Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VIII, 87, novembre 2014
Sei in: Articolo




Letteratura contemporanea (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno VIII, 87, novembre 2014

Zoom immagine Raccontare,
conoscere
e riconoscersi

di Federica Lento
Per Città del sole edizioni,
un dialogo intimo e familiare
tra un padre e un figlio


«La Calabria prima della ’ndrangheta, prima della modernità, dell’arrivo dell’energia elettrica, automobile, TV, telefono ecc… la Calabria prima della seconda guerra mondiale era una terra di uomini e donne super sfruttati, di vita durissima, di pochi gnuri che spadroneggiavano su intere popolazioni. La conoscenza di quelle estreme condizioni di vita ci fanno capire la “grande trasformazione” che si è registrata nella seconda metà del Novecento, ci fanno capire molte cose che diamo per scontate o che non riusciamo nemmeno ad immaginare». Il libro di Fortunato Nocera, Colloquio con il padre (Città del sole edizioni, pp. 136, € 14,00), racconta proprio una storia di dolore, miseria, trasformazioni ma soprattutto di dignità. E a chi sentendo pronunciare la parola Calabria venga immediatamente in mente la mafia o, ai meglio informati, la ’ndrangheta, tornerebbe molto utile leggere questo testo della collana La vita narrata, in cui e in effetti l’autore scrive della storia del padre e della sua terra in una passeggiata e chiacchierata della memoria.

 

Una storia di lavoro e onestà

Così come Tiziano Terzani si racconta al figlio nel celebre libro La fine è il mio inizio, anche Fortunato Nocera conversa con suo padre per conoscerlo e, attraverso i suoi occhi, ricostruire la storia lunga un secolo di una terra e di una famiglia. Il racconto è lo strumento che preserva la memoria affinché si possa far rivivere un mondo rurale ormai scomparso, fatto di lavoro, miseria, fatica ma ricordato con l’alone idilliaco del passato che non ritorna. Si tratta di un libro-documento che tocca anche il genere della narrazione fiabesca e racconta come agli inizi del Novecento, il secolo delle guerre mondiali, dei mutamenti sociali e dei grandi flussi migratori che coinvolsero e trasfigurarono gli equilibri delle famiglie del Sud, la gente povera e dignitosissima non perdeva la speranza e continuava a vivere e a “fatigare”. Nonostante dunque le guerre, la miseria, la fame, la mancanza di lavoro, le alluvioni, la malasanità, Rocco Nocera, protagonista del libro, non parla mai di sé come di un uomo sconfitto che si autocommisera.

La sua storia di forza e dignità ci descrive una Calabria che è molto lontana dallo stereotipo della terra di ’ndrangheta dipingendola piuttosto come regione vitale, onesta e giusta.

Rocco lotta contro i problemi che affliggono la sua terra, contro le conseguenze devastanti della guerra, si oppone alla mafia, reagisce alle calamità naturali, resiste alla corruzione attraverso le armi del lavoro onesto.

 

Lemozione e la devozione di un figlio

Il contenuto del testo è ricco di spunti umani e storici, raccontati per mezzo di un linguaggio familiare. L’uso di termini dialettali rende ancora più vivo e pulsante il dialogo tra due persone, padre e figlio, che stanno condividendo una parte di vita personale oltre che di storia. C’è anche la devozione di un figlio che si rivolge al padre dandogli del “voi”, rivelando un tono rispettoso e al contempo confidenziale caratteristico di questi luoghi soprattutto in passato. Fortunato Nocera si emoziona quando il padre gli racconta dei suoi viaggi per la vita, per la sopravvivenza, quando gli ricorda il periodo della guerra e di un’emigrazione che porta parenti e amici a lasciare il paese, via via sempre più vuoto, come il cuore di chi rimane. In questo saggio-racconto l’autore parte dalle radici della sua famiglia, scrivendo del matrimonio dei nonni, della vita devota alla chiesa e alla terra, delle novità portate dai «marinari», delle sere silenziose che scendevano dopo una giornata di lavoro e dei «cunti», i racconti mitici degli anziani di famiglia davanti al focolare mangiando legumi. Ripercorre la storia di suo padre, da quel parto in cui nacque quasi morto e fu “resuscitato” dalle «mammane» donne esperte di parto che si sostituivano all’ostetrica e al medico di paese che non c’era più, morto due anni prima. C’è la scuola: frequentarla per Rocco era un lusso perché il fratello maggiore ci aveva rinunciato e aiutava in famiglia. E ancora, le avventure di un bambino che rischia di annegare, i suoi giochi tra gli animali a cui deve badare. E poi gli anni della giovinezza caratterizzati dall’arrivo dell’acqua potabile, dalla guerra, dal ritorno e dal matrimonio, dalla fame, dal Dopoguerra in un’Italia a pezzi e in una Calabria che non aveva nulla da ricostruire e la cui gente era costretta emigrare per riuscire a mangiare. Torna alla memoria un mondo antico con i suoi usi: si rivive lo sbalordimento e la curiosità portata dal cambiamento della modernità, delle macchine, si conosce un passato aperto verso la novità. Rocco Nocera ha vissuto per il lavoro e per la famiglia e decide di concludere la sua storia raccontando del lutto di sua moglie.

Persone che non ci sono più ma anche cose, abitudini e usi, un’intera cultura che sparisce ed ecco che il racconto acquista una valenza fondamentale per preservare la verità del passato e della storia, come dice il sociologo Tonino Perna nella sua Prefazione al libro: «Emigrazione e disgregazione, grandi famiglie smembrate insieme ad un mondo, ad una civiltà che non ha retto al “grande impatto” con la società dei consumi… “Una civiltà – come scrisse Corrado Alvaro – che scompare e su di essa non c’è da piangere, ma bisogna trarre, chi ci è nato, il maggior numero di memorie”».

 

Federica Lento

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 87, novembre 2014)

Redazione:
Francesca Buran, Ilenia Marrapodi, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Collaboratori di redazione:
Simona Baldassarre, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Selene Miriam Corapi, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Riccardo Fiorenza, Maria Francesca Focarelli Barone, Vilma Formigoni, Federica Lento, Chiara Levato, Giuseppe Licandro, Flavia Maccaronio, Irene Nicastro, Maristella Occhionero, Giusy Patera, Stefania Pipitone, Luciana Rossi, Martino Santillo, Maria Saporito, Paolo Veltri, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Curatori di rubrica:
Denise Amato, Selene Miriam Corapi, Vilma Formigoni, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Ilenia Marrapodi, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT