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Anno VII, n 73, settembre 2013
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Letteratura contemporanea (a cura di Francesca Rinaldi) . Anno VII, n 73, settembre 2013

Zoom immagine L’enigma di Marilyn Monroe.
La complicata storia di una diva
sospesa tra fragilità e potere

di Valeria Vaccaro
Un viaggio nella vita della star
che sapeva troppo. Da Bonanno


Un’icona del cinema, una sex symbol, una donna provocante e allo stesso tempo una ragazzina ingenua: questa era Marilyn Monroe. Nata Norma Jeane Morteson nel 1926 a Los Angeles, ebbe una vita complicata e ricca di sventure. Non conobbe il padre e dalla madre, Gladys, non ebbe molto. Quest’ultima era una persona instabile, motivo per cui Norma Jeane veniva spesso affidata a famiglie provvisorie, tra cui quella di una cara amica di Gladys che divenne anche sua tutrice, Grace McKee. Questi ed altri minuziosi dettagli vengono sapientemente narrati da Elisabetta Villaggio in Marilyn, un intrigo dietro la morte (Bonanno editore, pp. 88, € 10,00).

Il viaggio nel tempo in cui ci accompagna Villaggio comprende la vita della stella hollywoodiana, compresi gli esordi. Ciò che maggiormente potrebbe colpire ad un primo sguardo è il filo conduttore tramite il quale le varie sfaccettature di Marilyn e della sua vita si intrecciano. Ogni capitolo inizia con un titolo suggestivo, che ruota sempre intorno al vestiario. Si comincia con Una gonna blu stinto e una camicetta bianca, gli unici vestiti di cui era in possesso la giovanissima Norma Jeane, per proseguire con La tuta da lavoro e il costume da bagno, relativo al periodo in cui, ancora acerba, lavorava in fabbrica e iniziava ad essere notata per la sua bellezza e la spontanea sensualità. Ma come si arriva a L’abito color carne tempestato di cristalli?

Il viaggio personale di Marilyn fu lungo e tortuoso e per molti anni una delle cose che più di tutte patì fu la mancanza di vestiti. Ecco il perché della scelta dell’autrice: intrecciare i diversi periodi di Norma Jeane, che pian piano si trasformava in Marilyn, con una netta evoluzione anche nell’abbigliamento. Da ragazza povera ma orgogliosa, che rammendava le calze di nylon, a donna in carriera con abiti mozzafiato, ma anche nei periodi più duri, quando faceva un solo pasto al giorno se andava bene, Marilyn non si abbassava a ricatti o avances.

Come ci ricorda Villaggio, Marilyn stessa disse: «Hollywood è un posto dove ti pagano 1000 dollari per un bacio e 50 centesimi per la tua anima. Lo so perché ho rifiutato abbastanza spesso la prima proposta e ho resistito davanti alla seconda».

 

Un’anima infelice, bisognosa di appigli

Attorno agli aspetti esteriori, però, vi erano molte problematiche che affliggevano l’anima di questa fragile creatura. Una fra tutte “la sindrome dell’abbandono”. Non avendo avuto figure di riferimento stabili, Marilyn tendeva ad aggrapparsi alle persone che entravano man mano nella sua vita. Questo la portava a stare inesorabilmente male quando le perdeva. Successe con i suoi tre matrimoni. Il primo fu con James Dougherty, un matrimonio precoce e “di comodo”, visti sia la giovane età dell’allora Norma Jeane che il suo profondo bisogno di certezze. Il secondo fu con il noto giocatore di baseball Joe Di Maggio, certamente il matrimonio più “sentito” da Marilyn; anche dopo il divorzio, Joe le stette accanto e fu proprio lui ad occuparsi del funerale della star e delle relative spese. Infine arrivò il breve matrimonio con lo scrittore Arthur Miller, dal quale divorziò pochi anni dopo.

La vita sentimentale di Marilyn era comunque movimentata e andava dalle frequentazioni con persone potenti dalle amicizie poco limpide, come Frank Sinatra, ai rapporti d’amore con politici importanti, come i fratelli John e Bob Kennedy. Villaggio ha magistralmente introdotto il loro ruolo nella vita di Marilyn, come anche il triste epilogo che li vedrebbe fin troppo presenti nei suoi ultimi momenti. In particolare Bob, col quale cercava ancora disperati contatti che venivano ripetutamente negati.

Forse lei sapeva troppo. Forse i segreti di stato rivelati sotto le lenzuola dai Kennedy potevano rovesciare più di un governo, oltre che qualche matrimonio, e forse per questo divenne un personaggio scomodo, tanto da far decidere a qualcuno che avrebbe dovuto tacere per sempre.

 

Il triste epilogo

L’ipotesi del suicidio da barbiturici non convinse mai del tutto chi davvero la conosceva. Molti indizi furono ignorati o cancellati; i tabulati telefonici di Marilyn sparirono come il suo diario rosso, in cui sembrava annotare ogni cosa. L’intrigo dietro la scomparsa della adorabile e complicata Marilyn non ha mai smesso di esistere. Lasciamo alle parole dell’autrice il compito di ammaliarvi con dettagli ed emozionanti retroscena.

Probabilmente ciò che Marilyn sapeva era importante e, vista la sua frustrazione, l’attrice minacciava di rivelare tutto. Tra le tante confidenze dei fratelli Kennedy, si celavano persino dettagli sul complotto per l’uccisione di Fidel Castro; per non parlare delle verità nascoste sull’Area 51 e gli Ufo.

In conclusione, secondo l’autrice, non serve prendere una posizione quando i fatti sono limpidi. Ciò che bisogna saper fare è disporre gli accadimenti stessi nel giusto ordine, ripeterli se è il caso, per sottolinearne l’importanza. Bisogna saper intrecciare un susseguirsi non indifferente di eventi, in modo intrigante e coinvolgente. In questo Villaggio è sicuramente una maestra, che vi terrà con il fiato sospeso pagina dopo pagina.

 

Valeria Vaccaro

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 73, settembre 2013)

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