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Anno II, n° 7 - Marzo 2008
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Letteratura contemporanea (a cura di Maria Franzè) . Anno II, n° 7 - Marzo 2008

Zoom immagine Davanti alla nostra misera routine
ecco disvelato il cuore tenebroso
e romantico della poesia tedesca

di Alessandro Tacconi
Editoriale Bios ha pubblicato due lavori
dello studioso e traduttore Italo Maione


E la Germania disvelò il cuore nero dell’Europa d’inizio XX secolo. Il superbo Italo Maione lo tradusse nell’italico verbo a uso e consumo di noi posteri. Il volume Da Nietzsche a Benn. Poeti tedeschi tradotti da Italo Maione (pp. 382, € 12,26) pubblicato da Editoriale Bios è una summa della poesia tedesca moderna, in cui traspaiono tutti gli umori neri di un’epoca conscia di un declino e di profondi turbamenti esistenziali.

La scelta di Maione cadde in modo quasi obbligato su Friedrich Nietzsche, Rainer Maria Rilke, Georg Trakl, Else Lasker-Schüler, Bertolt Brecht e Gottfried Benn. Ancora oggi questi nomi suscitano negli studiosi di Letteratura tedesca e negli appassionati lettori di poesia un doveroso rispetto. Ognuno di questi poeti ha intrapreso un percorso letterario molto personale, che ha coinciso spesso con un destino di sofferenza e morte, talvolta prematura.

 

L’arte poetica come scelta di vita

Fare e vivere la propria arte letteraria era, fino ad alcuni decenni fa, un preciso compito morale, prima ancora che un mestiere. Il lavoro letterario è sempre esistito, ma mai come oggi è evidente che lo scrittore è un ranocchio nello stagno dell’editoria. “Pochi autori per pochi editori” pare essere la massima che contrassegna il mercato delle lettere d’inizio XXI secolo.

A fare da contraltare alla tendenza imperante le piccole realtà editoriali: quando non truffano bellamente gli autori smaniosi di pubblicazioni grazie a un “piccolo contributo”.

Un’antologia poetica come questa, ad opera di un piccolo editore, è un sentiero prezioso che dovrebbe avere molti seguaci in questo settore.

“Fare” bei libri è importante ed è anche possibile, se ci si rivolge ad autori qualificati. Scegliere è compito prioritario di un editore serio. E in questo caso è stato assolto in maniera eccelsa.

La sua opera critica è affascinante tanto quanto gli autori di cui affronta i testi in lingua originale. Impegno di studioso, letterato, lettore e traduttore appassionato: questa la summa professionale di Maione, spentosi nel 1971.

 

Prima che i tedeschi diventassero xenofobi

È raro, abbiamo affermato, trovare una raccolta poetica tedesca altrettanto completa e stimolante di questa dell’Editoriale Bios, ma tant’è. Ognuno di questi poeti propone il proprio modo singolare di approcciare la vita, partendo però da un assunto per tutti loro fondamentale: il profondo rispetto per l’arte poetica.

Sono isole queste, paragonate ai poeti di oggi? Vogliamo pensare che non sia così, ma che vi siano ancora voci sufficientemente libere da interessi economico-contrattuali. E chi scrive poesia dovrebbe saperlo: slegare il proprio ego è la prima necessaria azione per poter proseguire sulla via tracciata da un Bertold Brecht o da un Gottfried Benn. Poeti questi che pongono l’ironia come elemento principe per disgregare ogni ipocrisia e ogni concessione al proprio ego.

Leggere i versi di questi sommi poeti moderni ci pone di fronte a un godimento da ripetere di continuo: la lettura dei loro versi. Ogni autore ci offre il suo modo originale di osservare il mondo e di viverlo sino in fondo. Poesia midollare, quindi? Pensiamo proprio di sì. Poesia che seziona il corpo letterario? Certamente. Poesia che denuda falsi preconcetti? Senz’altro.

La crudeltà di certe immagini, l’estasi, la delicatezza, la sofferenza, la morte, la vita insomma, vengono cantate in modo indimenticabile da ognuno di loro, che edifica la propria casa come una danza, in alcuni casi una danza macabra, e mette in movimento il segreto meccanismo dell’affabulazione poetica.

 

Nelle fitte trame di un animo complesso e profondo

Maione ha inoltre dedicato grande attenzione a Johann Christian Friedrich Hölderlin, considerato il più grande poeta lirico tedesco dopo Goethe. La sua produzione testimonia proprio la grandezza della sua figura letteraria.

Merito di questa antologia, dal titolo Friedrich Hölderlin liriche scelte tradotte da Italo Maione (pp. 104, € 10,00), è di avere composto un ritratto completo, sintetico e al contempo esaustivo della complessa figura del celebre poeta. Il volume è stato curato da Maria Rosaria Scigliano e contiene un’introduzione di Stefan Nienhaus e due saggi di Maione sul citato poeta dal titolo Poesia e follia di Hölderlin e Festa d’autunno.

La biografia di Hölderlin sembra contrassegnata dalla sofferenza e dal turbamento. Friedrich rimane orfano di padre all’età di due anni, nel 1772, l’anno di nascita della sorella Rike. Nel 1774 la madre si risposa e si trasferisce a Nürtingen. Qui il giovane prende lezioni private e frequenta la scuola di latino. Nel 1776 nasce il fratello Karl e l’anno seguente il patrigno muore di polmonite. È quindi la madre a provvedere all’educazione dei figli, con un’impronta decisamente pietistica. Friedrich prende lezioni di Greco, Latino, Dialettica e Retorica e nel giovane si forma ben presto un amore spassionato per le lettere classiche, che lo influenzano dal punto di vista della scrittura e del significato stesso dell’esistenza, come afferma in un celebre passaggio di una delle sue composizioni più celebri, Iperione : «Essere uno con il tutto, questo è il vivere degli dei; questo è il cielo per l’uomo [...] Essere uno con tutto ciò che vive! Con queste parole la virtù depone la sua austera corazza, lo spirito umano lo scettro e tutti i pensieri si disperdono innanzi all’immagine del mondo eternamente uno [...] e la ferrea fatalità rinuncia al suo potere e la morte scompare dalla società delle creature e l’indissolubilità e l’eterna giovinezza rendono felice e bello il mondo [...] un dio è l’uomo quando sogna, un mendicante quando riflette».

Friedrich entra nel Seminario di Denkendorf, cittadina distante sette chilometri da Nürtingen, nel 1784: qui il 27 dicembre 1785 tiene la sua prima predica. Terminati gli studi, nel 1786 entra nel Seminario di Maulbronn, presso Stoccarda.

La madre vorrebbe fare di lui un pastore protestante, ma il poeta è spesso in contrasto con lei proprio per questa decisione che egli sente come un’imposizione. A Maulbronn legge gli scritti di Schiller, i poemi di Ossian, Euripide, si appassiona alla musica e all’antichità classica.

Nell’ottobre 1788, Hölderlin entra nel Collegio di Studi teologici di Tubinga, dove frequenta corsi di Filosofia e Teologia. Tra i suoi compagni di studi vi sono Hegel e Schelling: con loro legge Fiche, Kant, Rousseau e Spinoza e sogna un’analoga rivoluzione a quella appena avvenuta in Francia anche in Germania. Il 17 settembre 1790, conclude il primo biennio di studi, diventando magister philosophiae. Egli concepisce la rivoluzione, più che come un motivo di sovvertimento politico e sociale, come un’occasione per una liberazione spirituale dell’umanità, una condizione di ritorno dell’individuo all’armonia con la natura.

 

I turbamenti del cuore e l’attività letteraria

Laureato in Teologia, nel 1793 supera l’esame al Concistoro di Stoccarda e diventa pastore, anche se non ha alcuna intenzione di avviarsi all’attività ecclesiastica; infatti si rivolge a Schiller chiedendogli una raccomandazione per un posto di precettore. Il suo soggiorno dai von Kalb a Waltershausen gli è inizialmente gradevole; la von Kalb, che apprezza le qualità intellettuali di Hölderlin, ma non quelle pedagogiche, lo accompagna a Jena, dove ha l’occasione di conoscere le maggiori menti dell’epoca Fichte, Goethe, Herder, Novalis e Schiller.  

Il secondo incarico come precettore lo svolge presso la famiglia del banchiere Jakob Friedrich Gontard, sposato con Susette Borkenstein di ventisette anni con due figli. Si tratta di una donna bella e colta. S’innamorano, un amore segreto e struggente. La donna rappresenta per il poeta la bellezza pura come quella che ha imparato ad amare dalle letture dei classici greci. È il periodo forse più felice della sua vita. È quindi difficile non leggere, in questi versi, un’appassionata dichiarazione d’amore: «Vieni a placarmi questo caos del tempo come allora, delizia della Musa / tu che concilii gli elementi tutti! Dacci la pace coi tranquilli accordi / celesti e unisci quel ch’è diviso finché la placida natura antica / fuori del tempo dai fermenti grande, alta e serena si sollevi. Torna / viva bellezza tu nei cuori miseri ed alle mense ospiti, ai templi torna! / Perché Diotima vive come i teneri boccioli dell’inverno, del suo proprio / spirito ricca, lei anche il sole cerca, ma dello spirito il sole è già perito, / felice il mondo, e nella notte gelida ormai tempestano già gli uragani».

Proprio su questo soggiorno, Maione si sofferma in uno dei due saggi conclusivi del volume. In esso, lo studioso tratteggia il significato profondo che questo amore assunse agli occhi del giovane poeta. Un rapporto che avrebbe segnato per sempre, e troppo profondamente, l’equilibrio psichico stesso di Hölderlin. La fine della relazione pone, infatti, una seria ipoteca sulla sua vita futura: «Alla fine bisognerà che noi… Proseguiamo il nostro cammino e sentiamo la nostra felicità attraverso le nostre sofferenze – e desideriamo che possa ancora a lungo durare per noi, perché allora sentiremo nobilmente e più forte. Addio! Addio! La benedizione sia con te!».

La corrispondenza ha termine nel 1802, nel mese di giugno, quando la sua amata muore. A nulla era valso il gettarsi a capofitto nel lavoro intellettuale, anche se proprio grazie a questo vuoto Maione individua lo sprone per la creazione delle opere critiche e letterarie più complesse.

Hölderlin nel corso degli anni è soggetto a vari ricoveri psichiatrici, ma le sue condizioni non migliorano. Viene affidato nel 1807 alla famiglia del falegname Ernst Zimmer, uomo di cultura che aveva anche letto il suo romanzo Hyperion.

La raccolta poetica, tradotta da Maione, acquista ancora più valore, se letta alla luce di un periodo letterario particolarmente fervido, il Romanticismo tedesco, e come prodotto di un uomo che visse con tutto se stesso il senso del proprio fare poesia, tanto da dedicarle un’intera vita di intensi trasporti emotivi.

Di questi due significativi lavori si possono quindi, in un secondo momento, approfondire quali fossero i temi tipici dei movimenti letterari e artistici in cui sono inseriti i personaggi di cui abbiamo appena parlato.

Romanticismo, Simbolismo ed Espressionismo sono stati, infatti, arricchiti dai magmatici umori di questi fini letterati. Ma questo ci pare giusto che avvenga solo in un secondo momento. Prima suggeriamo di leggere queste poesie con il cuore, e poi con la mente. Resta prioritario il piacere della lettura prima ancora della esatta interpretazione cronologica e critica dell’opera di questi straordinari versificatori.

 

Alessandro Tacconi

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 7, marzo 2008)

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