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A. XIII, n.144, settembre 2019
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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A. XIII, n.144, settembre 2019

Zoom immagine Per cambiare
basta volerlo

di Adriana Colagiacomo
Da Paola Picciocchi
vari mondi e culture
per Ciliegio edizioni


Due amiche, Penelope ed Eva; due giovani vite, scandite dai ritmi di un lavoro precario, ma piene di sogni, ambizioni e, a volte, decisioni più o meno affrettate e sensate. A fare da sfondo una Roma caotica e disordinata.
Lontano da quel mondo, un altrettanto giovane Hassan, loro coetaneo, imbraccia un’arma da fuoco, aspettando di nascosto il momento opportuno per sparare. Vite e luoghi distanti anni luce, eppure destinate a intrecciarsi indissolubilmente. Questo è il nucleo narrativo su cui scrive Paola Picciocchi ne L’incontro (il Ciliegio edizioni, pp. 208, € 13,00), romanzo che fa parte della “Scuderia letteraria” di Bottega editoriale.

Vite come tante
La storia si apre su una giornata come tante altre per le due protagoniste: l’impulsiva e disorganizzata Eva viene svegliata bruscamente dalla sua migliore amica Penelope, tranquilla, pacata, razionale, già in fila per consegnare i documenti necessari per uscire da un inferno chiamato precariato. La curiosità e la fame di vivere, di conoscere il mondo da quante più prospettive possibili, spingono a un certo punto la giovane Eva a prendere una decisione che rappresenterà la prima, vera svolta nelle loro vite: partire per l’Afghanistan come insegnanti di italiano. Ma solo se insieme, come sempre.
Nel frattempo, in una terra lontana, dilaniata da conflitti interni, le esistenze di Hassan, di sua sorella Aisha e della loro madre, si trascinano a fatica dopo una serie di dolorose vicissitudini che portano il marchio di un ottuso quanto insensato integralismo, che ha portato la famiglia, un tempo unita, a disgregarsi e a disperdersi come la polvere dei vicoli in cui si muovono i talebani. Gruppo a cui il giovane Hassan, a un certo punto della sua vita, ha deciso di unirsi, probabilmente spinto da una sete di risposte mai veramente placata, con l’animo pieno di demoni che lo inseguono senza pietà.
Si può notare già a una prima occhiata come l’animo impulsivo di Hassan può essere immediatamente riconosciuto come uguale a quello di Eva, promotrice di questo viaggio tanto pieno di esperienze quanto di rischi. Il suo arrivo porterà non solo lo scompiglio più totale nel campo in cui, insieme all’inseparabile Penelope “Penny” alloggerà e lavorerà, ma nella vita e nei valori di tutte le persone con cui entrerà in contatto quando, dopo poco tempo, inizierà a vedere quel campo, quella zona protetta e ovattata, come una specie di gabbia, troppo piccola, troppo stretta per le sue ali. Troverà ben presto il modo di oltrepassare quelle Colonne d’Ercole, rischiando la vita e scomparendo per giorni. Giorni che, se da una parte saranno puro terrore per coloro che la cercheranno senza sosta, prima fra tutte l’amica Penelope, dall’altra parte saranno destinati a cambiare per sempre la sua vita, e non solo la sua.

Uno scontro fra due mondi
Una prosa scorrevole, semplice e immediata, unita alla capacità di riuscire a spostarsi tra tempo e spazio differenti: questi gli elementi che conferiscono al romanzo una particolare leggerezza che sembra quasi cozzare con la profondità degli argomenti trattati. Ma la Picciocchi riesce magistralmente nell’intento, sicuramente tutt’altro che facile, di trovare l’equilibrio perfetto fra una narrazione leggera e una tematica spinosa: l’incontro tra culture diametralmente opposte. Lo fa in modo delicato, gentile, descrivendo la tensione emotiva che può nascere da un timido sguardo dietro un burqa da parte di due occhi viola e quello spavaldo di un integralista islamico. Uno sguardo capace di abbattere ogni certezza. Lo fa creando dei personaggi di spessore, come la giovane protagonista, dal carattere forte e sfaccettato, con una personalità tale da riuscire a tenere testa a un ragazzo che sì è suo coetaneo ma cresciuto in un mondo talmente diverso da sembrarle surreale, al punto che lei stessa crederà a stento ai suoi stessi occhi. Eppure non abbassa mai la testa. Una donna occidentale, che riesce a svolgere con un uomo arabo nella sua dimora un confronto costruttivo, che avrà come esito finale un arricchimento per entrambi e lo sfaldamento di tutto ciò che prima era certo. Sicuramente nella realtà di oggi sembra rappresentare ancora un’utopia. O magari un sogno. O, perché no, una speranza.
Ogni libro è un viaggio, ha detto qualcuno. Questo è un viaggio in quel Medio Oriente che conosciamo grazie all’immagine che ci restituiscono telegiornali e quotidiani quasi ogni giorno. Devastazioni, violenze insensate e inaudite. Ma dalla lettura, stranamente, si torna con l’animo alleggerito, grazie alla speranza dell’esistenza di un confronto pacifico e che può essere latore di rispetto reciproco. Non subito, certo. Si torna diversi, un po’ come la protagonista.
Eva non è più la stessa, è una nuova persona, sicuramente migliore perché tra le macerie ha trovato del bello e lo ha portato via con sé.

Adriana Colagiacomo

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 144, settembre 2019)

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