Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Graziana Pecora
Anno VIII, n 84, agosto 2014
Sei in: Articolo




Comunicazione e Sociologia (a cura di Vilma Formigoni) . Anno VIII, n 84, agosto 2014

Zoom immagine Oltre la linea
della memoria

di Andrea Vulpitta
Da Rubbettino,
l’(auto)biografia
di una giornalista


Per chi, durante la propria attività lavorativa, ha sempre raccontato la vita degli altri, pur se da giornalista di razza e diremmo anche per vocazione ereditaria, non deve essere facile scrivere della propria, riuscire ad astrarsi dal sentimento intimo e snocciolare il proprio vissuto con il rigore professionale che ha contraddistinto la vita quotidiana. Ci riesce benissimo, invece, Annarosa Macrì, firma prestigiosa della Rai regionale e del panorama giornalistico calabrese, nel suo ultimo libro. Anche se non poteva immaginare, sin da piccola, che interrogare le persone sarebbe diventato il suo mestiere, nel romanzo Da che parte sta il mare (Rubbettino, pp. 202, € 12,00) la mamma è costretta a riprendere la figlia: «Non chiedermi niente Anna, non bisogna sempre sapere tutto, tu sei una bambina…». Il testo è il racconto autobiografico della Macrì, che ha vissuto un’infanzia particolare, sballottata tra varie città al seguito della madre insegnante, la quale, per motivi di lavoro e di famiglia, decise di intraprendere un lungo viaggio di peregrinazione nelle città del Nord. Ma il mare è elemento forte, denso di aneddoti, racconti e “salate” sensazioni, perché riguarda le intere estati trascorse in uno stabilimento balneare la cui cabina diventa casa e ospita la famiglia per tutto il periodo, facendola vivere in simbiosi con questo elemento che tanto inciderà sulla crescita e sulla vita dell’autrice.

 

L’infanzia fatta di dolcezze e di scoperte

Il racconto è dettagliato, parla di esperienze e sentimenti dell’adolescenza senza reticenze, si sofferma sulle piccole debolezze di una bambina golosa davanti alle vetrine invitanti delle pasticcerie nate a Reggio Calabria in numero spropositato rispetto agli abitanti, forse già allora frutto di riciclaggio di denaro non proprio pulito. Suscita tenerezza leggere di come due sorelle condividano esperienze e segreti o di quando, con la nascita della sorellina, Anna chiede alla sorella maggiore: «ma come nascono i bambini? Come è entrata la sorellina nella pancia della mamma?». Certo la penna scorre rapida e veloce, anche la vita della nonna è raccontata con dovizia di particolari: appare evidente come il libro sia stato scritto da una giornalista esperta, che riesce a raccontare con la stessa semplicità e con lo stesso sguardo sia la bambina che l’adulto, e non da una scrittrice professionista.

 

Crescere imparando a leggere

Sapete quale parola la piccola Anna impara a leggere per prima? La testata del giornale Il Messaggero e lo riferisce felice alla mamma, pur se consapevole di non poter ammettere di saper già leggere di fronte alla maestra, che in ogni caso l’avrebbe scoperta ricoprendola di rimproveri. È duro il racconto della crescita, scoprire dalla narrazione della nonna come il padre sia frutto di uno stupro, dover badare, anche se di concerto con la sorella maggiore, alla sorellina nuova arrivata. La scrittura scivola con tenerezza e stupore e si resta nel dubbio se il racconto ricco di particolari sia la realizzazione di un’esigenza interiore, quella di riannodare i fili della memoria ripercorrendo tutto il vissuto, o se prevalga il senso “professionale” nel raccontare intimità e sensazioni che spesso appartengono agli angoli tenuti gelosamente nascosti da ognuno di noi. Gli insegnamenti dei genitori, il respirare cultura sin da piccola hanno certamente influenzato, al di là di particolari inclinazioni caratteriali, la piccola Anna che, come ricordavamo prima, impara il titolo de Il Messaggero come sua prima parola senza sapere che la lettura dei giornali sarebbe diventato uno degli attrezzi del suo mestiere. Davanti a questo racconto ci si può benissimo interrogare: e se nulla fosse invece casuale, se un certo atteggiamento davanti al giocare con le amichette, il rifiuto della competizione, il non voler né vincere né perdere fossero sentimenti che poi condizioneranno nella vita scelte e comportamenti compresi gli aspetti peculiari delle professioni che si esercitano? Questo e tanto altro lascia la lettura del libro, certamente influenzata dalla notorietà dell’autrice che si è fatta conoscere entrando nelle case di tutti noi per tanti anni all’ora di pranzo e all’ora di cena.

 

Orfana di cento padri

L’ultimo capitolo del libro è appunto Orfana di cento padri, uno struggente epilogo autobiografico in cui l’autrice racconta la figura del padre e probabilmente si libera di un peso, quello della sua assenza, che forse solo con l’età e la maturità riesce a diventare sopportabile. Quanto il padre, un giornalista costretto a lasciare la propria città per le minacce di ritorsione sulle figlie, abbia influenzato le scelte di Annarosa Macrì non potremo mai saperlo; sappiamo però che Anna ebbe il privilegio di essere una sua piccola assistente e di familiarizzare già in tenera età con parole tecniche come “cliché”, “bozze”, “menabò” e “linotype entrando in contatto con gli odori forti della carta e dell’inchiostro.

C’è un passo nell’ultimo capitolo, bellissimo, poco comprensibile, forse, per chi, come il nonno materno dell’autrice, confondeva il giornalista con il giornalaio o pensava che il giornale fosse solo buono per incartare le uova. Un manifesto sulla scrittura con il quale ci piace chiudere la recensione. «Capii solo dopo, quando il ticchettio della sua Olivetti si spense per sempre, che scrivere è un atto d’amore. Fisico, corporale, totale. Non ha a che fare solo col cervello, con la tua storia, con quello che hai letto e hai studiato, con quello che hai visto, con chi hai incontrato, con chi ti ha incantato e con chi ti ha indignato. Tu resti seduto a scrivere, racconti di mondi e racconti di vento, racconti di mare e racconti di amori e una gamba si ribella. Ti fa male, vuole il suo spazio. Che c’entra la gamba con la scrittura? Non lo so, ma c’entra. Fuori c’è il sole e tu se lì al tavolo, e la gamba, oppure la schiena, oppure lo stomaco ti dicono che ci sono pure loro. Ha a che fare col sudore, la scrittura, con gli umori, con le lacrime. Con gli odori: una pagina sa del caffè che avresti voglia di prepararti e resti lì a scrivere; un’altra della sigaretta che sta a consumarsi dentro al portacenere. Un bacio, una carezza. Di più, un abbraccio. E sa respingerti come un amore che non ti vuole più, la pagina bianca ti dà il senso del vuoto, della morte. Una lotta furibonda fino a farsi male. E ogni volta scrivere è come per la prima e l’ultima volta, come di un amplesso. L’ansia, prima, l’inquietudine. Il piacere e la fatica, durante. E poi la pacificazione, e la stanchezza, come dopo l’amore. Me lo insegnò, tutto questo, lui. Il mio padre maestro».

 

Andrea Vulpitta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 84, agosto 2014)

Redazione:
Francesca Buran, Ilenia Marrapodi, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Collaboratori di redazione:
Simona Baldassarre, Ilaria Bovio, Maria Laura Capobianco, Maria Assunta Carlucci, Alberto Cazzoli, Guglielmo Colombero, Veronica Di Gregorio Zitella, Giacomo Dini, Riccardo Fiorenza, Maria Francesca Focarelli Barone, Federica Lento, Chiara Levato, Giuseppe Licandro, Flavia Maccaronio, Irene Nicastro, Maristella Occhionero, Giusy Patera, Stefania Pipitone, Elisa Pirozzi, Luciana Rossi, Martino Santillo, Maria Saporito, Maria Carla Sicilia, Paolo Veltri, Andrea Vulpitta, Carmine Zaccaro
Curatori di rubrica:
Denise Amato, Selene Miriam Corapi, Vilma Formigoni, Mariacristiana Guglielmelli, Aurora Logullo, Rosina Madotta, Manuela Mancuso, Elisa Pirozzi, Pamela Quintieri, Francesca Rinaldi, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT