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Anno IX, n 90, febbraio 2015
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Vilma Formigoni) . Anno IX, n 90, febbraio 2015

Zoom immagine Uomini, prima
che detenuti

di Maristella Occhionero
La cultura arriva
anche nelle carceri.
Edizioni la rondine


Un progetto di alto valore quello di Eugenio Masciari, attore, regista e sceneggiatore, che ha voluto compiere un percorso all’interno della Casa circondariale di Siano (Cz) coinvolgendo quindici detenuti. Un vero e proprio corso di scrittura creativa, durante il quale Masciari ha sottoposto ai corsisti diversi brani scritti da filosofi e artisti su cui esprimere opinioni e punti di vista personali.
Gli interessanti e, molto spesso, intensi e profondi elaborati dei detenuti che hanno partecipato al corso sono racchiusi nel testo curato da Masciari stesso: La mia vita è un romanzo. La verità rende liberi: riflessioni di quindici detenuti (Edizioni la rondine, pp. 238, € 10,00).
Il percorso intrapreso dall’ideatore di questo progetto ha uno svolgimento semplice che, però, ha portato i detenuti a riflessioni complesse e sagaci. Ogni lezione del corso si articolava con la lettura di brani, incentrati sul concetto di libertà, di autori classici e moderni, appartenenti a diversi ambiti (scientifico, filosofico, religioso, artistico), sui quali Masciari esprimeva il suo punto di vista e chiedeva ai corsisti di mettere per iscritto ciò che la lezione aveva stimolato in loro. Durante l’incontro successivo si procedeva alla lettura degli elaborati per poi affrontare il nuovo tema e ripartire daccapo.

Il primo incontro
Il brano scelto per avviare il corso è stata una lettera scritta da un ergastolano, recluso nel carcere di Spoleto, dal titolo Fine pena mai, che ha toccato profondamente i corsisti incoraggiando considerazioni intense, spesso rassegnate. Un esempio è la riflessione del detenuto Giovanni Farina che afferma: «Per me le mura di questa prigione sono un rifugio sicuro, dentro di loro ho respirato per tanti anni la mia vita, mi hanno difeso dal male che c’è oltre il confine tracciato dal muro di cinta. Che cosa potrei fare nella confusione del mondo a sessant’anni? Non ho più il senso della famiglia, sono un uomo solo, da ricostruire».
A seguito di questo primo incontro, inoltre, è stata grande la curiosità dei detenuti nei confronti di Eugenio Masciari, docente e guida durante questo percorso; alcuni di loro, infatti, nei propri elaborati si sono soffermati sulle impressioni che avevano avuto di lui. Ad esempio, Salvatore afferma: «Al primo impatto non mi ha fatto una bella impressione, ma dopo, piano piano, parlandoci di sé, anche in modo ironico, segno d’intelligenza, si è rivelato simpatico e a modo».
Davvero variegati i “compiti a casa” dei detenuti, riportati a seguito della prima lezione, che hanno dato sfogo ai loro pensieri e alla loro creatività, come Claudio Conte, che ha deciso di rendere quest’esperienza un cortometraggio scrivendo una breve sceneggiatura.

Da Platone a Freud passando per Shakespeare
I maggiori filosofi e scrittori, le più importanti tematiche sulla vita e sul mondo sono stati affrontati all’interno dei quattordici incontri organizzati da Masciari. I detenuti, alcuni fin dall’inizio e altri a poco a poco, hanno aperto le loro menti e i loro cuori gestendo in maniera competente e intelligente i temi trattati.
Molto interessanti sono, infatti, i punti di vista riguardanti, per esempio, il “mito della caverna” di Platone in relazione al quale il detenuto Pasquale De Feo afferma: «Le religioni, i nazionalismi, la scienza e gli intellettuali vedono le cose secondo le proprie convinzioni e non come sono realmente. Queste categorie alimentano un cancro che distorce sia la mente sia ciò che vediamo, e questo è il pregiudizio».
Anche il mito di Edipo ha scatenato diverse reazioni nel gruppo dei corsisti; Vincenzo Furnari, fra gli altri, afferma: «Sulla nascita e il destino di Edipo rafforzo il mio pensiero, nel senso che, secondo me, nessun uomo è libero dal suo destino, ci si creda o no, ma per me è così».
Opinioni forti, concetti precisi e idee della vita che possono risultare diverse da chi vive al di fuori delle sbarre, ma che ci aiutano a comprendere un’altra visione delle cose, forse più rassegnata, a volte anche più negativa, ma pur sempre realistica e di spessore. Il mondo e i concetti di libertà, destino, giustizia e altri ancora sono affrontati dai partecipanti a questo corso con serietà e impegno e per questo motivo hanno dato vita a scritti di valore e interessanti per chi li legge.
Anche la lezione dedicata al Faust di Goethe, in cui si parla del patto stipulato tra il dottor Faust e il diavolo Mefistofele, ha scatenato opinioni e sentimenti diversi perché molti dei corsisti hanno affermato di aver vissuto, nel corso della loro vita da liberi cittadini, dubbi, paure e drammi analoghi a quelli di Faust e di essersi immedesimati in lui. Toccante il pensiero del detenuto Alessandro Greco: «Quando arriverà la mia ora non chiederò una dilazione di tempo, credo di potermi presentare dinanzi a Dio con serenità. Margherita dal paradiso interviene per Faust. Io la mia Margherita ce l’ho sulla terra. A Mefistofele ci ho già pensato io. Nonostante tutto ho sempre amato un solo Dio. Colui che È!».
Altri brani utilizzati sono tratti ad esempio dall’Amleto di Shakespeare o dall’Interpretazione dei sogni di Freud e ogni volta, negli scritti dei detenuti, emergono un coinvolgimento e un interesse forte e partecipato.

L’ultimo incontro
Durante l’ultimo incontro Masciari ha riletto e ridiscusso insieme ai corsisti gli scritti elaborati e, come ultimo lavoro da fare “a casa”, ha chiesto loro di buttare giù le impressioni e i pensieri sul percorso appena svolto. Un particolare interessante, raccontato dallo stesso Masciari a fine capitolo, riguarda un detenuto che, prima dei saluti, ha voluto fare una dichiarazione davvero particolare: «Io sono Gesù di Nazareth!».
Alle prime, prevedibili, risate degli altri corsisti è seguita la sua secca replica, nella quale affermava che chi rideva di lui non aveva capito nulla del corso appena fatto. In esso, infatti, avrebbero dovuto imparare che lui essendo figlio di Dio, come tutti, aveva capito di essere una sola cosa con Dio stesso e quindi con Gesù. A rafforzare la sua teoria egli ha citato l’Antico Testamento in cui Gesù, rispondendo ai rabbini che lo accusavano di eresia perché sosteneva di essere il figlio di Dio, affermò: «Voi siete dèi». A quel punto le risa si sono fermate e tutti i corsisti hanno capito cosa volesse dire e il ragionamento logico che si nascondeva dietro la sua strana prima affermazione.
Una conclusione sicuramente particolare, ricca di spunti teologici e filosofici che mostrano la passione e l’impegno dei partecipanti e la duttilità e apertura del loro pensiero.
A concludere il testo ci sono due lettere che Masciari dedica ai lettori e ai corsisti; in quella dedicata ai lettori spicca la sua considerazione finale: «Non sta a me giudicare il mio metodo e gli scritti che troverete in questo libro, perché essendo parte in causa sono senz’altro in conflitto d’interesse, ma sono certo che anche voi avrete investito bene il vostro tempo nel leggerlo, trovando tante pagliuzze d’oro e forse in qualcuno addirittura dei piccoli lingotti e, in questo periodo di crisi e di scarsità di oro, è stato senz’altro un buon investimento del vostro tempo».

Maristella Occhionero

(www.bottegascriptamanent.it, anno IX, n. 90, febbraio 2015)

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Collaboratori di redazione:
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Curatori di rubrica:
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