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A. XVIII, n. 199, aprile 2024
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Recensioni brevi (a cura di La Redazione)

L’origine di Catanzaro:
curiosità storiche
e culturali in una guida
alle bellezze della città

di Selene Miriam Corapi
Da Edizioni la Rondine, un tour alla scoperta di una piccola provincia.
I monumenti, le opere d’arte e gli avvenimenti che l’hanno fatta nascere


«La città di Catanzaro sorge nel punto più stretto d’Italia e d’Europa, la Gola di Marcellinara, o Istmo di Catanzaro, lingua di terra larga appena 24 Km che separa il Mar Tirreno dal Mar Jonio, situata proprio al centro della Calabria». La nuova opera di Mario Mauro, Catanzaro. Guida turistica (Edizioni la Rondine, pp. 144, € 13,00), con la traduzione in inglese a cura di Rossella Michienzi, non solo offre un utile supporto ai turisti in visita, ma si rivela anche un valido strumento storico di base per gli abitanti che volessero acquisire una maggiore consapevolezza sulle opere che li circondano e delle quali spesso, proprio perché vissute nella loro quotidianità, ignorano le origini. Essa presenta due possibili itinerari tracciati su due mappe: il primo può svolgersi nell’arco di una giornata, si può effettuare a piedi e prevede la visita al centro storico della città; il secondo, invece, porta alla scoperta della restante parte del territorio comunale. L’autore espone, in maniera molto competente, la descrizione delle opere e dell’architettura che spaziano dal Trecento al Seicento. La guida è arricchita anche dalla presenza di alcune schede, che approfondiscono storie e avvenimenti, dedicate appositamente al visitatore.

L’origine della città di Catanzaro
Secondo alcuni storici «era proprio da queste parti che risiedeva il mitico re Italo, saggio sovrano dell’antico popolo degli Itali, da cui poi sarebbe derivato il nome Italia». Dopo la caduta dell’impero romano e la conquista bizantina, le frequenti incursioni dei pirati saraceni, che terrorizzavano le coste, tra il X e il XII secolo, favorirono il fenomeno dell’incastellamento: cioè la tendenza della popolazione e degli insediamenti sparsi lungo la costa di ritrarsi sui monti per crearvi delle fortificazioni. In questo modo, intorno al VIII o IX secolo d.C., nacque la città di Catanzaro, situata su tre colli inaccessibili che dominavano una vallata percorsa da due torrenti: il Musofalo e la Fiumarella. Secondo alcune fonti storiche incerte, la città sarebbe stata fondata dallo stratega bizantino Niceforo Foca e dal generale Flagizio che riuscì a strapparla al dominio musulmano. Secondo la versione del cronista seicentesco Vincenzo D’Amato, la città in realtà sarebbe stata fondata da altri due celebri generali bizantini, Cattaro e Zaro, dai quali deriverebbe il nome. L’etimologia però sembra avvolta nell’incertezza a causa della vastità e dell’eterogeneità delle notizie di cui siamo in possesso. Talune fonti suggeriscono che l’origine del nome sia greca: tuttavia, se alcune attestano che esso provenga da un termine che significa “la città costruita sulle pendici fiorite”, altre sostengono che derivi dal greco Cata Zaro, che sta a significare “la città posta sopra il fiume Zaro” (antico nome della Fiumarella). Altre fonti propongono, invece, l’arabo Katan Zoor, che si traduce in “piccolo castello.”
La città acquisì notevole importanza sotto il dominio normanno, nell’XI secolo, quando Roberto il Guiscardo, comprendendone l’importanza strategica, la fece fortificare costruendo il famoso castello. Successivamente, come tante altre città del Sud Italia, Catanzaro subì la dominazione sveva, in seguito quella angioina e infine quella aragonese. In questi secoli iniziò il suo splendore soprattutto per il commercio della seta, che la rese capitale europea dell’arte serica. Nella metà del XV secolo, però, un astuto e crudele signore, Antonio Centelles, prese in sposa Enrichetta Ruffo, figlia della più importante famiglia che dominava la città, arrogando per sé il potere sulle sorti di Catanzaro. Il suo comportamento spietato provocò una sollevazione popolare, nel 1461, che culminò con la vittoria dei catanzaresi, i quali ottennero dal re la perpetuo demanio, ossia la libertà.

Monumenti ed edifici
Il complesso monumentale più importante è la chiesa di San Giovanni, dedicata al S. Battista Evangelista, eretta lì dove sorgeva il castello, di cui sopravvive un’unica torre, rimasta in piedi in seguito alla cacciata di Antonio Centelles e che, tuttora, rappresenta un simbolo di libertà. Si accede al luogo sacro attraverso una doppia scalinata ellissoidale; la facciata tardorinascimentale è caratterizzata dalla sovrapposizione degli ordini; sopra il portale, in una nicchia, si erge la statua di S. Giovanni in marmo bianco, il cui autore doveva far parte della cerchia dei discepoli di Pietro Bernini; in alto si scorge il rosone con la croce di Malta ad otto punte. L’interno è costruito a pianta latina, e le opere d’arte più importanti sono il crocifisso posto sull’altare (fine Cinquecento/inizio Seicento), due tele (XVIII secolo) e una statua ottocentesca raffiguranti la Madonna di Costantinopoli. Infine vi è la necropoli, con cinquantadue sepolture gentilizie che si possono ammirare grazie a delle lastre vitree poste in diversi punti della pavimentazione.
Un altro edificio importante è la basilica dell’Immacolata, originariamente dedicata alla SS. Trinità nel XII secolo, che venne poi ampliata nel 1763 sino all’aspetto attuale. La facciata invece fu oggetto di un altro restauro nel 1892, dopo il quale assunse caratteristiche barocche: il portale è affiancato da sei colonne con capitelli e sormontato dal finestrone, anch’esso con sei colonne; nel timpano vi è un bassorilievo che ritrae l’Immacolata. L’interno è costituito da tre navate, vi sono presenti numerose opere tra cui la tela settecentesca della Ss. Trinità con la Gloria di S. Francesco d’Assisi, l’altare barocco in marmo della Vergine Immacolata, consacrato nel 1775, opera del napoletano Silvestro Troccoli, e molte altre ancora che lasciamo alla curiosità dei lettori.

Selene Miriam Corapi

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 84, agosto 2014)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
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