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A. XII, n 126, marzo 2018
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Home Page (a cura di La Redazione) . A. XII, n 126, marzo 2018

Zoom immagine Meraviglie di montagna:
un posto magico chiamato Sila

di Gilda Pucci
Un book fotografico dell’altipiano: la storia di un luogo
nelle immagini di Piergiorgio Iannaccaro. Da Rubbettino


«La Sila quando ti entra dentro poi non te la togli più, pur volendo, pur lamentandoti, pur bestemmiando per le cose che non vanno, per le storture (tante e troppe) che vedi, per le bruttezze che l’uomo ha creato e sta creando. La Sila è una cosa a sé. Un luogo dell’anima, della mente, degli occhi. Degli odori autunnali e di quelli estivi; dei colori invernali e delle infinite sensazioni che ti dona il paesaggio».
La Sila, un santuario inviolabile e da venerare con la sua luce dai toni caldi e inconfondibili, che accarezza dolcemente gli orizzonti sconfinati ed è capace di bloccare il momento e renderlo magico. Si respira con l’anima e con gli occhi, vestita di un paesaggio meraviglioso che suscita un groviglio di emozioni e stati d’animo: lì ci si ritrova, scavando nell’abisso del nostro io più recondito. Lì si ritorna sempre. Chi non la vive non può comprendere, ma può provare ad immaginare e “sentire”, sfogliando il libro di Piergiorgio Iannaccaro, Sila. Luoghi e stagioni, (Rubbettino editore, pp. 128, € 15,00), un book fotografico di scatti naturalistici che raccontano la “grande madre Sila”.
Nella scuderia letteraria di Bottega editoriale, dunque, entra a far parte uno stupendo campionario di paesaggi bucolici che ci suggeriscono l’idea del “sublime” di Kant: il sentirsi infinitamente pieni e immensamente piccoli davanti allo spettacolo che la natura riserva. In sintesi, l’autore vuole dirci che la Sila è un’immensa sinestesia e perciò va tutelata dagli stupri.
Il testo fotografico è diviso in tre sezioni: la prima, “Terra e Acqua”, che rimanda a questi due elementi e che si focalizza principalmente sui paesaggi, sui luoghi e sui laghi silani come veri protagonisti; la seconda, “Le stagioni”, si concentra sui colori, sulle piante caratteristiche che spiccano nei singoli periodi, sulle cibarie che ne caratterizzano le particolarità, come i funghi e le castagne autunnali, sulla fauna silana; la terza, “I segni dell’uomo”, che mostra i campi coltivati, principalmente di patate, le tipiche abitazioni, le costruzioni in legno di Villaggio Mancuso, i ruderi della vecchia casa cantoniera a Bocca di Piazza, la diga del lago Arvo, i binari ferroviari e la locomotiva a vapore in stazione a Silvana Mansio, l’elettrodotto di Tirivolo, la presenza del trattore come strumento di lavoro, le chiese. In conclusione il testo dispone di un indice dei luoghi che permette al lettore ignaro di muoversi con agilità tra uno scatto e l’altro.
Meritano sicuramente le due penne che hanno curato la Prefazione e l’Introduzione, rispettivamente Gabriele Fera, presidente del Club alpino italiano per la sezione di Catanzaro, il quale rivive con il libro ricordi di infanzia e Filippo Veltri, giornalista e scrittore, autore di molti saggi. Veltri mette in risalto come la Calabria ha conosciuto per troppo tempo, anche nel periodo più recente, una forma di stasi e di immobilismo che l'ha fatta andare indietro e dal quale potrebbe svincolarsi creando in rete un tessuto connettivo in grado non solo di far dialogare tra di loro le mille esperienze positive ma di renderle addirittura concrete.

Insegnare la bellezza
Per i sentieri di questo immenso territorio, di panorami cangianti a seconda della stagione, di scorci infiniti, di acque incontaminate, di cieli limpidi, nasce una storia per immagini e nasce per far conoscere ed ammirare le bellezze naturali e la cultura di questa terra ai più sconosciuta; chiunque, infatti, sfogliando le pagine di Iannaccaro può intraprendere un viaggio in Sila e avrà sicuramente la voglia di confrontare dal vivo se la realtà sia identica alle foto. La conoscenza di un posto è un modo per preservarlo e tutelarlo. Il libro è un mezzo per denunciare l’incuria dell’uomo a colpi di bellezza. Molti tratti del territorio sono stati infatti maltrattati e scippati all’anima di chi la ama. «Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà», diceva il giovane Peppino Impastato e aveva ragione.
Il testo è una protesta, è una rivoluzione elegante, segnala gli abusi dell’uomo, del vile business che non risparmia niente e nessuno e la violenza delle istituzioni preposte alla tutela e alla salvaguardia di questo preziosissimo bene. Un esempio di cattiva gestione è rappresentato dal degrado a cui viene lasciata la zona dei giganti di Fallistro, bosco di alberi secolari, dove insistono tagli indiscriminati e i rifiuti sono diventati un problema enorme che nessuno risolve, basti pensare alle discariche disseminate fra le nostre montagne. Il testo vuole essere un veicolo per la nascita di un progetto di rilancio di un territorio che è parte fondamentale della Calabria, oggi anche patrimonio dell’Unesco.
Nelle immagini appaiono i boschi sconfinati di conifere e di faggi, la tipica vegetazione del vasto altopiano, secondo solo al Tibet; gli scorci della Sila Grande e della Sila piccola con scatti ripresi dall’alto, dal basso, con un taglio di sbieco; i grandi spazi innevati e le vallate verdeggianti; la molteplicità dei fiori che giacciono su distese infinite; gli alberi che si riflettono nei laghi, che ghiacciati sembrano fatti di cristallo; gli alberi plurisecolari che si “abbracciano”, si avvinghiano; boschi intrisi dei colori autunnali talmente meravigliosi che sembrano sbucati dal pennello e dalla tavolozza di un artista; i campi aurei dell’estate ricolmi di luce e il resto non si può descrivere, è sacro e va assaporato dal vivo.

Un racconto per immagini
Un libro non solo per gli appassionati della montagna, ma anche per chi ama la fotografia: tante le tecniche utilizzate, dal grandangolo, allo standard, all’estro. Il testo si “vede”, bravo l’autore a puntare sull’immagine in un momento in cui la rete ci consente di catapultarci in ogni parte del globo con un clic. Le foto sono divise a seconda della tematica scelta dall’autore “capitolo” per “capitolo” e sono introdotte da una presentazione dettagliata di ciò che si sta mostrando con indicazioni storiche e geografiche. Una sorta di enciclopedia della Sila, una guida leggera e maneggevole, se vogliamo in una sorta di 3D della scrittura; pare, infatti, di toccare, di annusare, di sentire, di assaporare i luoghi riportati e illustrati. È il caso di dirlo: «Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto», e ci va in un modo distinto ed elegante, brioso e fresco. Il testo è espresso in modo lineare e preciso, c’è coerenza fra contenuti e forme, il tutto per come è stato concepito è intrigante e armonico, in cui il vero narratore è la foto. E la sola protagonista, la Sila.

Gilda Pucci

(bottegascriptamanent, anno XII, n. 126, marzo 2018)

Di seguito, il link all’intervista, andata in onda sulla Rai il 13 marzo 2018, di Livia Blasi a Piergiorgio Iannaccaro: www.youtube.com/watch?v=-QW58kPWbtM&feature=youtu.be.

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