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Politica ed Economia (a cura di Alba Terranova) . Anno VII, n 73, settembre 2013

Zoom immagine L’amara realtà
di una regione,
“terra dolente”

di Andrea Vulpitta
Raccolti da Città del sole,
gli articoli di Filippo Veltri
redatti nell’ultimo anno


Il vulcanico Franco Arcidiaco, da editore attento ai movimenti culturali della propria regione, appresa la notizia che il responsabile dell’Ansa Calabria, Filippo Veltri, lasciava il suo incarico, gli ha chiesto di poter divulgare, in una raccolta, i suoi articoli pubblicati nell’ultimo anno su il Quotidiano della Calabria e su il Lametino. Nasce così un interessante libro dal titolo La Calabria dolente (Città del sole edizioni, pp. 104, € 12,00) in cui si ripercorrono considerazioni e approfondimenti sui maggiori accadimenti dell’anno appena trascorso. L’autore è vigile osservatore della realtà soprattutto politica della Calabria e, da professionista appassionato, non manca di sottolineare con amarezza l’inadeguatezza della classe dirigente calabrese, sottolineando i vari passaggi e le opportunità mancate ogni qual volta se ne presenti l’occasione.

 

Il dolore e il corridoio stretto

Laddove l’ispirazione di un articolo è dettata principalmente dalla cronaca, una raccolta di scritti in Calabria non può che far emergere il dolore di un susseguirsi di eventi che rattristano chi tenta nel suo piccolo di dare una mano, perché il cammino di una regione migliori ed evolva in positivo. Molte considerazioni riguardano la classe politica e i sempre più preoccupanti intrecci con la ’ndrangheta. Commistioni, legami, condizionamenti sono purtroppo notizie molto diffuse e frequenti sui giornali locali. Certo, il silenzio assordante che avvolge la città di Reggio Calabria, le commissioni d’accesso che arrivano finanche nel Comune di Rende, da sempre considerato un modello di buona amministrazione, i continui scioglimenti dei comuni calabresi fanno chiedere a Filippo Veltri dove sia la società civile e la coscienza civica di una regione che sembra sempre più ripiegarsi su se stessa e mostra incapacità a reagire. Il dolore non si attenua quando l’autore, nel capitolo dedicato strettamente alla cronaca politica, esamina i vari accadimenti. L’attenzione è incentrata sul ruolo del Pd quale partito “di peso” a livello nazionale, che in Calabria è soggetto a una continua lotta tra bande nell’impossibilità di gestirsi attraverso i normali strumenti democratici e costretto alla guida di uno “straniero” (lucano) come il commissario Alfredo D’Attorre, poco amato dai dirigenti del partito che si muovono coltivando altri interessi.

 

I sogni spezzati di Lucia e monsignor Bregantini

Tra gli articoli pubblicati, così come sempre accade quando un fatto di cronaca ritorna con forza nel tragico ricordo, spicca il triste suicidio di Lucia, una ragazza cosentina ventottenne, madre di una bambina di due anni, con una laurea in Ingegneria gestionale da 110 e lode nel cassetto e la sofferenza di dover accettare un lavoro sottopagato. La drammatica notizia di cronaca deflagra quando la madre di Lucia, pur nel comprensibile dolore, prende coraggio e denuncia con una lettera la situazione psicologica in cui viveva la figlia, e che l’ha spinta all’insano gesto. La lettera fa il giro del web e mobilita tante coscienze, che aprono un gruppo su Facebook, “Il mondo di Lucia”, trasformando un triste episodio, apparentemente attenente alla sfera privata, in un fatto pubblico che fa chiedere ai partecipanti, oltre al solito tramite tra domanda e offerta di lavoro, l’apertura di un osservatorio proprio con l’intento di dare un supporto psicologico ai tanti giovani disorientati e depressi dalle attuali condizioni economiche e di lavoro che si vivono nel nostro paese.

Prendendo spunto da un’assoluzione riguardante un presunto danno erariale da parte della cooperativa “Valle del Bonamico”, promossa da monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Veltri ricorda, in altra parte del testo, la grande figura del prelato e come la Calabria migliore, specie quella della difficile Locride, avverta non solo la mancanza fisica, ma anche di guida che Bregantini ha rappresentato durante la permanenza nella zona di sua competenza.

 

Mamma Casella e Giannino Losardo

Commentando due episodi, il Premio “Giannino Losardo”, che prende il nome dal sindacalista ucciso dalla mafia a Cetraro (Cs) nel 1980, e la commemorazione di Angela Casella in occasione della sua morte nel 2011, Veltri tratteggia due personaggi forti che hanno lasciato il segno nella regione. Nel caso di Giannino Losardo, la figura di un politico locale del Comune di Cetraro ucciso dalla mafia perché messosi di traverso agli affari delle cosche presenti sul Tirreno, ricordato in occasione dell’ultimo anniversario della sua morte anche con la presentazione della tesi di una giovane laureata, premiata per l’omaggio alla memoria di un grande e coraggioso figlio di Calabria. Il ricordo di Angela Casella fa tornare veramente indietro nel tempo e nella memoria fino a questa figura minuta, gracilissima, indifesa che, con la forza di una leonessa, sul finire degli anni Ottanta, sfidò l’anonima sequestri calabrese chiedendo sottovoce, ma con fermezza, la liberazione del figlio. Veltri racconta i momenti vissuti accanto a “Mamma Coraggio”, dal quartier generale stabilito in un albergo di Locri, fino alle preghiere alla Madonna presso il Santuario di Polsi. «Che posso fare di più?» sussurrò Angela all’uscita dalla chiesa.

Abbiamo voluto chiudere l’articolo con il ricordo di due figure positive nella Calabria dolente con l’augurio che, oltre ai fatti di bassa politica, cronaca nera e giudiziaria che spesso dettano le scalette dei giornali, Veltri (che, lasciata l’Ansa, dovrebbe andare in pensione) possa continuare a scrivere pagine importanti e positive su una regione che ha estremo bisogno di guardare con un briciolo di speranza al futuro.

 

Andrea Vulpitta

 

(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 73, settembre 2013)
Collaboratori di redazione:
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