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A. XIV, n.154, luglio 2020
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Home Page (a cura di La Redazione) . A. XIV, n.154, luglio 2020

Nicola Gratteri: la ’ndrangheta
ha complicità alte. Ma perderà

di Rosita Mazzei
Nel giorno in cui emerge un progetto concreto di attentato al magistrato,
gli mostriamo concreta solidarietà riportando stralci di un suo discorso


Abbiamo appena letto il seguente dispaccio Ansa: «Catanzaro, 30 giugno 2020. Nuove minacce al procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri. Lo scrive Il Fatto Quotidiano , specificando che una missiva in cui si rivolgono le minacce al procuratore Gratteri è stata fatta pervenire ai carabinieri di Lagonegro.
Nella lettera si afferma che la cosca di ’ndrangheta dei Mancuso avrebbe incaricato un uomo di fiducia di portare a termine il piano omicida, studiato a Limbadi e affidato a un killer residente a Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza.
Sono state avviate indagini per valutare le credibilità delle minacce. La lettera è stata già trasmessa alla Procura di Salerno, competente per le indagini che riguardano i magistrati del Distretto di Corte d'appello di Catanzaro».
Come atto di solidarietà al magistrato e per denunciare la scarsità di attenzione che, istituzioni e società civile all’unisono (o meglio: all’“unisilenzio”) hanno dimostrato sull’argomento, abbiamo preso in prestito alcuni brani del procuratore antimafia Nicola Gratteri che ci auguriamo possano servire a svegliare la sonnolenza dell’opinione pubblica e la complicità di quei poteri altolocati che, come ha detto recentemente a Lilly Gruber a
8 e mezzo commentando il fatto che gli si era stato elevato il livello di protezione/sicurezza al massimo previsto dalla legge, «sono ben più pericolosi dei piccoli ’ndraghetisti di strada».
Proprio per questo motivo abbiamo deciso di riportare le parole del dottor Gratteri trasponendo alcuni stralci di un intervento pubblico effettuato a
Calabria Magnifica a commento di un’operazione da lui coordinata a fine 2019.
Quanto dichiarato dallo stesso Gratteri nella conferenza stampa (da noi riportata e rielaborata al minimo indispensabile per evitare espressioni tipiche dell’oralità e che è possibile visionare in questo video ) è quanto qui riportato.


Rosita Mazzei

[…] Sto sempre attento a misurare le parole, sicuramente è una grandissima operazione: finalmente abbiamo azzerato i vertici della ’ndrangheta della Provincia di Vibo Valentia. Non solo la famiglia Mancuso, ma oltre 12-13 locali della ’ndrangheta in provincia di Vibo Valentia, poiché aveva ramificazioni in tutta Italia. Questa notte i carabinieri hanno fatto arresti dalla Sicilia alla Lombardia.

La società civile faccia la sua parte
A questo punto dipenderà molto da noi, io penso che la Procura distrettuale di Catanzaro e i carabinieri abbiano fatto la loro parte, abbiamo fatto la nostra parte. Ora sta alla società civile, sta anche alla stampa, sta anche agli storici, sta anche agli educatori spiegare alla gente cos’è la ’ndrangheta oggi, nel 2019, ma soprattutto spiegare che devono avere più coraggio, che devono occupare gli spazi che noi questa notte abbiamo liberato.
La cosa che più ci ha meravigliato è stata la facilità della permeabilità dei quadri della pubblica amministrazione da parte della famiglia Mancuso intesa come Provincia di Vibo Valentia.

Le connivenze di professionisti e uomini delle istituzioni
Questa è la cosa che più ci ha amareggiato: vedere uomini di istituzioni al servizio della Provincia di Vibo Valentia, questo è stato molto triste e anche, purtroppo, vedere avvocati e commercialisti.
Chi mi conosce sa che ho la testa dura, che sono determinato, sa che faccio tutto ciò in cui credo. Dal 1986, ho fatto una scelta di campo. Non sono solo, sono l’uomo immagine di questa squadra, faccio parte di una grande squadra, di una grandissima squadra. Noi oramai abbiamo creato un sistema che è impossibile fermare: anche se domani mattina non ci dovessi essere più continuerà tutto perché nella Procura di Catanzaro ci sono dei ragazzi straordinari a cui, nel mio piccolo, ho dato l’indirizzo, tutti i miei file, suggerimenti, soprattutto dal punto di vista deontologico e dal punto di vista della tecnica d’indagine. Sul piano penale non ne avevano bisogno perché sono molto più preparati di me. Sul piano della conoscenza del territorio e la tecnica di indagine mi sono permesso di dare qualche suggerimento. È una grande squadra motivata: sono tutti caricati come le sveglie. La mattina le devo contenere le loro energie perché li ho infettati abbondantemente. Poi come vedete qui c’è una grande squadra, una grandissima squadra, qui ci sono le migliori intelligenze dell’arma dei carabinieri. Ma non è solo questo: anche durante le conferenze stampa, ci sono la guardia di finanza e la polizia di stato, vedete che livello, che target di uomini che ci sono. La cosa importante che mi serve dal punto di vista psicologico è sapere che in questo momento il comandante generale dei carabinieri, e prima il suo predecessore, sono vicini a noi.

Le risorse finalmente ci sono
Questa mattina, questa notte, abbiamo massaggiato decine di volte. Questa mattina ci siamo sentiti al telefono e presto verrà in Calabria a ringraziare i suoi uomini. Questa è la nostra benzina: quando noi sappiamo che facciamo un’operazione con la Polizia di stato, so che dietro c’è il capo della polizia o della guardia di finanza e so che dietro c’è il comandante generale della Guardia di finanza. Questo è fondamentale per noi. Negli ultimi concorsi di polizia che sono stati fatti, voi pensate che solo di marescialli dei carabinieri, su 440 in Italia, solo in Calabria hanno mandato 100 marescialli dei carabinieri: è una cosa che non era mai esistita prima. Questi sono i fatti che ci danno il coraggio e la forza di osare perché sappiamo che dietro abbiamo un esercito.
Voi capite che cosa vuol dire, nel corso di 24 ore, spostare 3.000 uomini. Posticipare sarebbe stato meno difficile, ma anticipare 3.000 uomini è da folli.

La ’ndrangheta conosceva i piani operativi della Procura
Ieri sera, dopo una riunione drammatica, quando abbiamo avuto la certezza che i vertici della ’ndrangheta sapevano che l’operazione sarebbe scattata all’alba di venerdì 20 c’è stato il panico. Capite cosa vuol dire 343 latitanti? Avremmo messo a repentaglio tutto, la sicurezza: tutto. Allora bisognava in quel momento essere folli, prendere una decisione folle, fare una follia: bisogna anticipare. Silenzio di tomba, non si respirava più in quella stanza ieri sera. «Bisogna anticipare: non è possibile, sì è possibile. I reparti speciali sono pronti ma il territoriale non possiamo, non abbiamo al possibilità di rimuovere, no, voi li dovete trovare». È arrivata gente da tutte le parti, ecco perché oggi ho insistito perché volevo il generale Robusto qui davanti a me, come gli altri generali, come gli altri colonnelli. Perché per me era importante, volevo che voi li vedeste fisicamente, questa gente che non si vede mai in televisione ma che sono il motore di questa operazione. Allora ho insistito: «No domani mattina, bisogna farlo domani mattina».
Allora noi avevamo i due promotori: avevamo Mancuso Luigi che tornava da Milano e noi sapevamo che non lo avremmo mai più visto. Bene, questi uomini incappucciati, dei Gis, reparto speciale, reparto d’élite, sono saliti sul treno e hanno viaggiato insieme a loro. Sono partiti da Milano, per tutto il viaggio li hanno seguiti. Voi capite cosa vuol dire, dal punto di vista della tensione nervosa, non farsi riconoscere. Luigi Mancuso non è uno stupido. È intelligente, intelligenza volta al male. Hanno viaggiato per tutto il tempo e non se ne sono accorti. Da Lamezia la tappa successiva sarebbe stata Rosarno. È stato preso e non si è reso conto di cosa stava succedendo. Ma siccome la sua ordinanza doveva venire da Milano ha dovuto aspettare un po’ di ore nella caserma di Catanzaro. Poi, alle 2:00, 3:00, quando è arrivata la macchina da Roma con la sua ordinanza, gli è stata notificata. Questa è la cosa che ci ha impressionato: la facilità con la quale la famiglia Mancuso aveva contatti con i quadri della Pubblica amministrazione. Vi ricordate quando Luigi Mancuso, in una intercettazione, ha detto: «Ma di che parlate? Oramai comanda la massoneria, la ’ndrangheta non c’è più», la ’ndrangheta quella tradizionale eccetera. Nella sua ottica aveva ragione e oggi, con questa operazione, diamo la risposta a Luigi Mancuso: cioè oggi, con questa operazione, noi riscontriamo quello che Mancuso ha detto nell’intercettazione. Sì è vero: la massoneria deviata, i massoni deviati, sono messi a disposizione della Provincia con a capo Luigi Mancuso.

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIV, n. 154, luglio 2020)

Collaboratori di redazione:
Letizia Lamorea, Ilenia Marrapodi, Rosita Mazzei, Maria Chiara Paone
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