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Anno VIII, n 79, marzo 2014
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Letteratura contemporanea (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno VIII, n 79, marzo 2014

Zoom immagine Trovare la via
da percorrere
nella vita

di Valeria Vaccaro
Riflessioni di una ventenne:
timori e speranze sul futuro
in un libro da Città del sole


Un viaggio in treno può essere molto catartico se si ha la fortuna di capitare vicino al finestrino, le immagini fuori scorrono e aiutano la mente a liberarsi da quel turbinio di ricordi e riflessioni che prima sembrava tanto ingarbugliato. Così inizia il racconto della giovane Francesca, protagonista del romanzo Meglio grande di Serena Maffia (Città del sole edizioni, pp. 108, € 10,00).

Il titolo già insinua un sospetto… Che si tratti «della virtù meno apparente / fra tutte le virtù la più indecente»? Ebbene sì, citando più volte Fabrizio De Andrè, Maffia non lascia spazio a dubbi.

 

Il viaggio

Francesca è di ritorno da un viaggio a Livorno. Sul treno ripercorre tra sé e sé diverse vicende, a cominciare da quelle legate allo stesso viaggio. Giacomo vive a Livorno e Francesca, dopo mesi di telefonate e sms, ha deciso di incontrarlo. Nella sua fantasia ha costruito un’immagine ben precisa di quest’uomo. Sa per certo che si tratta di una persona molto alta, forse anche un po’ in carne; guidata da queste consapevolezze, si è convinta che si tratti di un uomo dal «piacere gigante». Una volta conosciuto, tuttavia, scopre che la sua fantasia non coincide con la realtà e ne rimane delusa.

La sua delusione è, però, accompagnata dalla consapevolezza di essersi in qualche modo legata a questa persona. Nei mesi passati al telefono con Giacomo, Francesca ha investito molto nel loro rapporto presente, ma anche futuro. Si è sentita importante per lui, che a sua volta ha fatto spazio nel proprio cuore. Ecco perché una volta in stazione, intenta a salire sul treno che l’avrebbe riportata a casa, si insinua dentro di lei la speranza che lui la riconcorra e la fermi.

Francesca non si spiega come possa lasciarla andare, dopo tutto quello che hanno condiviso. Lui non si presenta e lei sconta una doppia delusione: non ha trovato il grande piacere che cercava, tanto meno la storia d’amore struggente e duratura che avrebbe potuto lenire l’altra mancanza.

Sul treno, la giovane delusa ripercorre il recente passato a flashback, soprattutto il viaggio di andata, durante il quale la presenza di bambini aveva turbato la serenità dell’intero vagone. Memore di un tale inferno, cerca un posto ben lontano da marmocchi e finisce in un angolino, in cui si rannicchia su se stessa in preda ad un attacco di malinconia.

 

Un intreccio di ricordi

Dopo aver scritto qualche messaggio a Giacomo, che risponde in modo sempre più ambiguo e difficile da interpretare, Francesca si lascia trasportare dai pensieri e ripercorre vari piccoli episodi, senza però seguire un ordine temporale preciso.

Uno dei personaggi che più volte fa capolino nei ricordi di Francesca è una sua cara amica, Laurona: una ragazza bassa, grassa ma con un grandissimo spirito. Si cura molto e, nonostante sia fidanzata da anni con Peppe, rincorre i tradimenti come un bambino una caramella. Per questa pittoresca amica ciò che conta è il piacere sessuale e poche altre cose. Le dimensioni per lei contano eccome e prova in tutti i modi a convincere Francesca del fatto che a letto ci si debba semplicemente lanciare. Niente pensieri, niente ragionamenti: prendi ciò che vuoi. Francesca non è come la sua amica, sogna ancora l’amore romantico, un po’ ci spera. Non vuole condividere l’idea che tutto si riduca al sesso e alle dimensioni!

Eppure su quel treno dei ricordi, ripensando alle parole di Laurona e ai vari episodi in cui si era fatta ambasciatrice dell’amore fedifrago, Francesca inizia a pensare che un fondo di verità possa esserci in quel modo di vedere le cose. Del resto, cosa ha ricavato lei da questa situazione? Non ha la sua storia d’amore, non ha avuto nemmeno un rapporto sessuale soddisfacente. Ha ottenuto solo delusioni.

Nel ripensare alle giornate universitarie trascorse con Laurona, Peppe e altri amici, Francesca incappa in memorie ben diverse. Le torna in mente quella giornata in cui tutto ebbe inizio, il giorno in cui seppe per la prima volta dell’esistenza di Giacomo.

Era estate, Francesca e la sorella si trovavano in spiaggia ed ecco arrivare un amico di sempre: Enzo.

Parlando delle reciproche diatribe amorose, Enzo ebbe un’illuminazione: pensava di conoscere il ragazzo “giusto” per Francesca: Giacomo, appunto, un uomo livornese alto più di due metri, molto grosso, caratterialmente una “Francesca al maschile”.

Lei non era così convinta ma prese comunque il numero di questo ragazzone e lo conservò in attesa di una maggior sicurezza. Sarebbe stato poi Giacomo a scrivere per la prima volta a Francesca, ormai già piena di speranze e sogni per la testa.

 

La verità e la spontaneità

Ciò che più colpisce di questo romanzo è la spontaneità della narrazione. Nel leggere queste righe sembra quasi di essere in viaggio sul quel treno, accanto alla protagonista.

Il linguaggio non manieristico stimola il lettore ad andare avanti nel racconto, alla ricerca della successiva battuta e della nuova scena fantozziana.

In effetti, Francesca è un personaggio quasi comico: è imbranata, sempliciotta e si esprime in un modo tutto suo, con terminologie e concetti che ce la fanno sentire subito vicina.

Meglio grande è un romanzo da leggere tutto d’un fiato, con l’animo libero da perbenismi, per farsi stupire dalle più immediate verità.

 

Valeria Vaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 79, marzo 2014)

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