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A. XII, n. 135, dicembre 2018
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Politica ed Economia (a cura di La Redazione) . A. XII, n. 135, dicembre 2018

Zoom immagine Una giornata
in una Napoli
di tanti anni fa

di Gilda Pucci
Marco Ciriello, per Rubbettino,
tra realtà e finzioni ci mostra
bellezze ma anche lati oscuri


Un romanzo che viene definito già dalla quarta di copertina «lieve, dolente, ironico, nostalgico e vitale»: una descrizione che non potrebbe essere più azzeccata per Un giorno di questi di Marco Ciriello (Rubbettino Editore, pp. 170, € 11,90).
Una scrittura particolare e travolgente, una narrativa che si rifà al realismo magico di Annamaria Ortese nel suo Il mare non bagna Napoli con espedienti curiosi e istruttivi. Una poetica che si situa a metà strada tra l’elemento magico, surrealista e la rappresentazione realista del mondo presente.
Marco Ciriello è uno scrittore e un giornalista abilissimo nella descrizione di personaggi e luoghi. Laureato in Architettura, scrive per Il Messaggero e Il Mattino, dove cura le rubriche di critica letteraria. Ha seguito e raccontato per Il Mattino dal 2004 mondiali di calcio e olimpiadi. Ha scritto per La Repubblica, Vanity Fair, Il Foglio, Il Fatto Quotidiano, per e teatro.
Scrivere di Napoli non è semplice, la bellezza della città partenopea è un sentimento: un’emozione che pervade chi legge e chi osserva.
Sicuramente si mettono in evidenza tutte le contraddizioni della città, il bello e il brutto che contraddistingueva Napoli negli anni ’80, un posto scoppiettante e allo stesso tempo demotivante.

Storie partenopee e non solo
Una descrizione veritiera e ricca di vicende affascinanti e impegnative, quella che l’autore ci propone in una città violenta ma anche molto stimolante, servendosi di personaggi come Cutolo, mai intervistato e semmai indagato soprattutto in relazione al suo rapporto col mare, e Troisi, un uomo spensierato e profondo.
La storia è raccontata attraverso gli occhi del protagonista, un giornalista di cronaca nera sfuggito alla professione notarile che il padre gli profilava; il testo è una biografia sentimentale di Napoli e insieme un’autobiografia dell’autore. Si tratta di una narrazione con personaggi storici e luoghi reali, un precipitato del bene e del male, del meglio e del peggio. Vengono tracciati poi tutti i mutamenti della città attraverso cenni sulle prime azioni di contrabbando per quanto riguarda il tabacco, le prime azioni “guappe” e i rapporti umani che ancora oggi si intavolavano tra i teppisti della zona.
Si parla poi dell’omicidio di Siani per mezzo di nuove verità, dell’arrivo della cosiddetta “nuova” camorra.
Curioso l’incontro con Maradona a cui viene riservato un intero capitolo e sempre al mitico calciatore si rivolge il suo nuovo libro Maradona è amico mio (66th and 2nd, pp. 183, € 16,00) che permette di guardare il personaggio del calciatore argentino diversamente, senza moralismi.
Assistiamo poi, imprevedibilmente, a un cambio di scena; ci si sposta a Roma, sulla spiaggia di Ostia dove il giornalista si ritrova a documentare la morte di un delfino, invece che uno dei “delittacci” del momento: vi sono i riferimenti più vari, partendo da Zeffirelli per arrivare a Pablo Escobar, reso ora celebre da una delle tante produzioni della serialità televisiva.
Un apprezzamento particolare va riservato ai titoli scelti e sistemati fra i vari capitoli di un racconto certo impegnativo ma scorrevole e di facile lettura.
Certamente un libro che prende il lettore fin dalla prima pagina e dall’utilizzo di spazi riservati dall’autore al dialetto e al gergo, ai versi di canti melodici, alle descrizioni travolgenti.
Un insieme di storie nella storia, un continuo mescolarsi di realtà e fiction, un testo che vien voglia di leggere e approfondire.

Il disvelarsi di una città
Un testo in cui Napoli viene presentata come una città bellissima che vive di mille contraddizioni. Angoli meravigliosi e altri difficili e duri. Nonostante i numerosi pregiudizi, nessuna persona che visita Napoli se ne va senza portarsi dietro sentimenti e colori che la spingeranno non solo a ricordarla, ma anche a sperare di poterci tornare presto. Napoli è allo stesso tempo orgoglio e risentimento del Sud. Nel decennio narrato dal romanzo tutte queste divergenze, queste realtà, vengono analizzate, si moltiplicano e si comprendono fino in fondo.
La genialità dell’autore consiste nella sua capacità di svelarci la città attraverso il punto di vista dei personaggi e mai da narratore onnisciente e osservatore esterno, seppur sia comunque presente una grande obiettività. Quasi fosse un dialogo con lo stesso lettore, come se si volesse cercare sempre il confronto, ma anche un modo per omaggiare degnamente quando sono citati personaggi famosi e che vivevano nell’epoca rappresentata. Una scrittura lineare, intensa, bella: scientifica in alcuni punti ma anche capace di mostrare, letteralmente, la sua umanità. Un insieme di interviste che rappresentano sostanzialmente un’intervista all’intera città. È descritto in modo impeccabile il mestiere del giornalista che esercita alla vecchia maniera, che si sposta, indaga, si reca sul posto, insomma la figura mitica e romantica del professionista dell’informazione che ci fa sognare. Se ne consiglia la lettura, poiché ne vale veramente la pena.

Gilda Pucci

(www.bottegascriptamanent.it, anno XII, n. 135, dicembre 2018)

Collaboratori di redazione:
Teresa Elia, Ilenia Marrapodi, Maria Chiara Paone
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