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A. XIII, n. 137, febbraio 2019
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Zoom immagine Una strada verso la verità: storia
e analisi sociologica convivono

di Gilda Pucci
Per la Rondine edizioni Piero d’Alfonso racconta un intrigante giallo
dalle atmosfere non comuni, tra istituti inglesi e morti misteriose


Un testo di difficile definizione, probabilmente un romanzo di formazione che però assume le caratteristiche del racconto didascalico e del giallo in relazione alla morte dei genitori del protagonista, Carlo. Ambientato nella cornice dell’Annel College e in quella di un corso di Sociologia, l’opera vede aggiungersi alle sue molte essenze quella di metanarrazione, mediante una trama costruita su due livelli, leggibile da diverse angolazioni. Lo stile è aulico e il tono evocativo, tuttavia la vicenda non risulta mai atemporale. Queste sono le peculiarità strutturali del romanzo di Piero d’Alfonso, La cecità del vicolo (pp. 300, € 19,90) pubblicato da la Rondine edizioni, facente parte della “scuderia letteraria” di Bottega editoriale.

Una storia classificabile secondo diversi generi e più angolazioni
Il testo rappresenta il viaggio della vita che diventa “un vicolo cieco davanti” all’assenza di risposte che si fa fatica a trovare. Nel romanzo ci sono vari snodi narrativi e due piani di lettura contrapposti. Inizia tutto con il protagonista, Carlo Zambelli, che si ritrova ad andare in ospedale a sedere al capezzale del padre, in rianimazione dopo un incidente in macchina durante una tappa ciclistica; arriva appena prima di vederlo spirare, riuscendo anche a raccontargli del suo amore per una cuoca, Alissa, a servizio di una nobile famiglia, a casa di Lord Carrol, rettore dell’Annel College situato a Oxford, dove Carlo deciderà di trasferirsi sostituendo il vecchio maggiordomo. Entrambi italiani, i due amanti vivranno in quest’abitazione dalle porte di quercia, vecchia, lucida e funzionante col camino grande e ottocentesco. Una sorta di castello con un campus.
Zambelli padre gestiva a Pavia un’azienda meccanica piccola ma di tutto rispetto: ma Carlo ha, appunto, in mente un’altra vita.
Alissa è ridente dagli occhi e maliziosa, una persona essenziale come la sua cucina, con una spiccata italianità che risalta in un palazzo orgogliosamente inglese. Dietro l’amore dei due giovani, compagni di banco in passato, si cela però un mistero: Carlo vuole interrare i genitori in Inghilterra, ma per la madre, mancata quando lui aveva solo tre anni, non viene concessa una degna sepoltura. Perché? Così ha inizio una minuziosa ricerca che porterà il personaggio principale a scavare così a fondo da trovarsi persino a leggere gli scambi epistolari intercorsi fra i genitori in un passato ormai remoto, alcuni anche molto spinti e intimi, resti di un complicato sentimento. Il ritrovamento di un manoscritto con parole evidenziate, fa emergere senza dubbio la trama drammatica, attenta del racconto. Infatti si scoprirà come la madre di Carlo, Ljuda, si sia suicidata, motivo per cui le è proibita la tumulazione nel cimitero: una questione che si rivelerà centrale e che interesserà anche il piano narrativo secondario, l’esercizio sociologico messo in moto dall’autore attraverso il personaggio del professor Pickwick, nella presentazione ai suoi studenti di un case history degno di un’analisi scientifica dettagliata.
Una cura, quella ai dettagli, che si denota soprattutto dal lessico, frutto di una ricerca costante condotta soprattutto dalle sensazioni e che rendono l’opera adatta a menti che adorano uno stile più ricercato inserito in una narrazione colma di digressioni che, nonostante il loro distacco dalle dinamiche principali, si fanno certamente apprezzare, come quella su La Traviata.
Un libro davvero interessante, costituito da scenari accattivanti e personaggi divisi a metà tra il reale e il fantastico, ma comunque naturali e che a volte si muovono su scenari incredibili che sembrano riprendere da un lato Beckett ma dall’altro le sensazioni rintracciabili nei feuilleton, estremamente profondi e tangibili.
Una storia accattivante, diversa, sicuramente da leggere, spinti anche, ma non solo, dagli spunti di riflessione sul dolore umano che si articolano tra le pagine.

Gilda Pucci

(www.bottegascriptamanent.it, anno XIII, n. 137, febbraio 2019)

Collaboratori di redazione:
Antonella Napoli, Maria Chiara Paone, Gabriella Silvia Spadoni
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT