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A. IX, nn. 95/96, lug/ago 2015
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Riflessi d'autore (a cura di Aurora Logullo) . A. IX, nn. 95/96, lug/ago 2015

Zoom immagine Versi in prosa:
un’intera esistenza
fatta di emozioni

di Maria Assunta Carlucci
La vita umana tra realtà e fantasia.
Racconti poetici da Città del sole


Alla sua prima opera, una raccolta di racconti scritti dagli anni Ottanta ad oggi, Tania Filippone offre la voce e le emozioni di una donna capace di narrare e narrarsi, in una sorta di poesia fatta prosa. «Il linguaggio dell’Autrice, se guardato soltanto in superficie, appare quasi spudoratamente adattabile, usato a volte per sviscerare emozioni che si equivalgono nei sentimenti e nei paesaggi, altre volte per delineare figure diverse e magari contrastanti», fa notare Carlo Ernesto Menga nella Prefazione, precisando inoltre che «proprio in ciò consiste quella che a un più approfondito avviso si rivela essere l’abilità narrativa di Tania Filippone: un punto di vista linguistico, un’inquadratura semantico-sintattica che offre lo strumento di un metodo invariante, del tutto personale, sensitivo e – come già detto – lirico, allo scopo di definire, attraverso il vaglio di una prosa, che a volte impercettibilmente sconfina nella poesia, quei numerosi e vari aspetti della realtà che vicendevolmente si sovrappongono a quelli della fantasia». L’attesa (Città del sole, pp. 160, € 12,00) è un esperimento linguistico decisamente riuscito, uno scritto capace di rapire l’attenzione, l’emozione e la mente del lettore grazie ad una prosa che sembra quasi poesia.
A tenere le fila dell’opera, suddivisa in quattro parti, è una donna che si fa protagonista e voce narrante in un connubio talmente intrecciato che rapisce il lettore, il quale, totalmente immedesimato nell’occhio partecipe, si ferma a pensare e si interroga. Diversi sono i racconti, diverse sono le emozioni e le sorprese che si schiudono davanti al fruitore: retroscena, misteri, non detto, impossibilità di esprimere sentimenti. Il tutto accompagnato da una prosa che rapisce, capace di trascinare in una lettura tutta d’un fiato, senza soste. Tutto il contrario di quello che può sembrare il titolo dell’opera. La vera cifra stilistica dell’autrice, però, sta proprio in questo: narrare emozioni e oggetti senza distacco e portare il lettore ad interrogarsi alla fine dell’opera.

Quattro parti, quattro momenti di vita
Quella di suddividere la raccolta in quattro parti, ognuna con il suo numero di racconti, è una scelta che sembra ripercorrere i momenti di vita che segnano il cambiamento e la crescita di qualsiasi essere umano: l’adolescenza, la giovane età, l’età adulta e, infine, la maturità dell’essere.
I nove racconti contenuti nella prima parte dell’opera racchiudono sentimenti ed emozioni discostanti tra di loro, come solo quelli dell’adolescenza sanno essere. Emozioni volte quasi ad interrogare la giovane vita, protagonista delle diverse situazioni in cui si va trovando. Sentimenti che nascono per la prima volta e che non si sa bene come gestire. Nessuna consapevolezza dell’essere e del proprio cuore. L’adolescenza in tutta la sua bellezza e volubilità.
Altri nove racconti sono inseriti nella seconda parte. Qui si nota quasi un passaggio: l’adolescenza lascia il posto ad emozioni e interrogativi che sono quelli di una giovane donna, la quale vede nascere nel proprio Io qualcosa di nuovo. Scossa nei sentimenti, ad esempio, nel racconto Betsy, la ragazza della stazione e in Buonanotte, professore!; sorpresa ne Il sarto e U pruppu.
L’età adulta, però, incombe e, infatti, nella terza parte, che racchiude quattro racconti, sono rintracciabili situazioni e impressioni che possono essere comprese solo nel momento in cui si fa il salto dalla giovane età verso quella consapevolezza di “quasi adulto” che ogni essere umano prova arrivato ad un certo punto della propria vita.
La parte conclusiva, la quarta, racchiude gli ultimi quattro racconti. Ispirati alla mitologia, coinvolgono la maturità e la consapevolezza della tarda età adulta. Il momento in cui tutto sembra aver fatto il suo corso e, quindi, si ha la sicurezza e la consapevolezza di ciò che si è compiuto e, di conseguenza, di ciò che dovrebbe succedere.
L’ultimo racconto, Una stanza tutta per me, è sintesi di tutto ciò che è stato il percorso nei racconti precedenti; sintesi, quindi, della vita di qualsiasi personalità.
L’autrice, redattrice per circa vent’anni della rivista Malvagia, ha ricevuto diversi riconoscimenti per i suoi scritti. L’attesa è la sua prima raccolta riuscita a dir poco benissimo. Il lettore, infatti, si trova coinvolto in tutti i racconti snocciolati dalla sua penna, vive le emozioni e le sensazioni descritte, si interroga allo stesso modo della voce narrante, vive nei ricordi della protagonista. Una lettura talmente coinvolgente, descrittiva e simbolica che lascia chiunque si avvicini al testo con interrogativi e domande sul proprio vissuto, sul proprio essere e sulle proprie esperienze che, a volte, non sono molto diverse da quelle racchiuse e descritte nei racconti. Prosa e poesia si intrecciano in modo talmente omogeneo da rendere la lettura piacevole e coinvolgente, al punto che quasi non ci si rende conto di star leggendo, ma si vive all’interno del racconto e insieme a chi sta vivendo nel racconto stesso.

Maria Assunta Carlucci

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 96, agosto 2015)

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