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A. XVI, n.177, giugno 2022
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Home Page (a cura di La Redazione) . A. XVI, n.177, giugno 2022

Zoom immagine Dietro le quinte dei social: quando
l’influencer svela il suo profilo

di Alessandro Milito
Irene Graziosi per Edizioni E/O racconta il rapporto tra
una content creator e la sua consulente di immagine


«C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico […]». Si tratta di un celebre incipit pascoliano, quelle frasi imparate quasi automaticamente a scuola e che ogni tanto sembrano rispuntare a comando, richiamate da chissà quale sgabuzzino polveroso della memoria. Una didascalia perfetta per una foto da postare su Instagram; poco importa se il contenuto della foto non avrebbe niente a che vedere con quelle parole o ne sarebbe addirittura in netto contrasto.
Una frase da accostare anche a Il profilo dell’altra (Edizioni E/O, pp. 235, € 16,50), esordio letterario di Irene Graziosi, con una copertina accattivante: uno sfondo rosa pastello con al centro uno specchio (o uno schermo di uno smartphone?) spaccato, in grado di riflettere e deformare il volto del lettore. Si dice che un libro non si sceglie dalla copertina: vero, ma in questo caso non si può fare a meno di notare quanto questa sia perfettamente azzeccata.

Qualcosa di nuovo
Tuttavia, è la biografia dell’autrice il punto di partenza per capire l’interesse suscitato da questo libro, sapientemente promosso dalla casa editrice e rapidamente approdato in tutti i principali inserti culturali e non solo. Irene Graziosi ha trent’anni, è laureata in Psicopatologia dello sviluppo ed è responsabile editoriale di Venti, un progetto editoriale nato su YouTube e successivamente approdato in vari podcast, principalmente dedicato ai più giovani e al loro percorso di crescita. Ventenne è il suo punto di riferimento lavorativo, Sofia Viscardi, influente youtuber e content creator con 1,2 milioni di follower su Instagram.
Sono queste le coordinate riprodotte – sebbene non integralmente – ne Il profilo dell’altra, romanzo relazionale, basato sul rapporto tra due giovani donne radicalmente diverse tra loro ma destinate a incontrarsi e a riscrivere vicendevolmente i loro caratteri. Maia Gatti, protagonista che con il suo io narrante dà voce a tutto il romanzo, è una ventiseienne apatica e cinica, che porta con sé un lutto devastante e dalle gravi conseguenze, solo apparentemente contenute da una relazione incerta con Filippo, “intellettuale” accademico molto più grande di lei. La sua vita è radicalmente stravolta dall’incontro con Gloria Linares, influencer diciottenne, vera e propria icona pop con milioni di seguaci, corteggiata da diversi brand: «Però non la chiamare influencer. Devi dire che è una creator […] influencer ha un’accezione volgare. Come se il loro lavoro consistesse solo nel fare foto indossando i prodotti dei brand, mentre in realtà creano contenuti». Gloria è di fatto orfana e vive con la nonna, vera e propria artefice della creazione e della scalata del profilo social della nipote.
Maia, per un caso fortuito, viene assunta come image consultant di Gloria: la disincantata ventiseienne dovrà riempire di contenuti la scatola – apparentemente – vuota dell’influencer diciottenne: «Tu le devi fornire una personalità. È molto semplice. Lei funziona così, è un contenitore vuoto. Noi siamo riusciti a riempirla per un po’, in modo da non farle dire sciocchezze nelle interviste, e ora sa cosa deve rispondere ai giornalisti […] Gloria non ha forma, se non quella di chi le sta accanto in un dato momento. Ora quindi ha la tua».
Come più volte affermato dalla stessa autrice, l’incontro professionale con Sofia Viscardi, e il dietro le quinte dei social network, è stata la scintilla che ha appiccato il fuoco de Il profilo dell’altra. Il fatto che il braccio destro di una nota influencer backstage di quel mondo ha incuriosito anche la critica più esigente. Ciò si deve a un panorama letterario italiano ancora troppo timido e maldestro nel raccontare la sovrastruttura economica e sociale generata dalle grandi piattaforme online. Un mondo che ancora ci si ostina a definire “nuovo” o “2.0” quando in realtà rappresenta il contemporaneo, il momento presente che andrebbe preso sul serio senza atteggiamenti paternalistici e reazionari.
In un contesto in cui i social network, e chi li utilizza, non hanno ancora raggiunto un respiro letterario degno di nota, è facile capire perché il libro di Graziosi susciti interesse: esso rappresenta il primo tentativo degno di nota di raccontare una realtà complessa, in continua evoluzione, a tratti crudele. Ed è il racconto di chi crea, più o meno inconsapevolmente, i contenuti condivisi da milioni di persone.
Questo è il principale merito de Il profilo dell’altra, delineare le dinamiche sottostanti alla creazione di un’icona social, spiegare cos’è un callout, descrivere OnlyFans, spingere il lettore a riflette sul perché condivide pezzi della propria vita online e perché proprio quelli (e non altri); andare oltre il mondo patinato, perfetto e perbenista di Instagram, dove grande assente è la classe sociale: prevale un’uguaglianza illusoria, un SOCIALismo al contrario che rimuove qualsiasi conflitto sociale, sostituendolo con campagne ambientaliste, femministe e terzomondiste troppo ostentate e pilotate da risultare credibili: «sui social sono tutti buoni, soprattutto chi appartiene ad una minoranza non-privilegiata. Se sei sfortunato non puoi essere meschino. Tranne i maschi eterosessuali, che sono liberi di essere ciò che desiderano, tutti gli altri sembrano costretti alla sensibilità nei confronti di qualunque causa».

Qualcosa di antico
Il libro è originale e pungente nel delineare questo mondo ma, allo stesso tempo, risulta piuttosto ordinario e già visto in alcune dinamiche.
Maia e Gloria, i poli attorno ai quali ruota l’intero racconto, funzionano bene ma non con la stessa efficacia. La protagonista risulta immediatamente antipatica, a tratti immotivatamente crudele e autolesionista. Questo non è un male e, anzi, le permette di uscire dalla platea troppo ampia di personaggi femminili angelici o fatti con lo stampino, predominanti in una certa letteratura nostrana. È fin troppo evidente l’intento dell’autrice di plasmare un personaggio femminile forte e a tratti disturbante, spesso a scapito della credibilità del suo bagaglio emotivo e familiare. L’incontro con Gloria è poco credibile e si sarebbe dovuto poggiare su basi più solide. Ne deriva che una ragazza squattrinata e accidiosa entra nelle grazie di una star del Web in maniera del tutto – e forse troppo – casuale. Altrettanto ordinario è lo sviluppo che ne segue: la povera e disincantata eroina entra in contatto con un mondo ricco e ipocrita, basato sulle apparenze. Come ne uscirà da questo confronto?
In Maia si intravedono i “difetti” dei personaggi dell’irlandese Sally Rooney: personaggi che vorrebbero essere presentati come “normali” ma che in realtà sono protagonisti di vite incredibilmente ricche e traumatiche, in misura a tratti anomala se rapportata alla loro giovane età.
Gloria è un personaggio meglio riuscito, le cui qualità nascoste vengono sapientemente svelate nel corso del racconto. La diciottenne è intelligente e camaleontica, la sua evoluzione convince. Anzi, si può dire che rimanga il rammarico di non averne saputo di più, schiacciata dalla più ingombrante Maia che occupa gran parte del libro, che è pur sempre impostato come una confessione-ricordo dell’io-narrante protagonista.
Al contrario, i pochi personaggi maschili risultano tutti irrilevanti, stereotipi negativi di bamboccioni immaturi con scatti di violenza e possessività. Si ha quasi l’impressione che gli uomini siano stati piazzati solo per esaltare, per contrasto, le donne o per individuarne i loro errori. Non si tratta di un limite del romanzo, né si rimpiange troppo l’assenza di un vero personaggio maschile. Tuttavia, è un’occasione sprecata in quanto un uomo più approfondito, magari anche disturbante e contraddittorio come la protagonista, avrebbe arricchito la platea del romanzo e il suo respiro.

Qualcosa da leggere
Pur con alcuni limiti, tutti ampiamente superabili, Il profilo dell’altra merita l’ampia eco che le è stata riservata sin dalla sua pubblicazione; non solo perché racconta i social network con arguzia e intelligenza ma anche per come lo fa. La prosa di Irene Graziosi è limpida e scorrevole e riesce benissimo a reggere una prima persona che avrebbe potuto risultare poco digeribile. Il libro è ben scritto e questa è positivo visto che riesce a veicolare riflessioni argute – a volte insolite, almeno in un romanzo italiano – sul mondo dei social e degli influencer. Il profilo dell’altra è un buon racconto contemporaneo, che parla di noi, di come vogliamo apparire, di ciò che stiamo facendo adesso. Con tutti gli errori, le contraddizioni, le cadute e le risalite del caso.

Alessandro Milito

(www.bottegascriptamanent.it, anno XVI, n. 177, giugno 2022)

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