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Anno VIII, n 78, febbraio 2014
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Comunicazione e Sociologia (a cura di Francesca Maruccia) . Anno VIII, n 78, febbraio 2014

Zoom immagine I medici oggi:
tutta la verità

di Annalisa Lentini
Passato e presente
di una professione,
edizioni il Mulino


Un volume di recente pubblicazione raccoglie interviste realizzate su un campione di medici che operano nel Sud Italia e rielabora i contenuti emersi dalle loro risposte. Lo scopo è quello di mettere in rilievo i dati relativi a particolari questioni d’interesse, comuni agli intervistati, e di confrontarli alla luce di parametri sociologici.

L’autore, Lorenzo Speranza, è infatti un docente universitario di Sociologia, già cimentatosi in ricerche sul rapporto che intercorre tra le professioni e lo status sociale di chi le esercita.

Egli affronta la tematica da una duplice prospettiva: quella empirica, derivante dalle testimonianze dirette dei medici intervistati, e quella razionalistica, mediata dall’analisi delle questioni sollevate e nutrita attraverso il confronto con opere letterarie di grande notorietà.

La figura del medico è, infatti, al centro di classici come Il medico di campagna di Balzac, Appunti di un giovane medico di Bulgakov, Reparto n. 6 di Čechov, L’uomo di Arcangelo e altre storie inedite di Doyle, Il dottor Zivago di Pasternak, che hanno contribuito a plasmare un profilo letterario con caratteristiche e valori destinati a divenire topici.

Di palese ispirazione letteraria è, d’altronde, lo stesso titolo scelto da Speranza per il proprio testo: Medici in cerca d’autore (il Mulino, pp. 336, € 25,00), che rievoca la nota opera pirandelliana, riprendendone l’approccio filosofico-intellettualistico.

Nel saggio emergono, infatti, la metafora teatrale (nei concetti antitetici e complementari dell’“essere medico” e del “fare il medico”) e la dimensione relativistica (la percezione di sé attraverso gli altri e l’autoriconoscimento, che concorrono a forgiare le nozioni speculari di identità e diversità).

L’autore, attraverso un’attenta disamina di esperienze, raccoglie informazioni, dichiarazioni, opinioni, confessioni degli interlocutori e ne decodifica il messaggio o – è il caso di dire – i messaggi, dal momento che è coinvolta una pluralità di voci.

Il volume ha un’impostazione insolita: è diviso in due sezioni, la prima costituita dall’Introduzione, che riassume i concetti salienti di trentanove interviste, e la seconda composta da quindici capitoli, corrispondenti alle storie di altrettante figure professionali di diversa specializzazione scientifica.

Per offrire un parallelo con le vicende biografiche narrate dai medici protagonisti (i cui nomi non vengono resi noti), l’autore cita in nota brani di alcune opere, tra cui i già menzionati capolavori di Balzac, Bulgakov e Čechov, che lasciano emergere le similitudini tra i medici raccontati in letteratura e quelli della quotidianità.

 

Medici e chirurghi: due categorie a confronto

Le idee espresse in nuce nella prima parte trovano poi concreta esemplificazione nei racconti individuali. Ad esempio, il concetto d’identità, risultante sia dall’autorappresentazione che dall’eteroriconoscimento, viene applicato alla dialettica tra la posizione dei medici e quella dei chirurghi, percepita reciprocamente come differente e antitetica.

Questa visione è condivisa e riaffermata da ambo le parti, perché i princìpi su cui si fonda corrispondono ai luoghi comuni della società e si sono perpetrati nel corso del tempo nell’immaginario collettivo.

Un dato interessante emerso dalle interviste è che la reciproca considerazione di medici e chirurghi sul piano professionale, metodologico e motivazionale si rivela sbilanciata a favore di chi, di volta in volta, parla a seconda della propria appartenenza all’una o all’altra categoria.

Ad esempio, molti clinici attribuiscono a se stessi una maggiore disponibilità a rapportarsi con il paziente e a instaurare rapporti umani, oltreché un più importante contributo sul piano della ricerca scientifica rispetto ai chirurghi, in termini di studi sperimentali e pubblicazioni. I chirurghi, d’altro canto, ostentano maggiore efficienza professionale, partendo dal presupposto che curano in modo immediato e concreto il paziente, ed esaltano la propria attività in sala operatoria, più entusiasmante e gratificante della routine e del lento percorso diagnostico dei medici di reparto.

Le aspettative sociali condizionano, in modo del tutto inconscio, anche le motivazioni espresse da ciascuno dei medici chiamati in causa: tra le ragioni della scelta medica ricorrono, infatti, l’aspirazione a diventare professionisti stimati, richiesti e riconosciuti dalla società come affidabili, disponibili, solidali; l’incoraggiamento derivante da modelli positivi di medici nel contesto familiare o, per le donne, lo spirito di ribellione a schemi sociali precostituiti che non concepivano l’attività medica come confacente all’universo femminile.

 

La figura del medico: ieri e oggi

L’immagine del medico come punto di riferimento della comunità, anche per esigenze che trascendono il proprio settore disciplinare, è molto antica e al suo consolidamento ha contribuito il paradigma della trinità di Balzac, secondo cui il medico costituisce, insieme al prete e all’uomo di legge, il cardine della società perché soddisfa istanze di primaria importanza.

L’arte medica mantiene ancora oggi tra i suoi capisaldi il primato del paziente, la preparazione scientifica, l’integrazione di studio teorico ed esercizio pratico, l’indispensabile collaborazione con colleghi o altre figure professionali che gravitano nell’ambiente di lavoro (come Oss e infermieri), la conciliazione degli oneri di assistenza con quelli della ricerca che non si deve mai arrestare.

Tuttavia, molti cambiamenti intervenuti negli ultimi anni hanno destabilizzato il vecchio sistema sanitario e generato profondi rinnovamenti nell’organizzazione generale, ma anche nel quotidiano svolgimento dell’esercizio medico: le superspecialità, indirizzando verso studi ben definiti, hanno favorito le eccellenze in questa o quella prestazione ma, allo stesso tempo, hanno ristretto drasticamente la sfera di competenze.

Se in passato il medico era un factotum, oggi è uno specialista ineccepibile in poche cose su cui si esercita continuamente ma, al contempo, manca di una preparazione ad ampio raggio e, dunque, di una visione d’insieme che gli consenta di intervenire in casi clinici di varia pertinenza che richiedono poliedricità di competenze.

Col progresso della tecnologia, inoltre, si ravvisa spesso, nei presidi ospedalieri, un eccessivo ricorso a strumenti e macchinari che hanno finito per sostituire l’azione ancora sufficientemente valida del medico: senza valutare il quadro clinico complessivo del paziente, accade infatti che si deleghi troppo agli esami di laboratorio o a metodiche sofisticate e all’avanguardia (quali Tac e risonanza magnetica).

Ciò avviene spesso anche a causa di una certa prudenza adottata nel corso dell’iter terapeutico. Una cautela motivata dalla diffidenza verso tutti quei pazienti che potrebbero rivelarsi querelanti del medico, il quale, stando alla legislazione attuale, nei casi di persecuzione giudiziaria resta completamente solo, privo di qualunque tutela da parte dell’Ordine dei medici o di qualsiasi altra corporazione.

La categoria dei medici non è, infatti, malgrado l’opinione diffusa, una casta che difende i propri privilegi e si distingue dalla collettività, bensì una rappresentanza composita di cittadini vulnerabili che, al pari degli altri, avverte la necessità di cautelarsi nell’esercizio della propria professione.

Un’altra problematica di stringente e attuale interesse proposta dal saggio di Speranza è rappresentata dall’ingerenza sempre più massiccia della politica nella sanità. Dalle testimonianze valutate, infatti, si evince che la frequente violazione della meritocrazia a vantaggio di favoritismi politici o settari è ormai un fenomeno conclamato.

Infine, molto discussa è stata la nomina ai vertici del sistema sanitario odierno di manager che, non avendo alle spalle una formazione medica, talvolta non comprendono il valore delle richieste avanzate dal personale dipendente e antepongono priorità di bilancio e amministrazione a questioni di urgenza clinica.

 

Annalisa Lentini

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VIII, n. 78, febbraio 2014)

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