenia sottolinea come sia necessaria la valutazione costante del proprio agire quotidiano. Solo tramite quest’azione di attenta riflessione del proprio esserci si diviene in grado di recidere progressivamente qualsiasi bruttura. Per questo motivo, i contenuti del testo sono attente analisi di temi delicati quali i genocidi, la pulizia etnica, l’utilizzo dei bambini nelle operazioni belliche e gli ostaggi.
Ancora, ampio spazio è riservato al confronto tra civiltà e religioni differenti. Si tratta di fenomeni sotto molti aspetti, come si è già sottolineato in precedenza, inediti, che si registrano con regolarità oggigiorno in molteplici parti del mondo e che gravitano sempre attorno al concetto di guerra moderna.

L’assuefazione odierna dinanzi alle immagini belliche
Nella sfera occidentale, per un lasso di tempo considerevole, più di cinquant’anni, si è goduto di una pace le cui caratteristiche, osservando a ritroso la storia europea, non si erano praticamente mai registrate prima.
Anche e soprattutto per questo motivo, la guerra è stata in qualche modo rimossa o, quantomeno, accantonata a tal punto da essere percepita come un qualcosa di esotico, ben distante dalle esperienze quotidiane.
Gli effetti di questo modo di porsi dinanzi ai conflitti sono stati e continuano a essere svariati. Intanto, a differenza di quanto è accaduto nel secolo precedente, è gradualmente calato l’interesse nei riguardi dei danni psichici che trascina con sé l’insorgere di ogni guerra.
Inoltre, nel vederla lontana dall’imminente prossimità, ogni ostilità ha assunto agli occhi di un numero considerevole di persone una conformazione irreale. Ci si è abituati a fruire delle immagini di conflitti sempre più disumani. Tutto questo ha formato quella che Girmenia definisce una «pericolosa assuefazione». Da questa enorme distanza tra la crudeltà dell’evento e la fruizione dello stesso si è sfociati anche nella distorsione del dolore altrui.
Di sicuro, le sofferenze, al di là delle percezioni che si possono avere, restano. Difatti, l’epoca attuale è segnata amaramente da scontri subdoli che mietono vittime giornalmente. Senza alcun dubbio, la guerra continua a sconquassare diverse parti del mondo. Inoltre, a ben vedere, quel periodo di pace sottolineato in precedenza ha sempre dovuto far i conti sia con forti possibilità di innescare nuove catastrofi da un momento all’altro, sia con l’insorgere di conflitti aventi conformazioni differenti rispetto al passato.
Infatti, una caratteristica della guerra moderna è quella di connaturarsi come un conflitto che non può essere relegato soltanto alle zone in cui si svolgono le operazioni belliche. La linea del fronte si è allargata a tal punto da coinvolgere chiunque. In merito si legge nel testo: «Tutti possono essere colpiti, non solo in una trincea in Afghanistan, ma anche in una metropolitana di Mosca o di Londra, così come sulla sommità di un grattacielo di New York».
Ecco il paradosso dell’attualità: da un lato la fruizione amorfa di miriadi di immagini belliche che, in un qualche modo, coinvolgono ogni individuo, dall’altro i tratti di irrealtà e il senso di distacco che allontanano sempre più persone da una «sincera partecipazione emotiva».

La percezione odierna dell’Altro
Girmenia mostra come la percezione odierna dell’Altro sia mutata. Nell’ultimo periodo, afferma l’autore, «ci siamo fatti più diffidenti e guardinghi». Questo modo di porsi nei riguardi dell’alterità si lega a stretto giro con quel profondo malessere che «attanaglia l’individuo delle moderne società sviluppate».
Il sentimento atrofico che genera una quotidianità frustrante e ripetitiva scaturisce dal senso di incertezza. In merito, con tono inflessibile, Girmenia afferma: «Nell’Occidente industrializzato sono aumentati quegli elementi di profonda insicurezza sociale che fanno sentire l’individuo sempre più solo e abbandonato».
Su questo sentimento di incertezza e di frustrazione fa leva la demagogia politica. Anche in questo caso, le parole di Girmenia risultano esplicative: «La demagogia politica, vero e proprio cancro dell’umanità, è sempre pronta ad appropriarsi del consenso dei disagiati e delle classi socialmente più instabili, facendo leva sul risentimento e sulla frustrazione».
Nel farlo, la libertà diventa un rischio e si opta per rafforzare continuamente e progressivamente la dimensione protettiva. Da qui, determinate visioni dell’esistenza diventano inconciliabili con la propria. Sul tema basti pensare ai fondamentalismi religiosi a cui Girmenia dedica ampio spazio nel libro, ovviamente indagando con forza in particolare tutte le dimensioni psichiche che il tema riserva.

Il clima di incomprensione posto alla base del processo involutivo
Scomodando le convinzioni di Freud, Girmenia sa che l’uomo, per sua natura, ha componenti aggressive e distruttive. Si può parlare di un sempiterno pullulare in esso di istinti che contrastano con la civiltà e che spingono verso il ritorno a una originaria condizione di barbarie. Da qui, ne scaturisce la guerra, che è da intendere come «una valvola di sfogo per un’umanità soffocata e incasellata nelle società formicaio del futuro».
Eppure, è indubitabile che «la condizione ottimale perché l’essere umano realizzi se stesso sotto il profilo familiare, lavorativo e relazionale è quella della pace e della collaborazione con i propri simili». Di conseguenza, è ovvio che aneli alla pace.
Risulta quasi superfluo affermare che, da sempre, la guerra trascina con sé risvolti evidenti anche dal punto di vita psichico. Eppure, la codificazione di questa serie di disturbi è stata analizzata soltanto dalla metà dell’Ottocento, quando cominciarono a costituirsi gli enormi eserciti di massa.
Proprio da questo punto di vista il libro di Girmenia diventa fondamentale nella comprensione dell’importanza di definire i traumi che i combattimenti portano non solo nel combattente, ma anche nella popolazione civile, che rimane sempre più coinvolta nei drammi bellici quotidiani.
I capitoli diventano così un’attenta analisi dei conflitti mondiali che hanno scosso il secolo scorso. Le riflessioni di Girmenia vertono sugli stermini e sulle cause delle guerra che, da motivazioni principalmente dinastiche e di mera conquista territoriale hanno assunto finanche i tratti di eliminazione sistematica.
Ancora, nel testo viene mostrata acutamente l’asimmetricità dei conflitti odierni. Questo carattere è dato dal fatto che si fronteggiano «forze assolutamente sproporzionate sotto il profilo degli armamenti, come nel caso di una superpotenza che si trova a dover combattere con un movimento di guerriglia più o meno organizzato».
L’obiettivo di tutte le analisi contenute nel libro mira alla possibilità di porre le basi per creare una convivenza rispettosa delle inevitabili e fondamentali differenze umane. Girmenia, accanto all’analisi delle brutture umane, lascia sempre intendere come l’uomo si è da sempre contraddistinto anche per questo suo continuo desiderio di convivere inglobando nella comunità le differenze e rifiutando la violenza e la guerra.
Non a caso il libro si conclude con una testimonianza pratica, un’esperienza sul campo compiuta dall’autore. Infatti, nell’Appendice al testo è analizzato il caso dei Black Hebrews Israelites, una comunità afro-americana convertita all’ebraismo che, lasciata l’America, si è trasferita nel deserto del Negev, a sud di Israele.

Mario Saccomanno

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 181, ottobre 2022)

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