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Anno IX, n 93, maggio 2015
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Storia (a cura di Letizia Rossi) . Anno IX, n 93, maggio 2015

Zoom immagine Aprile-maggio 1945:
l’epilogo inglorioso
dell’esercito della Rsi

di Francesco Perfetti
Per D’Ettoris editori, la documentata
ricostruzione storica di Andrea Rossi


Per la prima volta accuratamente documentata, ritroviamo la settimana sconosciuta durante la quale per molti uomini, soldati e civili, la guerra non era ancora finita, l’attesa “ultima battaglia” era ancora da combattere. Ma combattuta non fu, perché seguì una ingloriosa dispersione.
In questo saggio di Andrea Rossi, Il gladio spezzato. 25 aprile-2 maggio 1945: guida all’ultima settimana dell’esercito di Mussolini (D’Ettoris editori, pp. 144, € 14,90), del quale riportiamo di seguito la Prefazione, si approfondiscono gli eventi che sono seguiti al 25 aprile.

Bottega editoriale


Prefazione

È largamente diffusa, probabilmente anche per il fatto che la data è stata assunta simbolicamente come quella della Liberazione, la convinzione che il 25 aprile 1945 siano cessate definitivamente le ostilità in Italia. La realtà è diversa perché il conflitto durò ancora per una settimana provocando perdite fra militari e civili almeno fino al 2 maggio 1945. Questi sette giorni sono stati poco esplorati dalla storiografia, se non attraverso la ricostruzione delle vicende di singoli reparti, e ancor meno è stato indagato il comportamento delle truppe della Repubblica sociale italiana in quella contingenza.
La lacuna è ora colmata da questo approfondito e acuto saggio di Andrea Rossi, il quale ha ricostruito accuratamente con grande finezza interpretativa e con dovizia di materiale documentario quella drammatica settimana della nostra storia più recente. Rossi è un ottimo studioso di storia militare e ha legato il suo nome ad accurate indagini storiografiche, pubblicate prevalentemente in alcune importanti riviste storiche e in almeno due volumi – Fascisti toscani nella Repubblica di Salò (2000) e La guerra delle camicie nere (2004) – e dedicate, in gran parte, alla ricostruzione delle avventure e disavventure di coloro che seguirono fino all’ultimo un Mussolini ormai finito dopo il crollo del regime e destinato comunque a uscire di scena o a recitare un ruolo subalterno a Hitler e al nazionalsocialismo.
Alla fine dell’aprile 1945, per quanto in numero non irrilevante, gli uomini che facevano parte delle forze armate del fascismo repubblicano si ritrovarono ad affrontare l’offensiva degli Alleati e l’insurrezione dei partigiani in condizioni particolarmente difficili soprattutto per la precarietà delle condizioni di equipaggiamento e di armamento, ma anche per la mancanza di piani operativi e direttive uniformi. La percezione di un clima da «resa dei conti» e di una «battaglia finale» dall’esito ormai scontato era largamente diffusa sia tra i militari inquadrati nell’esercito di Graziani sia tra i volontari e le formazioni paramilitari del partito fascista repubblicano. Del resto anche la decisione dei tedeschi di «sacrificare» gli italiani per proteggere la propria ritirata verso il Brennero ebbe un peso nel determinare questa percezione che Rossi mette bene in luce analizzando i vari fronti di guerra. I tedeschi guardavano, ormai da tempo, la Rsi come uno Stato satellite al punto che le truppe «repubblichine» – tanto le divisioni addestrate in Germania quanto i volontari in camicia nera – erano costantemente controllate, utilizzate a piacimento e, spesso, disprezzate.

Francesco Perfetti

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 93, maggio 2015)

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