Homepage - Accesskey: alt+h invio
Editore: Bottega editoriale Srl
Società di prodotti editoriali, comunicazione e giornalismo.
Iscrizione al Roc n. 21969.
Registrazione presso il Tribunale di Cosenza
n. 817 del 22/11/2007.
Issn 2035-7370.

Privacy Policy

Direttore responsabile: Fulvio Mazza
Direttore editoriale: Mario Saccomanno
A. XVIII, n. 199, aprile 2024
Sei in: Articolo




Emozioni in versi (a cura di Aurora Logullo) . Anno VII, n 74, ottobre 2013

Zoom immagine Un viaggio in versi:
mito e realtà svelano
l’equilibrio instabile
della vita umana

di Federica Lento
Da Pellegrini, un raccolta poetica
che indaga con cura e delicatezza
la dualità dei sentimenti e dell’anima


«Vorrei trovare un’espressione per la dualità, vorrei scrivere capitoli e frasi dove fossero sempre visibili contemporaneamente canto e controcanto, dove accanto ad ogni varietà vi fosse l’unità, accanto ad ogni scherzo la serietà. Perché solo in questo consiste per me la vita, nel fluttuare tra due poli, nell’oscillazione tra i due pilastri portanti del mondo. Vorrei con gioia far vedere sempre la beata varietà del mondo ed anche sempre ricordare che al fondo di questa verità vi è un’unità»: con questa citazione di Hermann Hesse si conclude la raccolta di poesie di Francesco Lappano, Il bilico. Tra illusione e certezza (Pellegrini editore, pp.128, € 12,00).

I temi del viaggio tra il piacere misto alla paura del cercare e della rassicurante ma spaventevole fissità rappresentano la cornice della raccolta, che tra frasi emblematiche come «There is no place like home, / there is no home for a seeking heart» (Non c’è nessun posto come la propria casa, non c’è casa per un cuore in cerca) , richiami alla mitologia e disegni esemplificativi esprime la tensione della ricerca in ogni sua forma, in bilico appunto, di Folli che «vengono e vanno», di un Equilibrista che racconta: «sospeso tra due vuoti costruisco il mio arrivo».

 

La ricerca nel mito

L’equilibrista armonico, un danzatore, ha come «unica strada il filo», quello da seguire lungo il cammino come nel mito di Arianna e Teseo o da tessere come quello di Penelope.

Il mito è un tema che ritorna nell’urlo disperato dell’amore perduto, quello di Didone, incarnazione del sentimento che dona tutto senza aspettarsi nulla in cambio. L’urlo «al cielo» della regina troiana è scaturito dalla delusione, dall’abbandono, dalla ricerca di un amore che si allontana, dall’immagine di lei che si strappa i capelli e si graffia il volto, a punire quella bellezza che non è bastata a far restare il suo uomo, sordo e irraggiungibile.

Il fatto che lei voglia squarciare «questo petto per darti respiro cuore mio, lenendoti con il conforto che implori» esprime tutta la disperazione che il «non essere più in due» comporta, nel trovare amaramente una ragione per la propria solitudine.

La fatica della ricerca si dissolve in un altro mito, quello di Morfeo. Il sonno diventa rassicurante, unico rifugio per i sognatori folli che agognano, tra le sue braccia, la verità e il ristoro: «finalmente il riposo […]. Cessa la corsa, l’ansimare, il fingere» per diventare «sogno che vaga nel sogno».

Accanto a queste figure letterarie e mitologiche si affianca quella di Maddalena, emblema di un’umanità che ammette i propri errori, che cade e ricerca, in questo caso, la speranza per migliorare la propria esistenza.

 

I “mendicanti di amore”

Nella singola pluralità dell’«essere uni» anche il tema intimo dell’amore si rivela affannata ricerca, dove è l’altro, questa volta, a diventare rifugio.

I mendicanti di amore sono coloro che del sentimento amoroso non gettano via le briciole, mendicano appunto quel minimo di sensualità per mantenersi in vita, loro che conoscono bene la fame amorosa: «sono i folli […] / schiavi di una mascherata passione / […] guerrieri ostinati, insaziabili di sogni […] / custodi della grotta del pianto […] / morirebbero per un addio».

Il filo della speranza dell’amore mantiene i cuori dei viaggiatori in equilibrio, come in una danza, tra l’Illusione e la certezza, tra due opposti che rendono il cammino instabile ma che di esso diventano ragione ed essenza.

I “mendicanti di amore” sono coloro che si confrontano principalmente con se stessi, che accettano il cammino come momento di transizione e di evoluzione.

Anche in questa fase la ricerca trova la sua meta nell’abbraccio della persona amata, unica certezza del nostro errare, in cui, Due solitudini «si incrociano […] / lottando con il cuore che ingenuamente vuole partire».

L’Amore è esso stesso ricerca, «un lungo viaggio chiamato incontro» che, come un Ostinato Don Chisciotte, procede cieco per la sua strada fatta di lotte contro i mulini a vento.

 

Il viaggio in ogni sua forma

Il tema costante della raccolta poetica diventa titolo del breve racconto che conclude il testo.

Nell’epilogo di questo viaggio, l’autore ne inserisce sorprendentemente un altro, fatto di immagini e prosa che racchiudono le liriche precedenti: smarrimento, ricerca, incontro e ignoto.

Due sconosciuti si incrociano alla stazione e cominciano un breve percorso insieme, fatto di parole e rotaie; si confessano e capiscono come la magia del viaggio viva nel caso, negli incontri non previsti, in un «multiverso» (termine preso in prestito dall’omonimo spettacolo della compagnia “Balletto di Calabria”) in cui vite parallele come i binari di un treno si incrociano solo per un attimo, e per dovere nei confronti della vita si incuriosiscono a vicenda, non rimanendo indifferenti perché è un «viaggio che tocca a me fare… e lo farò, / di fronte ai tuoi occhi non voglio più chiudere i miei».

 

Federica Lento

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 74, ottobre 2013)

Collaboratori di redazione:
Elisa Guglielmi, Ilenia Marrapodi
Progetto grafico a cura di: Fulvio Mazza ed Emanuela Catania. Realizzazione: FN2000 Soft per conto di DAMA IT