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Anno II, n° 7 - Marzo 2008
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Home Page (a cura di Tiziana Selvaggi) . Anno II, n° 7 - Marzo 2008

Zoom immagine Gay e destra:
rapporto celato
ma esistente

di Roberta Santoro
Un volume della Rubbettino
ci svela un tratto sconosciuto
di celebri personaggi storici


Ci è capitato, in questi giorni, di fare un giro fra gli innumerevoli scaffali pieni di interessanti, ma anche di poco attraenti, libri della libreria “Feltrinelli” in piazza Duomo a Milano. Ed è stato proprio addentrandoci fra uno di questi che per caso ci è capitato fra le mani il volume che questo mese abbiamo deciso di presentarvi. Il testo in questione è Omosessuali di destra (Rubbettino, pp. 240, € 12,00) di Marco Fraquelli, studioso della cultura di destra che per la medesima casa editrice ha già pubblicato un altro libro afferente a questa parte politica, A destra di Porto Alegre, analizzandone sempre aspetti poco conosciuti al grande pubblico.

Un presupposto certo degno di nota è quello che Fraquelli compie nell’Introduzione, e che già molto ci dice del modo in cui ha svolto il suo lavoro di ricerca, il quale vorremmo che accompagnasse anche questo nostro articolo: «L’omosessualità definisce l’orientamento sessuale, non l’identità di una persona. Pertanto riguarda una sfera assolutamente privata».

Il libro si propone nient’altro che far conoscere figure storiche di omosessuali. Omosessuali  che ovviamente hanno orientamenti di destra e che possiamo trovare in diverse epoche, a cominciare dal nazismo.

Quello che sottostà a questa sorprendente affermazione è la forte contraddizione che regna indiscussa nel mondo di destra. Da sempre, infatti, questa parte politica è stata pervasa, soprattutto nelle sue ali più estreme, da una vergognosa omofobia e allo stesso modo da sempre al suo interno sono esistiti e sono stati celati degli omosessuali. Potremmo quindi a tal proposito parlare di bigottismo? Pensiamo proprio di sì! Che nome dare altrimenti ad una cultura che ha fatto da sempre della virilità un ideale da seguire e ostentare e che invece si ritrova da sempre al proprio interno noti personaggi legittimamente e manifestamente gay?

           

I motivi che hanno guidato la scrittura del libro

«Meglio essere fascisti che froci». Questa “elegante” e “diplomatica” frase pronunciata da Alessandra Mussolini durante un noto programma televisivo, nei confronti di Vladimir Luxuria, ben riassume, nella sua rozzezza, il sentimento che da sempre pervade la destra. Beh, chi meglio di questo libro potrà dimostrare che spesso, molto più di quanto ci si aspettasse, questi due orientamenti coincidono!

Fraquelli non tenta di attuare un’analisi sociologica su ciò che ha caratterizzato e che caratterizza l’essere omosessuali, non si aggrappa a inutili cliché, anche perché in questo caso, ci permettiamo di dirlo, il libro finalmente sfata la maggior parte dei luoghi comuni ancora oggi persistenti sull’argomento. Quello che ha dato il via al suo lavoro, e l’autore lo dice chiaramente, è stato un articolo di Maurizio Cabona, intellettuale di destra, uscito su il Giornale il 4 giugno 1994. L’articolo si dischiudeva ad un mondo del tutto sconosciuto e inaspettato poiché presentava una serie di personaggi appartenenti alla destra e dichiaratamente omosessuali. Questo “scandaloso” articolo metteva in risalto la forte incoerenza presente nella destra, che ha sempre fatto della mascolinità un caposaldo della propria formazione e della propria identità e che invece aveva da sempre avuto al proprio interno uomini che rappresentavano e rappresentano dei veri e propri simboli gay. Da questo articolo è scaturito il lavoro che Fraquelli ha portato avanti in questi anni e che ha fatto capo esclusivamente a fonti certe e veritiere.

Ci pare doveroso chiarire, prima di incappare anche noi in qualche critica, ma soprattutto per evitare che il pensiero dell’autore sia in qualche modo frainteso, che i termini destra e sinistra non sono retaggi di tempi passati, ma semplicemente termini che hanno assunto un uso convenzionale. Sarebbe poi un’impresa un po’ ardua andare ad identificare le molteplici sfaccettature, decentramenti e accentramenti che caratterizzano l’odierno scenario politico.

 

Il segreto di Hitler

Non è sicuramente diverso il pensiero di Giorgio Galli, politologo e docente di Storia delle dottrine politiche presso l'Università degli studi di Milano, il quale ha espresso chiaramente nella Premessa al libro: «L’omosessualità è un fatto biologico è presente anche nel mondo animale. È anche un dato di cultura».

Entriamo dunque ora nel vivo del libro. La domanda con cui si apre il primo capitolo è se Hitler fosse gay. Ardua domanda, tanto più lo è la risposta. Infatti, nonostante molti studiosi si siano interessati a risolvere questo quesito, nessuno è mai riuscito a trovare prove concrete a queste supposizioni. Ci ha provato ultimamente un professore dell’Università di Brema, che nell’intento di trovare materiale che provasse la veridicità della sue tesi ha inviato in giro per la Germania i suoi assistenti, trovando testimonianze e documenti che vorrebbero provare l’omosessualità di Hitler.

Quello che avrebbe provato il docente Lothar Machtan nel suo libro, Il segreto di Hitler, è che le amicizie maschili del Fuhrer non fossero semplicemente rapporti amichevoli, bensì relazioni amorose, ed egli si preoccupa di citare una lunga sfilza di relazioni che avrebbero accompagnato il dittatore dalla giovinezza fino all’ascesa al potere. Ma le fonti che cita – come lo stesso Fraquelli gli contesta – non sono molto attendibili ed inoltre l’opera di Machtan grava di importanti omissioni di documenti che potrebbero addirittura provare il contrario.

Non mancano poi svariati studi psicologici che hanno cercato di indagare la personalità del Fuhrer cercando di rintracciare in questa blande tracce di omosessualità. Da qui la teoria maggiormente riconosciuta è quella di una omosessualità latente vissuta, e qui si può capire molto della sua personalità psicotica, con estremo senso di colpa e per questo rimossa.

Fraquelli non è restio ad abbattere neanche i più ostici tabù del nazismo.

Il nazismo è nato in una traversa accanto al duomo di Monaco, frequentata da omosessuali e marchette. È infatti proprio durante una di queste riunioni che nasce l’Nsdap, ovvero il Partito nazionalsocialista tedesco dei lavoratori. Non è un caso, per Fraquelli, che siano stati degli omosessuali a fondare il nazismo: «molti rituali caratteristici del nazionalsocialismo, i simboli e la filosofia sono da ricollegarsi alle molte associazioni omosessuali che popolavano la Germania in quegli anni».

Lo stesso saluto Sieg Heil era adoperato presso i Wandervögel un movimento fondato dall’omosessuale Karl Fischer e quando Hitler salì al potere i Wandervögel si trasformarono nella gioventù hitleriana, un’organizzazione giovanile del nazismo, in cui era molto diffusa l’omosessualità.

E come ci fa conoscere un libro che Fraquelli cita, The Pink Swastika. Homosexuality in the Nazi Party di Scott Lively e Kevin Abrams, la stessa svastica era utilizzata presso alcune comunità gay e in ambienti occultisti, e come si sa, l’occultismo va di pari passo con l’omosessualità.

 

Fascismo e omosessualità

Per quanto riguarda il fascismo italiano, invece, non ci sono effettive prove che questo sia collegato a temi omosessuali. Ovviamente questo non è stato un argomento privilegiato per lo studio storiografico, infatti si sa poco degli omosessuali durante il regime mussoliniano. Del resto, durante la dittatura, nonostante il mito dell’uomo virile, si decise non di avversarli in maniera aperta, ma, semplicemente, di ignorarli completamente.  Naturalmente dal fatto che non se ne sia parlato non deriva che questi non esistessero. Fraquelli lo afferma per puro ragionamento statistico e soprattutto non esclude che questi occupassero cariche di potere molto alte (basti pensare che alcuni studi ipotizzano un’omosessualità di Augusto Turati, segretario del partito).

Attualmente in Italia non si può dire che le cose siano del tutto diverse, senza perderci in inutili banalità possiamo chiaramente dire che l’infelice connubio fra destra e virilità è ancora in auge.

Il panorama politico italiano non è di certo dei più aperti ai gay, ma come lo stesso Galli ci fa ricordare: «Se l’omosessualità è presente nell’intera cultura politica occidentale, in quella di destra deve, forse difficilmente, coesistere con un culto della virilità che ne rappresenta una caratteristica costante».

Però non mancano neanche forti rivendicazioni da parte di gay, che pur rifiutati dalla destra italiana, fanno capo ad una associazione, la GayLib, fondata da Enrico Oliari, che raggruppa gay liberaldemocratici di centro-destra e attorno alla quale si riunisce la comunità omosessuale vicina ad Alleanza nazionale.

 

Roberta Santoro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno II, n. 7, marzo 2008)

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