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Politica ed Economia (a cura di La Redazione) . Anno XII, n. 127, aprile 2018

Zoom immagine Menefreghismo
intellettuale
e drammi umani

di Fulvio Mazza
Galleggiando nell’Iperuranio
non vedono le tragedie
per esempio, dei Curdi


Ripubblichiamo qui di seguito un articolo-appello volto a scongiurare un temuto, e purtroppo assai probabile, massacro: quello dei Curdi-siriani di Afrin a opera delle truppe turche di Erdoagan.
E lo facciamo denunciando la nostra ignavia di pseudointellettuali sordi e ciechi dinnanzi ai drammi dell’Umanità, pseudointellettuali che amano invece galleggiare nell’Iperuranio dell’indifferenza e del ponziopilatismo. Un atteggiamento del “non vedo, non parlo, non vedo” che, per esempio, ieri incensava Pier Paolo Pasolini, dimenticando il suo ruolo di corruttorre di minorenni, e oggi – fatte le dovute proporzioni – incensa Gioacchino Criaco, chiudendo un occhio sulla paramafiosità del messaggio che emerge dai suoi scritti.
Eppure, proprio noi pseudointellettuali ai quali la Natura ha dato immmeritatamente qualche talento in più, continuiamo a dormire placidamente, dimenticando che, come giustamente evidenzia la celebre parabola, chi ha ricevuto più talenti in dono ha il maggior onere di restituirne di più alla società.
Ma come dunque si possono dormire sogni tranquilli dinnanzi alle schifezze che quotidianamente avvengono nel mondo? Sì, è vero, abbiamo spesso l’alibi che non sappiamo esattamente cosa accade, oppure che non sappiamo esattamente quali sono le parti in campo, oppure che tali forze sono una peggio dell’altra oppure, alibi magnum, che non abbiamo i mezzi per intervenire e che “benaltri” possono fare al nostro posto.
Ebbene, oggi e ora siamo chiamati ad intervenire, adesso e subito, senza alibi.
Ci riferiamo al cappio criminale che la Turchia, con il suo possente esercito (secondo solo, in sede Nato, a quello degli Usa) sta stringendo attorno all’enclave curdo-siriana di Afrin.
Un atto di imperialismo omicida chiaro e netto che l’Italia potrebbe frenare e, con il concorso di altri stati europei, potrebbe anche fermare. Il governo italiano potrebbe difatti sospendere la vendita degli armamenti alla “dittacrazia” turca, potrebbe ritirare l’ambasciatore italiano ad Ankara, congedando quello turco a Roma.
I crimini oppressori sono purtroppo tanti nel mondo. Perché ci soffermiamo su questo? Il motivo è semplice: perché i Curdi sono un chiaro buon esempio che, se sostenuto dall’Occidente, può positivamente contagiare quell’intera area mediorientale oggi caratterizzata da prevaricazioni antidemocratiche e radicalità religiose. I Curdi hanno difatti smesso da tempo di essere un popolo contraddistinto dal mero, per quanto giusto, rivendicazionismo.
Hanno mostrato di essere capaci di governarsi nel rispetto della plurarità politica e, soprattutto, religiosa. Di particolare rilievo è il fatto che hanno anche dimostrato di saper garantire alle donnne l’esercizio delle libertà civii quotidiane.
Burka, chador e gabbie-vestito varie non opprimono il volto e il corpo delle donne curde. Il tutto, sia ben chiaro, compatibilmente alla gravissima situazione politico-militare alla quale sono costretti a vivere/sopravvivere.
Ebbene, fra l’assordante silenzio del nostro ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano, e dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Federica Mogherini (che, come si constata giornalmente, sono due entità virtuali più che reali), la Turchia sta svolgendo indisturbata la sua azione terroristico-imperialista.

Due ultime brevi considerazioni. La prima: la Turchia è quella dittocrazia alla quale abbiamo appaltato la segregazione dei migranti che tentano la via mediorientale per giungere in Occidente; una segregazione che accade lontana dagli occhi di tutti e che ben difficilmente si può sperare avvenga nel rispetto dei diritti umani. Un freno, quello dei migranti incontrollati, che certamente va fatto perché altrimenti assisteremmo ad una sorta di invasione, ma che altrettanto certamente va effettuato in centri profughi posti in territori di nazioni democratiche: nella vicina Grecia, per esempio o nella stessa Italia mutuando l’idea propugnata da Milena Gabanelli. Centri profughi gestiti dalle Ong umanitarie, controllati da governi democratici e sotto il controllo, oltre che dell’Onu, anche dell’occhio vigile della stampa libera.
La seconda: le truppe turche stanno combattendo affiancati da un sedicente (=sé dicente) Esercito libero siriano che è costituito in gran parte da ex jihadisti ed ex miliziani dell’Isis. Mentre i combattenti curdi sono stati i soldati che hanno concretamente liberato vaste zone dell’Iraq e della Siria stessa dalla tirannia medievale dell’Isis medesimo. Combattenti che sono stati usati dagli Usa e dalle potenze occidentali in generale (che a parole volevano liberarsi dall’Isis ma che, in pratica, non volevano “sporcarsi gli scarponi”) e che ora sono stati abbandonati dagli Usa stessi.
Ed ecco l’articolo che avevamo preannunciato, sperando che non sia troppo tardi.

“Proprio adesso centinaia di migliaia di civili ad Afrin si trovano sotto i pesanti bombardamenti dei jet turchi.
La Turchia continua il massacro di Afrin ignorando la risoluzione Onu per il cessate-il-fuoco.
Fermiamo il genocidio e la pulizia etnica dell’esercito turco ad Afrin.

Il popolo curdo ad Afrin è oggetto di genocidio e pulizia etnica da parte dell’esercito turco, con il supporto di gruppi jihadisti come al-Qaeda, al-Nusra e ciò che resta dell’Isis.
Questa invasione e questo attacco genocida sono stati portati avanti di fronte agli occhi dell’umanità. Una città ora è sul punto di essere distrutta dal secondo esercito più grande della Nato che è dotato delle armi più sofisticate prodotte da diversi paesi. Questo attacco viene legittimato diffondendo un discorso propagandistico come se eserciti di due grandi Stati stessero combattendo l’uno contro l’altro. Quelle potenze, tra cui i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che forniscono armi alla Turchia sono complici di questo crimine.

Ad Afrin comincia l’iniziativa degli scudi umani

La popolazione della città di Afrin si rifiuta di abbandonare le proprie case e giura di resistere all’invasione. Nel momento in cui l’esercito turco insieme con le sue bande si è avvicinato nel raggio di 1 km al centro della città, i civili si sono mobilitati contro gli invasori. Diversi convogli di veicoli sono stati organizzati dagli abitanti e gli attivisti hanno fatto il giro della città per esortare tutti a unirsi allo di scudo umano. Durante i 52 giorni degli attacchi, l’esercito invasore ha ucciso più di 290 civili.
Chiediamo al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di intervenire per fermare l’invasione turca di Afrin.

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite

• Facciamo appello al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite affinché si batta in difesa della Risoluzione 2401, per non lasciare che il regime turco venga meno alle responsabilità per le proprie azioni nella regione di Afrin, Siria.
• Esortiamo la comunità internazionale a mettere in atto il cessate-il-fuoco del Consiglio di Sicurezza Onu e a garantire la consegna di aiuti umanitari e sanitari per coloro che ne hanno disperato bisogno, ad Afrin e Ghouta.
• Sottolineiamo il bisogno urgente dell’implementazione di una zona di non sorvolo sulla regione di Afrin per preservare vite e abitazioni civili, infrastrutture civili, monumenti significativi e siti di rilevanza culturale. Invitiamo la comunità internazionale ad aiutare la messa in atto della no-fly zone con truppe di pace e delegazioni di osservatori.

Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia, 13 marzo 2018”

(bottegascriptamanent, anno XII, n. 126, marzo 2018)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT