Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Anno II, n° 8 - Aprile 2008
Sei in: Articolo




Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno II, n° 8 - Aprile 2008

Alla ricerca della vera seduzione
fra le pagine dei classici letterari.
Da La lupa a Il Piacere, a La Rosa

di Roberta Santoro
La Pellegrini editore ci offre in un libro
un nuovo “sguardo” alla letteratura


Cosa accade quando lo “sguardo” è il principio motore della seduzione? Che comportamenti adottano seduttori e sedotti? E che valenza hanno questi motivi nel bel mezzo di un’opera letteraria? Ce ne parla, con dovuta professionalità, Alberico Guarnieri, cultore di Letteratura moderna e contemporanea presso l’Università della Calabria, tramite il suo libro Sguardi, maschere, seduzioni. Da Verga a Tozzi (Luigi Pellegrini editore, pp. 207, € 18,00).

La seduzione è un argomento che non si esime dal linguaggio letterario, anzi, molto spesso si trova strettamente collegato ad esso, come se i due temi non avessero possibilità di vita se non assieme.

È raro che in un romanzo non sia presente un accenno alla seduzione, o anche che questa venga racchiusa in un solo attimo di racconto, proprio nel momento in cui gli sguardi dei protagonisti si incrociano. Ne sono impregnati romanzi fra Otto e Novecento, ce ne parlano i protagonisti, ce ne lasciano intuire percezioni ed emozioni, e nella maggior parte dei casi gli effetti e le conseguenze sono i medesimi. Non si sottraggono a tale vortice incalzante né seduttori e né sedotti, ma entrambi vi transitano, si lasciano assuefare, rimangono stregati. Una volta che lo “sguardo” altrui ha varcato la soglia dell’impercettibile barriera dell’atto seduttivo, unica cosa che è concessa fare ai sedotti è quella di proteggersi e proteggere il loro sguardo attraverso una maschera. La maschera però non vanifica il potere ammaliante, bensì confonde l’identità del sedotto e continua a offuscarne ancora di più lo “sguardo”.

L’analisi letteraria che ha guidato questo libro ha mirato a congiungere e a identificare i momenti in cui nei romanzi lo “sguardo” genera seduzione. Questo è rintracciabile essenzialmente nello stesso agire dei personaggi, dove movimenti, segni, gesti, sono atti a delineare un percorso imprescindibile. Queste azioni sono percepibili nel progressivo smarrimento da parte del sedotto, che inizia lentamente a perdere contatto con la realtà, cercando un vano rifugio nella cecità rappresentata dalla maschera, la quale serve per fuorviare ed evadere dalla forza seduttiva dell’altro.

La differenza che sottostà ai romanzi del Novecento rispetto a quelli dell’Ottocento, che adoperano questo tema, sta nel fatto che, mentre in quest’ultima epoca i risultati della seduzione sono realizzabili, anche se pur sempre con esiti negativi, nel Novecento questi motivi rimangono in potenza e non si concretizzano mai.

 

Cinque opere letterarie accomunate dallo stesso argomento

L’autore ha analizzato cinque opere che ripercorrono lo stesso filo tematico e sono posizionate secondo un ordine cronologico. Come già ci lascia poca possibilità d’intuizione il titolo del libro di Guarnieri, è Giovanni Verga ad aprire le danze. E quale miglior racconto potrebbe essere ricondotto a questo filone se non La lupa? Lo “sguardo” di questa donna provoca drammatici avvenimenti. In una nota introduttiva dell’autore scopriamo che Nanni perde gradualmente la sua identità proprio nel momento in cui diventa oggetto del desiderio della “lupa”. La simbologia che riconduce alla maschera la si può rintracciare quando la donna concede al giovane la possibilità di sposare sua figlia; questa scena si svolge nel frantoio dove Nanni lavora e l’unto dell’olio che lo cosparge sembra quasi una primitiva allusione alla presenza di una maschera che rappresenta la confusione che risiede in lui in quel momento.

Un riferimento alla maschera lo si può chiaramente ritrovare, seppur con modalità diverse, anche nelle figure femminili del romanzo di Gabriele D’Annunzio, Il Piacere. Le due donne amate dal protagonista, Andrea Sperelli, indossano la maschera in due momenti diversi ma mai del tutto contrapposti fra loro.

Nella novella di Luigi Pirandello, La Rosa, vengono raccontate le vicende che guidano la vita di Lucietta, rimasta vedova a vent’anni e per questo costretta a lavorare come telegrafista in una cittadina siciliana. La simbologia della maschera è presente anche in questo racconto ed è racchiusa nella rosa che la donna adopera per acconciare i suoi capelli, elemento figurativo che il signor Silvagni nota. Egli vorrebbe costruire una relazione stabile con Lucietta, ma è incapace di far prevalere il suo “sguardo” su quello della comunità, per la quale la donna è semplicemente un oggetto del desiderio.

In un insieme di sguardi che s’intrecciano e si scrutano si svolgono le vicende de L’incendio nell’uliveto, romanzo appartenente alla vasta produzione letteraria di Grazia Deledda. Gli occhi dei protagonisti sono impegnati a osservarsi, è questo l’unico modo che conoscono per esternare le loro emozioni, ma anche per nasconderle agli occhi degli altri.

Rispetto ai personaggi della Deledda, i protagonisti del romanzo di Federigo Tozzi, Con gli occhi chiusi, si ritrovano inesorabilmente piegati su loro stessi dall’impossibilità di instaurare un qualsiasi tipo di legame sentimentale, non riuscendo ad attuare una rivalsa personale e rimanendo per sempre nella condizione di sconfitti ed estranei al mondo.

Il libro non è povero d’importanti citazioni riprese dai romanzi cui fa capo ogni capitolo, anzi si può dire che ne sia completamente intriso, proprio perché sarebbe impossibile parlare di un’opera letteraria dall’esterno, in un modo che potrebbe risultare distaccato e confuso, se non addirittura superficiale. Le opere sono ragionate dal loro interno e le citazioni non fanno che accrescere questa sensazione di trovarsi dentro il libro. Si capisce però che per potere fare un discorso così specifico e accurato non si può utilizzare un linguaggio comune, stiamo pur sempre parlando di letteratura, che non è certo per pochi eletti; ma un linguaggio più ricercato ci sembra doveroso, e il nostro autore, nonostante rischi di far apparire il suo libro come se fosse rivolto a una ristretta elite, non ha paura di usarlo.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 8, aprile 2008)

Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT