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Anno VII, n 73, settembre 2013

della cultura
di Angela Patrono
Un valido progetto
preserva e valorizza
i beni immateriali
La convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, firmata a Parigi nel 2003, ha segnato un importante traguardo per la valorizzazione dei beni etnodemologici. Questi ultimi rappresentano tutte le manifestazioni immateriali della cultura di una comunità territoriale, dalle sagre popolari ai riti religiosi e civili, fino alle tradizioni folkloristiche, spesso tramandate oralmente. Un sapere antico e prezioso, che corre sempre più il rischio di essere dimenticato dalle nuove generazioni. Costumi, balli, canti, detti popolari sono ormai materiale per cartoline slavate o per curiose rievocazioni storiche, e si avviano tristemente verso l’oblio, spazzati via da una società tecnocratica che corre troppo in fretta per voltarsi indietro.
Tale problematica è particolarmente sentita in Calabria, regione dal ricchissimo patrimonio. Per questo, nel 2006, è stato attivato l’istituto privato Iramic (Istituto regionale archivi memoria e identità della Calabria). L’istituto mira a tutelare e valorizzare l’identità della punta dello Stivale attraverso la conservazione e la catalogazione dei beni culturali, con un’attenzione speciale ai beni etnodemologici, riconoscendone l’importanza per lo sviluppo culturale, territoriale e turistico della regione. Infatti, come si legge sul sito www.iramic.it: «Dai giacimenti etnodemologici si possono estrarre beni culturali che, per la loro natura antropologica, sono attrattori dinamici ed efficaci per innescare dinamiche evolutive stabili».
Quando le antiche tradizioni si sposano con la multimedialità
Scopo dell’istituto Iramic è provvedere alla catalogazione sistematica e organica dei beni culturali del territorio, avvalendosi di una documentazione video, fotografica e cartacea, proveniente in massima parte da Avam (Archivio video antropologico Mediartgm). Al momento sono consultabili gli archivi audiovisivi, fotografici e cartacei e ne è in preparazione uno sonoro, segno della grande attenzione posta da Iramic verso la conservazione di quei beni irriproducibili che, parafrasando il critico Walter Benjamin, non hanno perduto la loro “aura”.
Della banca dati audiovisiva fa parte Avadec (Archivio video antropologico della Calabria), che contiene attualmente cinque archivi provinciali e uno territoriale (relativo alla Locride). Il merito di Avadec è quello di aver censito le duemila manifestazioni calabresi più significative dal punto di vista etnodemologico. Alcune risorse video, a titolo esemplificativo, si trovano sul blog http://istitutoiramic.blogspot.it e sul canale YouTube http://www.youtube.com/user/IRAMIC/videos, in cui è possibile osservare animati sprazzi di folklore, che si tratti di danzatori di tarantella espressisi nella cittadina di Riace o ancora di una processione in onore del santo patrono a Cariati.
Tuttavia Avadec ha in serbo altri interessanti progetti per gli studiosi di antropologia e per gli appassionati di tradizioni popolari: un dizionario e un calendario video antropologico calabrese, nonché un atlante demologico.
Testimonianze da condividere e preservare
Ma Iramic non è un progetto chiuso e circoscritto, realizzato esclusivamente da e per antropologi specializzati. L’istituto accoglie qualsiasi segnalazione proveniente da comuni cittadini, che potranno inviare alla segreteria i materiali e le informazioni in loro possesso riguardanti i beni culturali o le tradizioni etnodemologiche del territorio calabrese. Un’opportunità per arricchire gli archivi di nuove ed importanti testimonianze, necessarie per una ricostruzione completa e affidabile della storia silenziosa di un popolo. Quella storia scartata dai testi ufficiali e considerata a torto di serie B, perché vede protagonisti gli umili e le loro memorie, secolari se non millenarie.
La succitata convenzione Unesco afferma che gli effetti della globalizzazione stanno causando «gravi pericoli di deterioramento, scomparsa e distruzione del patrimonio culturale immateriale, in particolare a causa della mancanza di risorse per salvaguardare tali beni culturali». A questo proposito, il compito di Iramic è tanto ambizioso quanto idealistico: tutelare l’identità, se non l’anima, della Calabria vera. Compito che può concretizzarsi in sinergia con enti, aziende e privati che offrano il loro sostegno per sponsorizzare i progetti attivi e per realizzarne di nuovi. Chiunque, inoltre, può chiedere a Iramic un preventivo per finanziare una proposta multimediale condivisa, allo scopo di conservare, catalogare e tutelare i beni etnodemologici, «la risorsa identitaria più preziosa per il futuro».
Le tradizioni popolari non fanno parte di un passato remoto da cancellare; sono risorse più che mai attuali, che le giovani generazioni hanno bisogno di assimilare per riflettere sulla propria identità e camminare in continuità con i propri antenati. Senza rinnegare il progresso contemporaneo, ma tenendo presente – come riporta il sito web di Iramic – che i beni culturali immateriali sono «l’asse “centrale” e strategico per la tutela, la valorizzazione e la promozione culturale, economica e turistica e, con le eccellenze Archeologiche, Artistiche, Monumentali e Naturalistiche, costituiscono il Patrimonio dei Beni Culturali, unico, straordinario e irripetibile».
Angela Patrono
(www.bottegascriptamanent.it, anno VII, n. 73, settembre 2013)
Francesca Buran, Pamela Quintieri, Francesco Rolli, Fulvia Scopelliti
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