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A. XVIII, n. 198, marzo 2024
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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A. XIV, n. 148, gennaio 2020

Zoom immagine Una storia,
tre donne

di Ettore Bellavia
Per il Seme Bianco
Francis M. Morrone
scrive di scelte vitali


Una storia che fa andare indietro nel tempo e che porta a una serie di insegnamenti utilizzabili non solo dai protagonisti ma anche dai fortunati lettori. Certo la storia si apre in maniera molto curiosa: infatti nel prologo che apre Le decisioni della nostra vita (il Seme Bianco, pp. 232, € 19,90) di Francis M. Morrone – parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale – la madre di Sarah, vedendo la figlia così triste malgrado l’imminente matrimonio, le chiede spiegazioni. Sarah decide allora di raccontarle quanto successo quattro mesi prima a Fortsyth, il suo paese: «Tutto era iniziato con un biglietto: Cane scomparso. Lui è Leo, è scomparso la notte scorsa e non riusciamo più a trovarlo. Chiunque l’avesse visto contatti il 704 XXX XXX. Grazie!».
È questo gesto di Sarah, dunque, a innescare la narrazione, che procede asimmetricamente attraverso un’intricata serie di sbalzi temporali, guidata da una prosa semplice e sicura, che lascia al dispiegarsi della trama l’onere di sorprendere il lettore, senza abbandonarsi a inutili preziosismi. Grazie a Mitch, alla città di Fortsyth, Sarah maturerà la decisione di prendere in mano la sua vita, inserendosi in quella strana tradizione di famiglia di mandare all’aria qualsiasi piano prestabilito. Morrone ricostruisce così il senso di una storia lunga tre generazioni, immettendo il lettore in una struttura a risposte incrociate, interamente sospesa sulla decisione che a breve Sarah prenderà sull’altare, e inframezzata dalle memorie del morente nonno Abraham, che aveva sognato e poi conquistato la giovane Mary, e della loro figlia che aveva deciso di sposare Robert e lasciare la piccola cittadina di Rockport per la Grande Mela.

Donne a un bivio
Tre matrimoni, che, malgrado le epoche e le circostanze diverse, si ritrovano a diventare bivio a cui chiedersi il senso della propria esistenza e delle proprie scelte. Crocevia esistenziali ai quali spesso fa capolino l’istinto, pronto a sparigliare le carte della ragione, quasi come se le “decisioni” del titolo siano costantemente (e fortunatamente) minacciate dagli sconvolgimenti dell’animo che scaturiscono da eventi fortuiti, che tramano contro gli eventi prestabiliti, come una resistenza inconscia contro la soppressione del libero arbitrio. Il peso delle proprie decisioni, le ragazze protagoniste – Mary, Scarlett, Sarah – lo sopportano appellandosi al senso di responsabilità, ma di fronte agli episodi chiave della loro esistenza esplodono come vulcani reattivi, ribaltando le sorti degli eventi stabiliti dagli uomini e illuminando di umanità il gioco delle relazioni. Perché, in fondo, come scrive il nonno Abraham alla nipotina: «Le decisioni giuste non esistono, in realtà, c’è solo ciò che si sente».

Un curioso leit motiv
Tra i vari elementi che ritornano all’interno del romanzo, il più curioso è probabilmente quello del cane, che troviamo al centro di alcuni degli snodi fondamentali della trama e che, come visto, è già presente a monte del processo narrativo. La figura del cane ritornerà nell’analessi del nonno della ragazza, che annoverava tra i grandi presentimenti della sua vita: quello della morte di suo padre, malgrado le diagnosi ottimistiche dei medici; la certezza che il ricco Nathan non fosse il marito adatto per Mary; il sentore che il cane degli Inchman, sparito quando aveva soltanto otto anni, fosse in realtà morto.
E sarà ancora il brutto spavento preso per via del cane investito che segnerà l’avvicinamento di Sarah e Mitch, un rapporto che cambierà per sempre le loro vite.

Ettore Bellavia

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIV, n. 148, gennaio 2020)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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