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Comunicazione e Sociologia (a cura di La Redazione) . A XII, n. 132, settembre 2018

Il grande valore
delle parole
usate in rete

di Gilda Pucci
Per una comunicazione
non ostile online: i racconti
di dieci scrittori italiani


Parole O_.Stili, è un’associazione in Italia contro la violenza 2.0, ovvero la violenza sul web, nata a febbraio 2017 con il lancio del Manifesto della comunicazione non ostile, dieci principi di stile per arginare e combattere i linguaggi ostili in rete, che in pochi mesi ha compiuto un viaggio straordinario online di bacheca in bacheca, passando per le aule delle scuole, per le università, gli uffici e molte aziende, non solo Italia, ma anche in Europa.
Il progetto e il libro che ne scaturisce, Parole Ostili, fatto di dieci racconti a cura di Loredana Lipperini, pubblicato da Laterza e presentato all’edizione 2018 del Salone del libro di Torino, vuole rendere consapevoli i suoi destinatari, tutti i lettori, che la comunicazione fuori e dentro la rete ha un peso e ci determina, e che di conseguenza il virtuale è reale, che si è ciò che si comunica, che le parole danno forma al pensiero, che prima di parlare bisogna ascoltare, che le parole hanno delle conseguenze, che condividere testi e immagini comporta una responsabilità, che se le idee si possono discutere le persone si devono rispettare, che gli insulti non sono mai degli argomenti, e che persino il silenzio comunica. Questo è il pensiero di chi ha curato la Prefazione al testo, Nicola Lagioia.

Dieci racconti O_Stili
I racconti (scritti da Tommaso Pincio, Giordano Meacci, Giuseppe Genna, Diego De Silva, Helena Janeczek, Alessandra Sarchi, Fabio Geda, Nadia Terranova, Christian Raimo, Simona Vinci) si ispirano liberamente ai dieci punti del Manifesto della comunicazione non ostile, e narrano una storia con diversi personaggi e diversi stili. Non abbiamo a che fare con fredde norme da eseguire ma con momenti di vita concreta e tangibile. Un testo che sa esprimere al meglio i problemi e l’importanza della comunicazione. Il linguaggio è tutto: ci autodetermina e ci fa sopravvivere in un ambiente sociale, ma anche con l’evolversi delle nuove tecnologie e piattaforme, è necessaria una grande responsabilità. Gli autori, da grandi comunicatori trasmettono al meglio e veicolano un messaggio importante con esempi pratici e grande fruibilità e leggerezza.
Si pensi a un video virale che convince il mondo dell’esistenza del diavolo, il suicidio dei membri di una setta che si è cimentata per prima con il digitale. Ci introdurremo nella storia di due donne che trovano la vita su Facebook, sui social, più appagante di quella reale o la storia di chi è capace di odiare persone che non si conoscono nella comunità reale. In conclusione immaginate una sparatoria provocata dalla pizza al formaggio impigliati nella rabbia di un gruppo di adolescenti, fino al silenzio conciliante. Storie che di assurdo hanno davvero poco, storie più normali di quanto può apparire. Curiose avventure pedagogiche piene di spunti di riflessione, giochi di scrittura e verità assolute. Un testo con un alto livello di responsabilità, scorrevole, di grande attenzione a problematiche con cui ci rapportiamo quotidianamente. È difficile comunicare in merito a un testo sulla comunicazione, c’è l’imbarazzo di non essere all’altezza, ma gli autori hanno centrato l’obiettivo.

Il rispetto passa anche dalle parole
Il testo è formativo e pertanto adatto a un pubblico di ragazzi, generazione nata con la rete e prossimi uomini e donne del domani. Tanti sono soliti considerare che l’essere umano pensi per immagini, invece si pensa per linguaggio e definizioni. Dunque la nostra cultura e società, sono date dalla nostra lingua, dall’istituzione lingua, e il nostro “io” è generato solo dalla relazione con l’altro. I nostri insegnamenti di vita, le nostre esperienze, sono fatte di tecniche trasmesse e la tecnica è lingua e comunicazione. Comunicare nasce per condividere, è condivisione e sopravvivenza, perciò insultare, isolare, schernire fa fallire l’obiettivo. Bisogna avere rispetto dell’altro che ci consente di definirci o manchiamo di rispetto a noi stessi. Emerge dai racconti tutto questo dibattito e tutti i rischi della rete, che ha una doppia faccia: se la si sa usare è un tesoro, in caso contrario un grosso pericolo. Per lingua e comunicazione, non si tenga in considerazione solo quella verbale, ma anche quella gestuale, semiotica. Un libro affascinante, pratico, di grande sensibilità, per nulla ostile e da leggere!

Gilda Pucci

(bottegascriptamanent, anno XII, n. 131, agosto 2018)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT