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Anno VII, n 76, dicembre 2013
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Letteratura contemporanea (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno VII, n 76, dicembre 2013

Zoom immagine Mare nostrum
tra misticismo
e razionalità

di Veronica Di Gregorio Zitella
Verità scomode nascoste
dietro superstizioni antiche.
Un giallo edito da Pungitopo


Un romanzo affascinante che può essere definito giallo nel senso classico del termine poiché l’intreccio, intrigante ed avvincente, è ben riuscito e si snoda tra ambienti, personaggi, atmosfere fatte di luci ed ombre. L’autore, Osvaldo Gagliani è un tropeano laureato in Filosofia, insegnante e poi dirigente scolastico, e Il diavolo cavalca in doppio petto (Pungitopo, pp. 168, € 15,00) è il suo primo romanzo, anche se precedentemente ha pubblicato una raccolta di racconti intitolata Il mare dall’alto.

I riferimenti culturali sono molti e spaziano dall’esoterismo alla cristianità, passando attraverso la mistica cristiana dell’Apocalisse ispirata all’apostolo Giovanni e al Gioacchino da Fiore millenarista che predisse l’evento apocalittico situandolo temporalmente nel 1260 (proprio in copertina campeggia Il drago dalle sette teste, dal Liber Figurarum di Gioacchino da Fiore, sec. XII). Questo giallo riesce a mantenere una suspense continua e lascia il lettore in trepidante attesa, nel dubbio di una risoluzione enigmatica, fino all’ultima parola, con un finale sfumato e niente affatto scontato che invita a riflettere sulla vita quotidiana, lo spazio e il tempo.

 

Storia e leggenda si intrecciano per ricercare la verità

La storia è ambientata in Calabria, tra Tropea e Capo Vaticano, luoghi descritti in maniera impeccabile non solo per quanto riguarda la natura, le montagne, gli scogli e il mare in tutte le sue sfumature (calmo, magnanimo, rassicurante ma in seguito in tempesta, scuro, minaccioso, che prende e che dà), ma anche mediante le descrizioni dei cibi, degli odori, delle case, delle cantine, dei giardini, nonché dei personaggi protagonisti e secondari, analizzando psicologicamente ognuno, descrivendone i comportamenti con realismo nei dialoghi che non risultano mai artefatti. Il maresciallo Rosario Fiorillo e la moglie Romania sono le figure più caratterizzate e anche i minimi dettagli sono curati in profondità, come il rapporto con il loro unico figlio, la loro relazione sentimentale, semplice ma profonda allo stesso tempo, e il comportamento del maresciallo a lavoro, puntuale, energico e con uno spiccato senso della legge e della giustizia, seppure sempre con un tocco di ironia. C’è poi un giornalista, Gallicani, inviato in Calabria, sua terra natìa, per scrivere un articolo-bomba; questo personaggio un po’ solitario e riflessivo è però sempre pronto a urlare e inveire al telefono contro il direttore per cui lavora, odioso taccagno, interessato solamente al profitto. Il cronista ritrova in Calabria anche un amore lontano, mai sopito, Francesca, che avrà una parte centrale nell’intreccio: un sentimento di antica data molto dolce e delicato, quasi d’altri tempi. La trama parte dalla profezia di un’Apocalisse che si materializza nella minaccia di una “nave dei veleni” inabissatasi in maniera misteriosa nel mare, che porta il nome di un’altra vecchia nave: Esperia. Per risolvere il mistero, i protagonisti dovranno affidarsi alla logica, alla semantica, ma anche fare i conti con storia e leggenda, una mitica perla e un antico naufragio che li condurrà, faticosamente, alla scoperta della verità.

 

Personaggi realistici, linguisticamente e psicologicamente definiti

La formazione dell’autore si fa sentire con soventi incursioni nella filosofia antica, affrontata con naturalezza e senza saccenteria. Le riflessioni accompagnano le azioni quotidiane e sono, alle volte, veloci come lampi che illuminano per un momento i grandi temi che da sempre attanagliano l’uomo: la vita, la morte, l’etica, l’amore, il tempo, il rapporto tra l’umanità e la natura: «Il mondo ruotò lentamente sul suo asse percorrendo la strada di sempre. Intanto l’uomo feriva la terra in cerca di radici e di tesori, predava gli oceani trebbiando i loro frutti maturi, scavava nel seno profondo della roccia per conquistare il fuoco; disprezzando il sole e il suo calore violentava i deserti». La Calabria è descritta come periferia del mondo in un certo senso, ma anche centro dei sentimenti dei personaggi che per vari motivi si trovano in questa terra e che, quando ne sono lontani, sono colti da un’incontenibile nostalgia.

L’uso della lingua ha una valenza fondamentale e particolarmente evocativa di situazioni e luoghi, attraverso la terminologia accurata tempestata di multilinguismo tra cui latino, dialetto, italiano colto e popolare. Ci sono momenti lirici, soprattutto nelle descrizioni del mare: «Le grandi vele sonnolenti languivano in attesa del brivido dell’alba», e anche i personaggi negativi sono descritti con dovizia di particolari e attenzione per i possibili moventi. Molti dialoghi sono ironici, come quelli tra il colto colonnello Arcuri e il maresciallo Fiorillo, o quelli tra Fiorillo e la moglie, dai quali spesso, però, anche nei momenti quotidiani, emerge una delicata affettuosità: «Quel sussurro gli scivolò nel petto e quando Romania lo baciò, Fiorillo sentì la brezza della sera frusciare fra le cime piumate dei canneti. Si abbracciarono come due fanciulli».

Nel romanzo la denuncia contro l’omertà è chiara: vi è infatti la problematica relativa a quelle indagini “scomode” che dovrebbero arenarsi per non “danneggiare” uomini dello stato. La giustizia va ricercata senza se e senza ma, con quell’onesta semplicità di cui sono garanti, tra gli altri, soprattutto il semplice Fiorillo, ma anche Arcuri, il quale è pronto a ricordargli che il diavolo, che lui crede di aver visto in mare la notte della tempesta, c’entra ben poco con gli avvenimenti in questione, perché lo zampino è dell’uomo: «Quanto all’Anticristo scordatelo. Da molto tempo il diavolo non ha più le corna, ma veste in doppio petto. Presto faremo la sua conoscenza». Al massimo può essere un’incarnazione del diavolo chi fa sparire prove e indagati, proteggendoli con il proprio mantello di menzogne.

 

Veronica Di Gregorio Zitella

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 76, dicembre 2013)

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